La Stampa, 9 giugno 2022
Verona tiene (capo) famiglia
In un mondo dove la gerarchia si frantuma resistono il caposcala, a volte, il capobastone, purtroppo, e il caporedattore, nei giornali. Quello di cui non si sentiva parlare da decenni, forse da secoli, era il capofamiglia. Persino a Verona, dove un certo tradizionalismo non è mai scomparso, ha fatto scalpore che la propaganda elettorale della Lega a sostegno del sindaco Federico Sboarina fosse indirizzata al «capofamiglia», come si legge nelle buste da lettera (pure quelle piuttosto superate nell’era della propaganda social) depositate nelle cassette della posta. A loro volta, immaginiamo, i capifamiglia avranno il compito di riversare l’indicazione di voto ai sottoposti, ormai dotati di diritto di voto. La Lega ha preso le distanze, spiegando che la colpa è dalla società che si occupata dalla distribuzione. Precisazione che serve a evitare una domanda imbarazzante dentro casa: «Chi è il capo qui dentro?».