Corriere della Sera, 9 giugno 2022
Antonello Venditti torna nel suo vecchio liceo
«La matematica non sarà mai il mio mestiere...» ed è subito coro. I ragazzi del «Giulio Cesare» hanno gli occhi lucidi. Antonello Venditti la intona accompagnandosi con il pianoforte nell’aula magna del liceo classico di Roma, che è stato il suo liceo, davanti a un centinaio di studenti dell’ultimo anno. E inevitabilmente emoziona. I maturandi, ai quali la sua «Notte prima degli esami» è dedicata, e i loro insegnanti che erano ragazzi quando quella canzone è diventata l’inno che celebra un rito di passaggio: la maturità.
Ieri mattina, ultimo giorno di scuola, Venditti scende dalla macchina in corso Trieste, saluta i ragazzi già all’esterno dell’istituto, si concede per qualche selfie e si schermisce dai complimenti. «Lei è un grande», gli dicono, perché deve essere difficile usare il tu rivolgendosi a un artista che è un mostro sacro, non solo per i suoi 73 anni d’età e 41 di carriera. «Gli anni non si comprano», rivendica l’artista. E sorprende quasi tutti quando entra nell’aula magna telefono in mano, riprendendo gli studenti e cantando l’incipit del brano che al «Giulio Cesare» ha dedicato nel 1986: «Eravamo 34 quelli, della terza E...». Immediata l’ovazione.
All’oscuro della visita, orchestrata dalla preside Paola Senesi insieme alla Siae, che ha donato al cantautore una targa con la prima pagina dello spartito di Notte prima degli esami, sono infatti quasi tutti gli studenti.
Ignari quasi tutti i docenti. «Volevamo celebrare quest’anno speciale, di ripresa, di rinascita dopo la pandemia che ci ha travolto e provato, con una sorpresa», confida Senesi. «È una sorpresa per me ancora più che per voi – spiega Venditti, emozionato a sua volta – è la prima volta che faccio l’ultimo giorno di scuola al “Giulio”. Una figata». A quel punto inizia un fitto dialogo con il suo insolito pubblico. I ragazzi gli fanno domande: vogliono sapere come sono nate le sue canzoni più famose, gli chiedono dell’ispirazione, del successo, del rapporto con i fan, ma si confrontano anche su come gestire in modo sano gli approcci sentimentali. Venditti invita i ragazzi a investire su se stessi, a cercare spunti nella vita reale prima e di più che in quella virtuale, ad ascoltare sé stessi e gli altri tanto più, quando si tratta della delicata tessitura dei primi amori.
Poi con loro condivide i suoi ricordi. «Non sono abituato a intervenire in situazioni di carattere istituzionale – avverte – ma è una figata essere al Giulio Cesare. Tutto è cominciato qui. In questo quartiere: le pene d’amore, la politica, il bullismo. Timido, introverso com’ero, potevo soccombere. Invece mi sono formato». Il cantautore, che per essere al suo vecchio liceo ha interrotto le prove del tour con De Gregori (il 18 giugno saranno allo stadio Olimpico), si congeda dai studenti nella maniera che tutti aspettano: cantando Notte prima degli esami. «Proprio una figata» confermano gli studenti. Riassume uno dei loro rappresentanti, Lorenzo Carlino: «Venditti era stato qui per un concerto nel cortile della scuola, organizzato da noi. Si conferma speciale, sensibile, intelligente».
Il primo anno post pandemia, che al «Giulio Cesare» si è chiuso con un ospite così popolare, resta eccezionale. Ieri i ragazzi indossavano la mascherina e agli esami di maturità e di licenza media tutti gli studenti dovranno fare lo stesso. Questo è quanto ha ribadito il Tar del Lazio, respingendo il ricorso del Codacons contro l’obbligatorietà. Anche se il governo, dopo aver tolto l’obbligo per i seggi elettorali, starebbe valutando di fare lo stesso per gli esami scolastici.