Il Messaggero, 8 giugno 2022
Biografia di Greta Garbo
In un angolo, in un paese della magnifica Costiera amalfitana c’è sulla parete di un’antica magione una lapide, con un’incisione leggermente scolorita dal tempo, che dice: «Qui nella primavera del 1938 la divina Greta Garbo sottraendosi al clamore di Hollywood conobbe con Leopold Stokowsky ore di segreta felicità». Il paese è Ravello, il luogo è Villa Cimbrone, di cui lo scrittore Gore Vidal diceva: «Mi fu chiesto da una rivista americana quale fosse il luogo più bello che io avessi mai visto in tutti i miei viaggi, e io ho risposto: il panorama del Belvedere di Villa Cimbrone in un luminoso giorno d’inverno, quando il cielo e il mare sono così vividamente azzurri che non è possibile distinguerli l’uno dall’altro».
I GIARDINI
A Greta Garbo, che era nata sotto cieli nordici dove per i lunghi mesi invernali il buio e la notte imperano, sarà piaciuto passeggiare nei giardini e sulla Terrazza dell’Infinito, guardando la vastità dell’orizzonte di fronte a lei. La luce sovrumana della Costiera e del Sud sarà stata fonte di sollievo e nutrimento, dato che per tutta la vita la Divina soffrirà di profonde malinconie. Parlando di sé stessa da piccola, aveva detto: «Un momento ero felice, un momento dopo ero molto depressa; non ricordo di essere stata davvero bambina come molti dei miei coetanei. Ma il mio gioco preferito era fare teatro: recitare, organizzare spettacoli nella cucina di casa, truccarsi, mettersi degli abiti vecchi o degli stracci e immaginare drammi e commedie». Queste alternanze di umore, insieme a un bisogno di solitudine, saranno una costante. La bambina che gioca all’attrice, però, non può immaginare quanta strada farà da grande, trasformando la passione infantile in una grande carriera che la porterà a divenire una delle maggiori star cinematografiche di tutti i tempi. Greta Lovisa Gustafsson nasce a Stoccolma il 18 settembre 1905 da una famiglia semplice: il padre è un netturbino, la madre ha origini contadine e proviene dalla Lapponia. Greta, terzogenita, ha un carattere chiuso che si accentua alla morte del padre, scomparso a causa dell’influenza spagnola quando lei ha solo quindici anni. Lascia quindi la scuola, fa diversi lavori fra cui la mannequin e gira dei cortometraggi pubblicitari.
LA TAPPA
Il salto verso il cinema è la tappa successiva: ottiene una borsa di studio per l’Accademia Regia di Stoccolma, poi fa un provino con il regista Mauritz Stiller, che la lancia e le resterà a lungo vicino come amico e consigliere. La ragazza cambia nome e diventa la Garbo; si veste in modo androgino, prediligendo giacca, pantaloni, camicia e spesso cravatta. Un abbigliamento moderno che ricorda gli stilisti dei giorni nostri. In seguito indosserà grandi occhiali neri e paltò avvolgenti, il volto coperto da un cappello o un foulard. Come si dice, «è nata una stella». Dopo poco tempo, ottiene un contratto con la major hollywoodiana MGM e parte per l’America, dove nel 1926 gira le sue prime pellicole. Ha subito grande successo, colpisce molto per il suo viso bellissimo ed espressivo. A quell’epoca il cinema è ancora in gran parte muto e comunque lei per contratto deve lavorare in un certo numero di film senza sonoro. Nel 1930 recita in Anna Christie: è la storia di una donna di origini nordiche, quindi il suo accento non crea problemi. Garbo talks, «La Garbo parla» commentano giornali, pubblicità e critici. Quando, molto dopo, girerà un film ironico e brillante, Ninotchka di Ernst Lubitsch, la battuta sarà: Garbo laughs, «La Garbo ride». Nella realtà, Greta ride poco. Sempre più riservata, ossessionata dalla privacy, ha grande fastidio per lo stile di Hollywood, i paparazzi, la curiosità della stampa sulla sua vita. Benché cerchi in ogni modo di tutelare la sfera privata, si parla di una – presunta – relazione con l’attore John Gilbert, che tuttavia rifiuta di sposare. Con lui gira nel 1933 La Regina Cristina, film per il quale lei è adattissima. In ogni cosa la Garbo rivela un carattere autonomo, una personalità forte, una decisa vocazione a badare a sé stessa, a fare scelte indipendenti e individualiste. Verso la fine degli anni ’30, ha la grande storia d’amore con il compositore Stokowsky. Si mormora, inoltre, di una passione con la poetessa Mercedes de Acosta, che però racconta tutto ai giornali, per cui la Garbo taglia bruscamente con lei.
I RUOLI
Greta Garbo continua a interpretare ruoli diversi: si è svincolata dalla femme fatale, la seduttrice senza scrupoli nella quale la imprigionavano all’inizio della carriera e che lei detestava. Famosissimi rimangono Anna Karenina e Grand Hotel. Riceve quattro candidature all’Oscar e ne ottiene uno alla carriera nel 1955.
LA DECISIONE
A quell’epoca, però, si è già ritirata. Dopo il flop di Non tradirmi con me, ha deciso di smettere di recitare, benché avesse solo trentasei anni. Continuerà a ricevere infinite proposte di lavoro, fra cui quella per Viale del tramonto, ma le rifiuterà tutte. Muore a New York – si è naturalizzata americana – il 15 aprile 1990, portando con sé il proprio mistero. Il viale del tramonto, in un certo senso, per la Divina non è esistito.