il Fatto Quotidiano, 8 giugno 2022
A casa di Bossi la Lega non c’è più
La casa dove è cresciuto Umberto Bossi si nasconde dietro a un enorme portone marrone in via Volta. Per uno scherzo della toponomastica, se si percorre tutta la strada in direzione del centro di Cassano Magnago, 20 mila anime in provincia di Varese, si finisce in via Alberto da Giussano, altro sacro richiamo alla Lega che fu.
Nella settimana che porta alle Amministrative, di quel Carroccio restano però soltanto i ricordi dei più anziani: il partito è dilaniato dallo scontro tra i salviniani e i vecchi padani, a cui basta affacciarsi dalla finestra per vedere la Mecca e storcere il naso della svolta nazionale. E poco importa se il Senatùr se ne è andato dal Paese 60 anni fa.
Ma c’è di più, perché ai guai interni alla Lega si aggiungono i problemi con Fratelli d’Italia, che domenica sostiene Pietro Ottaviani (delfino del sindaco uscente Nicola Poliseno) in beata autonomia rispetto al Carroccio e a Forza Italia, uniti invece su Osvaldo Coghi. Un divorzio tutt’altro che silenzioso, se è vero che qui in campagna elettorale sono passati tutti i big, essendo fin troppo chiara l’importanza di un’eventuale disfatta leghista nella sua Betlemme, a favore poi di Giorgia Meloni. Per farsi un’idea dell’aria che tira, basta sentire il commissario provinciale della Lega, Stefano Gualandris: “L’unica coerenza di Fratelli d’Italia è quella di spaccare il centrodestra in tutta Varese”. “Veramente noi a mantenere unita la coalizione ci abbiamo provato – allarga le braccia Luca Ruocco, capolista di FdI – Sarebbe bello che ognuno si prendesse la responsabilità di quel che decide”.
IL VIDEO – La parabola della Lega, Salvini in caduta libera
Scorie di una frattura che arriva da lontano – la Lega è già da 10 anni all’opposizione – e che è diventata insanabile quando Meloni e Salvini hanno iniziato a beccarsi anche a livello nazionale: “La Meloni vuol fare lo sgambetto a Salvini, per questo vanno da soli in diversi Comuni del Nord”, maligna il capolista leghista Luca Renna.
Il Nord, appunto. Come se quel santuario in via Volta stesse lì a ricordare che il passato non si può ignorare. E invece l’anno scorso qui è successo di tutto, con tre consiglieri comunali leghisti (più fedeli allo spirito padano che al nuovo corso) che se ne sono andati sbattendo la porta, lasciando non solo il partito ma pure il Consiglio. Il capogruppo era Giovanni Battistella: “Mi sentivo lasciato solo in trincea. Eravamo diventati la Lega di Salvini e le decisioni arrivavano dall’alto”. La rottura definitiva c’è quando i 3 vogliono sfiduciare la giunta Poliseno, coinvolta in un rivolo dell’inchiesta “Mensa dei poveri”, ma il partito provinciale blocca tutto in nome del quieto vivere con quel pezzo di centrodestra.
Poi si arriva alla campagna elettorale e la Lega dà prova del consueto rigore interno: il commissario cittadino Claudio Leone seda i malumori usando il bilancino, raccogliendo da terra gli stracci che ancora volano e provando a mediare tra la parte salviniana e i nordisti. Il compromesso lascia comunque lividi evidenti: nessuno dei 3 consiglieri che si erano dimessi è in lista e non c’è traccia neppure di Aldo Morniroli, ex sindaco vicino a Giancarlo Giorgetti. Renna, nonostante il passato da camicia verde, è tra quelli che ha sorriso al nuovo corso e a lui spetta il ruolo da frontman in una campagna che, sempre in onore al bilancino di cui sopra, vedrà i ministri del Nord Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia all’evento conclusivo.
Basteranno per riavvicinare la Lega a quel 30 per cento che qui sfiorava quando nel resto d’Italia si aggirava tra il 4 e il 5? Difficile. Ma è altrettanto complicato lanciarsi in pronostici. Ottaviani parte favorito non foss’altro perché FdI ha il vento in poppa (“Meglio soli che male accompagnati”, ha detto Daniela Santanchè l’altro giorno in piazza), ma Coghi, uomo di Comunione e liberazione, sogna di giocarsela nel derby al ballottaggio. Sempre che Tommaso Police, giovane candidato del Pd, non gli arrivi davanti. In quel caso, non sarà certo operazione scontata far sedere allo stesso tavolo i nemici-amici della destra per un’intesa. Cercasi miracolo, insomma. Magari con un pellegrinaggio in via Volta.