Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  giugno 10 Venerdì calendario

La Russia e l’Occidente

Il 9 giugno del 1672, esattamente 350 anni fa, nasceva a Mosca lo zar Pietro il Grande. «Quando morì Luigi XIV – ricorda opportunamente Filippo Merli su Italia Oggi del 9 aprile – Pietro il Grande spedì un biglietto all’ambasciatore russo a Parigi. Non era un messaggio di condoglianze. “Dato che il re è morto e il successore è molto giovane, penso che molti maestri cercheranno fortuna in altri Stati, per la qual cosa informati su di loro e scrivi, affinché non ci scappino quelli che a noi sono necessari”. I maestri di cui parla sono architetti, costruttori, mano d’opera specializzata».
Nel 1698, di ritorno dalla sua Grande Ambasciata, il viaggio Educativo e Diplomatico in diversi paesi europei fatto per conoscerne lo stile di vita e l’economia, il sovrano apre la Russia all’Occidentalizzazione. Una espansione culturale che trasformerà una nazione quasi ancora medievale nell’Impero Russo. Una grande potenza europea. Come nelle migliori imprese Imperiali, l’impresa inizia con la fondazione nel 1703 di una nuova città, San Pietroburgo. Ispirata allo stile neoclassico, e ampiamente immaginata, da quel momento e nei secoli a venire, e per tante città, da una lunga serie da architetti e mano d’opera Italiana.
Antioccidentale la Russia? Regno degli Zar, sì. Comunista, pure. Ma antioccidentale?
In effetti uno dei sottotesti del dibattito su cui ha sollevato il velo l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, è proprio questa sorpresa: il rapporto che per decenni ha legato la Russia e l’Occidente, appare ora forse solo una fantasia, diciamo un luogo comune che, arrivati al dunque, si è accartocciato?
La Russia, in modi alterni, ha sempre avuto un particolare posto nei cuori Occidentali. Gli Zar, specie gli ultimi, erano parte delle maggiori famiglie Monarchiche Europee; la rivoluzione del 1917 infiamma invece l’Occidente operaio; e più tardi il nazismo viene sconfitto dall’asse Usa/Urss. La grande nazione è certo nemica dell’Occidente, per tutti i lunghi anni della Guerra Fredda. Ma la sfida è sempre politica – sul controllo globale e sul sistema interno che divide il paese comunista dalle democrazie europee. Ma mai, in tutto il 900, si è messo in discussione che la Russia fosse “compatibile” con l’Occidente. Negli anni del “disgelo"/"crisi” sovietica, si è sperato che questa compatibilità diventasse anche base di una evoluzione della convivenza globale: missioni spaziali e scientifiche congiunte, scambi fra Università, apertura dei confini dei Paesi Occidentali ai russi (case, lavoro, studi).
L’Europa è diventata il principale partner commerciale di Mosca. Le radici di questa relazione di prossimità, nonostante le tensioni politiche, affonda nella ammirazione indiscussa in Occidente della cultura russa; la musica che ha avuto voce nel dettare il tempo della modernità – Petr Tchaikovsky, Nikolai Rimsky-Korsakov, Aleksandr Borodin, Sergei Rachmaninov, Igor Stravinsky, Dmitri Shostakovich, Sergei Prokofev; e la scrittura – gli inverni dei racconti di Puskin, il cappotto di Gogol, Dostoevskij, Cechov, Pasternak e il Dottor Zivago, l’Ivan Denisovic di Solzenicyn, e la protesta, la repressione e, insomma, il diavolo del Maestro e Margherita. Tutto questo.
Tanto passato(e presente) comune. E poi, quello che succede ora: un insistente duro discorso antioccidentale che fa da filo conduttore della guerra di Putin in Ucraina.
L’Africa si astiene all’Onu
Il caso delle violentissime parole pronunciate due giorni fa dall’attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca, ed ex presidente russo, Dmitry Medvedev, è forse il punto migliore per capire il cambio in corso: «Li odio, sono bastardi, imbranati, degenerati e fanatici. Vogliono la morte per la Russia e, finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire».
Qualcosa va ricordato su Medvedev. Divenne presidente nel 2008, poco più che quarantenne, coincidendo con un’altra famosa presidenza, quella di Obama in Usa. Per anni le cancellerie Occidentali avevano scommesso su di lui per una svolta liberale, moderna e moderata di una nuova Russia. Peccato che Putin avesse per il suo “pupillo” altri piani: lo ha rimbalzato da presidente a primo ministro, poi ne ha abbandonato le convinzioni (liberali) e la carriera. Oggi è un uomo di cui Putin non sa che fare. E in questa guerra, da grande modernizzatore che aveva firmato il New Start, il trattato di riduzione delle armi nucleari insieme agli Usa, si è ritrovato a diventare il più assatanato degli antioccidentali. Miracoli di guerra. O della paura.
Miracoli che forse sono dietro le esternazioni del Patriarca Kirill, secondo il quale la guerra riguarda «da quale parte di Dio intenda stare l’umanità», e in particolare quale atteggiamento prendere nei confronti dell’Impero della Menzogna che sono le potenze occidentali impegnate ad assecondare le indicazioni del mondo gay. Miracoli anche per il Ministro degli Esteri Sergey Lavrov, un super diplomatico che viene da decenni di frequentazioni delle cancellerie Occidentali, e che oggi denuncia la guerra dichiarata alla Russia dall’Occidente, «anche durante i periodi più duri della Guerra Fredda non si erano mai viste estradizioni simultanee di diplomatici russi da diversi Paesi».
Difficile insomma non vedere in questo acceso antioccidentalismo la prova d’amore e di lealtà al leader Putin. Ma se è così, questa è anche la prova che per Putin questo è il cuore del conflitto in corso: «L’Occidente sta tentando di spaccare la società russa e distruggerla dall’interno»,come ha detto. L’antioccidentalismo del leader di Mosca e del suo entourage è dunque insistito, voluto, elaborato. Tutto meno che retorica. È nei fatti una piattaforma politica ben pensata, e mirata a raccogliere quello che vista da Mosca è la caduta della credibilità, la forza e l’esempio dell’Occidente nella sua fase vincente. È l’intuizione di un cambio del vento.
Non ha bisogno Putin di andare molto lontano per vedere una possibile vittoria contro l’Ovest. Mi rifaccio qui all’unico episodio in cui il mondo si è contato a proposito della guerra in Ucraina: il 2 marzo scorso il voto sulla risoluzione Onu di condanna all’invasione russa ha riservato un’ amara sorpresa per l’Occidente. A parte i 4 contrari (Eritrea, Bielorussia, Corea del Nord e Siria) ci sono stati 35 astenuti. Non saranno voti di sostegno a Mosca ma certo sono una equidistanza significativa. Hanno non votato il Marocco, il Sud Africa, l’Etiopia, l’Algeria, il Congo, il Sudan o il Senegal. Una scelta che racconta come Stati Uniti e soprattutto Europa abbiano perso la loro presa sul Continente, mentre l’influenza di Cina e Russia si è rafforzata. La prima in forma soprattutto di investimenti economici la seconda di fornitura di armi e servizi di sicurezza. L’Iran, che ha un legame forte con la Russia, l’India e il Pakistan, potenze nucleari si sono astenute. In Europa, la Serbia non vara sanzioni, consente il traffico di aerei russi e fa manifestazioni di piazza a sostegno di Putin. Ad astenersi è stata anche la Cina.
Nel complesso tutti questi stati hanno 3 miliardi di persone, poco meno della metà della popolazione mondiale. Insomma, vista dall’altra parte, la Russia non è sola.
Per l’Occidente il voto è la foto di un nuovo multilateralismo in cui non ha più la parte del Leone. La sua attrazione esente da forza, il soft power che ha sostenuto la sua egemonia globale, è fortemente diminuito. Ed è questo quello sui cui l’Occidente dovrebbe ora cercare di guardare. I nostri valori appaiono ancora i più dinamici e liberi in circolazione ma di sicuro non sono più percepiti come tali in buona parte del mondo. Questa guerra dimostra che l’Occidente è “scalabile” militarmente e politicamente. Perché sta esponendo i molti punti deboli del nostro modello economico e intellettuale. Siamo consapevoli di questo?
Narrazione di seconda mano
Forse ci sono miti su di noi che perpetuiamo senza nemmeno saperlo. Forse ci illudiamo su noi stessi. È necessario che rimettiamo i piedi a terra. Con certa umiltà e spirito di ri-costruzione.
Un intervento, che ha a che fare proprio con la letteratura russa, cioè sul punto da cui ho iniziato, pone bene il problema della nostra mancanza di un principio di realtà. L’autore Marco Sabbatini, docente e ricercatore che insegna letteratura e cultura russa all’Università di Pisa, sul numero 110 di Senzafiltro/notizie dentro il lavoro, testata online, spiega cosa significa per noi la letteratura russa: «È evidente che la letteratura russa va accettata non solo per quel che è, ma anche per come amiamo raccontarla a noi stessi. Sebbene sia parte della civiltà europea, l’universo russo evoca nell’immaginario ancora un’alternativa alla cultura occidentale, con quel non so che di misterico, bizzarro, drammatico, abissale, infausto, autentico, disumano, freddo, eccentrico, folle, geniale, assurdo, irrimediabilmente diverso; e ciò funziona nella nostra narrazione di seconda mano».
La nostra narrazione è dunque di seconda mano. Il nostro amore per quanto è russo in letteratura altro non è dunque che una forma di inganno che noi stessi abbiamo creato per noi stessi. E se fosse questa inversione di senso il nostro problema? —
 
@font-face {font-family:"Cambria Math”; panose-1:2 4 5 3 5 4 6 3 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:roman; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-536870145 1107305727 0 0 415 0;}@font-face {font-family:Calibri; panose-1:2 15 5 2 2 2 4 3 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:swiss; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-536859905 -1073732485 9 0 511 0;}p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-unhide:no; mso-style-qformat:yes; mso-style-parent:"”; margin-top:0cm; margin-right:0cm; margin-bottom:10.0pt; margin-left:0cm; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:"Times New Roman”,serif; mso-fareast-font-family:Calibri; mso-fareast-theme-font:minor-latin; mso-fareast-language:EN-US; mso-bidi-font-style:italic;}.MsoChpDefault {mso-style-type:export-only; mso-default-props:yes; mso-fareast-font-family:Calibri; mso-fareast-theme-font:minor-latin; mso-fareast-language:EN-US; mso-bidi-font-style:italic;}.MsoPapDefault {mso-style-type:export-only; margin-bottom:10.0pt;}div.WordSection1 {page:WordSection1;}