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 2022  giugno 09 Giovedì calendario

Rcs, Blackstone vince l’appello a Milano

Impugnazione «integralmente rigettata». La prima sezione civile della Corte d’Appello di Milano spegne le ambizioni di Rcs e del suo patron Urbano Cairo. Cade nel vuoto il tentativo di ribaltare il doppio lodo (parziale e definitivo) con cui il collegio arbitrale un anno fa aveva respinto ogni accusa di scorrettezza da parte del fondo americano Blackstone nell’acquisto dell’immobile, tramite la Sgr Kryalos, tra via Solferino e via San Marco, dove ha sede il Corriere della Sera. Il collegio presieduto da Carla Romana Raineri e composto da Caterina Apostoliti e Rossella Milone non ha solo respinto il ricorso ma ha pure condannato la società editoriale al pagamento delle spese processuali per quasi 259 mila euro. Va detto che gli stessi magistrati hanno rigettato anche l’impugnazione incidentale da parte degli americani, inclusa la lite temeraria che tale non è stata riconosciuta.
La tempesta legale con cui Cairo quattro anni fa, una volta scoperte, ha fatto saltare le trattative con cui Blackstone puntava a rivendere ad Allianz per 250 milioni gli immobili comprati nel 2013 per 120 milioni sta perdendo via via di forza. La situazione è questa: il giudice penale ha escluso l’usura, lo stesso han fatto i lodi arbitrali che hanno confermato la validità dei contratti, ora la Corte d’Appello dà ragione agli arbitri. C’è da capire come tutto questo peserà negli Stati Uniti, dove il 25 luglio il giudice di New York dovrebbe decidere sulla propria competenza in relazione alla causa con cui Blackstone chiede qualcosa come 600 milioni di dollari di danni. In caso affermativo entrerà nel merito.
In appello i giudici italiani non danno appigli. Nelle 59 pagine di sentenza non ravvisano carenze di motivazione o contraddizioni nei lodi arbitrali. Ancora una volta escludono l’usura, accusa che più di tutte ha scatenato l’ira del fondo Usa: questa, sostiene la Corte, non può «rintracciarsi nella mera, “oggettiva sproporzione” fra il prezzo convenuto nella compravendita ed il maggiore valore attribuito ai beni» da una perizia (153 milioni), «poiché se la trattativa si è svolta (come si è indubitabilmente svolta) in modo trasparente e competitivo, compulsando il mercato dei potenziali acquirenti, ed il mercato non ha fornito offerte più convenienti, il sinallagma contrattuale è fatto salvo». Ed è «esente da usura proprio in ragione delle “concrete modalità del fatto” che hanno caratterizzato la negoziazione». Il prezzo è stato «il frutto dell’incontro della domanda e dell’offerta secondo le regole del libero mercato» e se il mercato non ha» portato a «esiti migliori quel corrispettivo deve reputarsi per definizione “proporzionato” al valore che» il mercato «ha ritenuto di attribuire a quei beni».