https://ilrifugiodellircocervo.com/2016/02/12/negli-archivi-del-nobel/, 8 giugno 2022
Tutti i candidati italiani al Nobel per la letteratura
Abbiamo studiato gli archivi del Nobel per la letteratura, dal 1901 fino al 1967, ultimo anno desegretato (devono passare 50 anni). Abbiamo analizzato tutte le candidature col fine di individuare tutti gli autori italiani candidati.
Le scoperte che abbiamo fatto sono state incredibili: dal Nobelarkivet dell’Accademia Svedese emerge che nei soli primi 66 anni furono ben 35 gli italiani proposti. Ad affiancare i più noti, molti altri nomi curiosi, inaspettati od ormai dimenticati: filosofi, storici, scrittori dialettali, orientalisti oltre a romanzieri e poeti, e quattro letterati, addirittura, di cui non siamo riusciti a scoprire nulla.
Vi dicono qualcosa i nomi di Angelo de Gubernatis o Giovanni Schembari?
Ma procediamo con ordine.
I VINCITORI: PREMESSE E CURIOSITÀ
Come già sappiamo, sono 6 i nostri letterati ad aver vinto la medaglia di Alfred Nobel. Tacendo in questa occasione di Montale (1975) e Dario Fo (1997), poiché gli atti accessibili si fermano al 1967, concentriamoci sugli altri 4.
Il primo a vincere il Nobel nel 1906 fu Giosuè Carducci. Dagli atti emerge che la sua prima candidatura al Premio (nove in totale) risale al 1902, quando a proporlo furono Vittorio Puntoni e Antonio Fogazzaro: Puntoni, accademico e noto politico dell’epoca, era altresì Rettore, in quegli stessi anni, dello stesso Carducci, all’Università di Bologna, dove il poeta aveva cattedra d’italiano; Fogazzaro era stato candidato al Nobel già l’anno precedente, e il suo nome fu proposto da letterati europei e in particolare svedesi per ben 7 volte, fino al 1911. Si può dire che il primo Nobel italiano se lo contesero proprio Fogazzaro e Carducci.
Il 1926 fu l’anno di Grazia Deledda. Il suo nome apparse tra i candidati già nel 1913. A caldeggiare la sua vittoria furono soprattutto intellettuali svedesi. In tutto 18 le sue candidature, che per i nomi italiani rappresenta un record a ex-equo (diremo dopo alla pari di chi), almeno per quanto risulta fino al ’67.
Interessante è ciò che accadde a Pirandello, che vinse il Premio nel 1934. Quando mi accingevo ad analizzare le sue candidature, mi aspettavo sinceramente un plebiscito: tante candidature per molti anni di seguito. E invece Pirandello fu candidato per la prima e unica volta nell’anno della sua vittoria (tardi se si pensa che all’epoca aveva già 67 anni, al tramonto della sua carriera, ed era ben famoso da tempo). A proporre il suo nome fu un certo Guglielmo Marconi.
Pirandello, è curioso notare, non ha pronunciato un discorso per il conferimento del Nobel. Secondo Andrea Camilleri, “Preferì tacere perché parlando avrebbe dovuto fare riferimento al fascismo, a Mussolini. Tacque per prenderne le distanze” *.
Altra curiosità su Pirandello: la sua medaglia del Nobel non esiste più; fu donata nel 1935 per l’Oro alla Patria.
Per il quarto nome si dovettero attendere 25 anni: nel 1959 fu premiato Salvatore Quasimodo, su candidatura di Carlo Bo. La sua vittoria fece scalpore: da anni infatti veniva ripetutamente proposto il nome di Giuseppe Ungaretti, che godeva di una fama straordinaria e sicuramente superiore a quella del collega. Era infatti Ungaretti il quarto Nobel che il nostro paese attendeva, cantore dei drammi della Grande Guerra e degli anni più tristi della storia italiana.
In una lettera all’amico Jean Lescure in cui commentava la notizia, Ungaretti definì Quasimodo “Pagliaccio, pappagallo e fascista” e del Nobel scrisse: “Hai compreso la serietà del Nobel? La merda che è in realtà il Nobel?”
D’altronde, seppur in maniera meno clamorosa, stesso stupore suscitò la vittoria di Dario Fo, laddove gli esponenti di spicco della letteratura italiana, e in particolare l’Accademia dei Lincei, da anni proponevano il nome di Mario Luzi. Ma per saperne di più, bisognerebbe attendere che gli atti del ‘97 siano resi accessibili, cosa che avverrà solo nel 2047.
Salvatore Quasimodo alla cerimonia di conferimento del Nobel
QUELLI CHE CI ANDARONO VICINO
Qui le cose si fanno più interessanti. Detto già di Fogazzaro e Ungaretti, passiamo a parlare di altri che ci andarono vicino. In tempi recenti si dice che abbiano avuto buone possibilità Sebastiano Vassalli e Giuseppe Bonaviri; così come si è parlato anche della clamorosa candidatura del capo della loggia massonica P2 Licio Gelli da parte di Madre Teresa di Calcutta**, ma non possiamo approfondire o dare ulteriori dettagli per l’impossibilità di accedere agli atti di quegli anni.
Concentrandoci invece sugli anni già desegretati, possiamo trovare nomi sicuramente ben noti, e altri che probabilmente desteranno sorpresa.
Ad ex-equo con Grazia Deledda, il maggior numero di candidature (18 tra il 1923 e il 1933) appartiene a Guglielmo Ferrero. E molti già diranno come Don Abbondio, “Chi era costui?” Ferrero nacque a Portici, ma il cognome correttamente svela le sue origini piemontesi. Saggista e soprattutto storico (notevole la sua opera Grandezza e decadenza di Roma). A caldeggiare il suo nome furono intellettuali illustri, tra i quali il filosofo Gaetano Salvemini e uno dei padri della scienza politica, Gaetano Mosca. (Per due volte Ferrero fu candidato anche al Nobel per la Pace.)
16 candidature ebbe il ben più noto Benedetto Croce tra il ’29 e il ’52: probabilmente una sua vittoria non avrebbe fatto torto a nessuno.
Stesso numero di candidature per Alberto Moravia (almeno fino al 1967. e non sappiamo oltre). Ma da quel che riferisce il professor Enrico Tiozzo dell’Università di Goteborg, esperto del Nobel, ogni volta che a Stoccolma giungeva il suo nome, l’Accademia di Svezia lo scartava, scandalizzata dalla componente erotica presente nei suoi libri: “Moravia è un voyeur”, “Egli non ha mai avuto niente da professare e non è mai stato in grado di aprire un dibattito sulla condizione umana. Non ha il polso dei grandi scrittori.”
Chi probabilmente non si conoscerà è l’orientalista Angelo de Gubernatis, che in tre anni (’06, ’07, ’09) totalizzò 14 candidature. Si pensi che nel 1907 de Gubernatis fu il nome più caldeggiato: ben 5 candidature. Tantissime, se si pensa che Kipling, vincitore quell’anno, ne ebbe una sola. Ma purtroppo per lui, la sfida italiana era già avvenuta, conclusa proprio l’anno precedente con la vittoria di Carducci su Fogazzaro.
Infine compare il nome di Ignazio Silone, l’autore dell’indimenticabile Fontamara. Il suo nome giunse a Stoccolma ben 10 volte, tra il ’46 e il ’63. È interessante notare che le sue candidature provengono soprattutto dal Nord Europa: Silone era molto stimato in Svezia.
CASI EMBLEMATICI E ALTRI AUTORI NOTI
Caso emblematico è quello del bolognese Riccardo Bacchelli, scrittore di romanzi storici molti noti e apprezzati nel ‘900, ma oggi sconosciuto ai più. Quel che colpisce del suo caso non sono tanto le sue 8 candidature (tra il ’48 e il ’58), ma chi fu a caldeggiarlo: nel 1949 a ritenere Bacchelli degno del Nobel fu nientemeno che T. S. Eliot, celebre poeta statunitense e vincitore del Nobel proprio l’anno precedente.
Gli altri nomi sono sicuramente più familiari: Matilde Serao fu candidata sei volte, dal ’22 al ’25; tre volte il critico francese Paul Renucci fece il nome di Vasco Pratolini (’56, ’59, ’63); nel 1908, da Francesco d’Ovidio (di cui parleremo tra poco) e dal poeta Arturo Graf fu candidato Edmondo de Amicis, per il suo Cuore; due candidature per Carlo Levi (1957 e 1966) da parte di Mario Praz e Maria Bellonci.
Ccompletano questa lista Giovanni Papini (1955), Elio Vittorini (1958) e Carlo Emilio Gadda (1966), proposti una sola volta rispettivamente da Henri de Ziégler dell’università di Ginevra, dal professor Atknis dell’università di Harvard e dal professore italo-americano Mario Andrew Pei.
(Piccola parentesi su Papini: schierato apertamente col Fascismo, fu dal governo italiano candidato nel ’24 e nel ’26 anche al Nobel per la Pace.)
LA CARICA DEGLI SCONOSCIUTI
Forse il più noto dei non noti è Roberto Bracco, tra i più influenti drammaturghi del ‘900, e oggi perlopiù dimenticato. Lavorò con artiste del calibro di Eleonora Duse e il suo teatro, che calcava la lunga tradizione napoletana con influssi di Ibsen e Freud, fu capace di tener testa al contemporaneo teatro pirandelliano. (Fervente antifascista, passò gli ultimi anni nella malattia e nella povertà. L’attrice Irma Gramatica riuscì a ottenere per lui un sussidio in quanto uomo d’ingegno e di merito, firmato da Mussolini stesso. Fedele alla sua persona, Bracco lo rifiutò.) Fu candidato dal 1922 al 1925 dall’archeologo norvegese H. Shetelig e dal filologo danese K. Nyrop, a testimonianza della sua fama all’estero.
A proposito di fascismo, è curiosa la vicenda della candidatura nel 1927 di Cesare Pascarella, poeta in romanesco. A candidarlo furono il teorico del fascismo Giovanni Gentile e altri due esponenti del Partito, Paolo Boselli e Pompeo Molmenti. Il voto di questi letterati politicamente schierati è molto interessante, perché rappresenta una chiara strategia politica: in quegli anni, il Fascismo puntava molto sulla scoperta e la valorizzazione del dialetto.
Ben 6 candidature (fino al ’67, non si sa oltre) da parte di accademici brasiliani ebbe il filosofo Pietro Ubaldi; un altro filosofo candidato fu Francesco Orestano, nel 1932.
Tra i critici letterari figurano il già citato dantista Francesco d’Ovidio (per tre volte, 1909-1912), ed Emilio Cecchi (1963).
Si aggiungono: i poeti Ada Negri (4 candidature, ’26-’27) e Francesco Chiesa (nel ’56 dall’Università di Friburgo); la romanziera Dora Melagri (1914 e 1923) e il “Dickens italiano” Salvatore Farina (dal ’12 al ‘14), per i suoi romanzi sentimentali sulla vita nel Regno di Sardegna e poi d’Italia, che gli concessero fama internazionale.
Luigi Pirandello alla cerimonia di conferimento del Nobel
I ‘NON ALTRIMENTI NOTI’
Ben 4 sono i nomi di cui su internet e nelle enciclopedie non si trova informazione, se non davvero esigua e parziale.
Giovanni Schembari, che nel 1925 fu candidato dall’economista Achille Loria: nella motivazione si faceva riferimento a una sua opera, “La scienza orientale”. Ricercando il titolo di quest’opera piuttosto che il nome del suo autore, veniamo rimandati su siti come Ebay o Amazon che hanno in vendita vecchie edizioni degli anni ‘20-’40 di questo libro.
Stralci di informazioni abbiamo inoltre su tale Giulia Scappino Mureno, candidata due volte a inizi anni ’60 dal critico letterario Alfredo Galletti. Gli unici risultati trovati sono però a nome di Giulia Scappino Murena, con la a e non con la o come appare negli archivi: di essa si scopre che è stata una poetessa di opere religiose.
Di chi difficilmente si trovano informazioni è Alfonso Strafile, che dagli atti risulta essere stato candidato nel 1940 (anno in cui non fu assegnato il Premio) da Domenico Vittorini (University of Pennsylvania). Di Strafile nulla si trova online, se non che presumibilmente risiedeva negli USA e avesse cittadinanza americana. Viene vagamente citato in un articolo sul Venerdì di Repubblica del 2013.
Il caso più misterioso è quello di tale Giacomo Stampa, candidato nel 1901. La motivazione della sua candidatura è la seguente: “Arcanum Anima”. Forse il titolo di un’opera, ma non risulta da nessuna parte. Il suo nome non compare neppure nell’ Atlante della Letteratura Italiana (edito Einaudi). Interessante ulteriormente è che a candidarlo fu lo scrittore ungherese Ármin Vámbéry, amico di Bram Stoker, al quale diede consigli e informazioni per la redazione del celebre Dracula; e si dice che Stoker si sia ispirato alla sua figura nel creare il personaggio del Professor Van Helsing. Insomma, se non fosse che a proporre tale Stampa sia stato un credibile letterato, penserei a uno scherzo: pare infatti che Giacomo Stampa non sia mai esistito.
NE MANCA SOLO UNO
L’ultimo scrittore mancante emerge a sorpresa dagli atti del 1965. Si tratta di Giovannino Guareschi, il padre di Don Camillo e Peppone. Seppure oggi tradotto in tutto il mondo e sebbene i suoi personaggi siano ormai entrati nel patrimonio culturale italiano, fu spesso osteggiato in vita, di frequente criticato. Fu arrestato per una satira su Luigi Einaudi e condannato per diffamazioni nei confronti di De Gasperi, poiché Guareschi aveva trovato e reso pubblica una lettera del futuro leader DC che nel ’44 avrebbe chiesto agli alleati di bombardare la periferia di Roma; per queste e altre ragioni, il suo funerale fu disertato da tutte le autorità. In virtù di ciò, risulta sorprendente la sua candidatura (che fu opera di un professore dell’Università di Edimburgo).
CONCLUSIONI
Analizzando gli archivi sono emerse cose interessanti, curiose, inaspettate (volete un’ultima curiosità? Il filologo spagnolo Ramón Menéndez Pidal fu candidato incredibilmente per 144 volte, 95 nomine ha ricevuto soltanto nel 1956. Nonostante questo incredibile plebiscito, non vinse mai).
Tanti i nomi inaspettatamente candidati e molti di cui incredibilmente non c’è traccia di candidatura (Verga, Svevo, d’Annunzio, Pascoli, Saba, Pavese, ecc).
Ma la conclusione a cui sono giunto è una soltanto: quanto è bella la letteratura italiana! Quanto affascinante, quanto misteriosa! Così segreta, così sorprendente. Nasconde i suoi frutti ovunque, li riduce all’oblio e poi li riporta alla memoria. Da sempre apprezzata all’estero, stimata, emulata, studiata, anche nei suoi esponenti meno noti. Da troppi anni il Nobel manca alla nostra nazione, una attesa immeritatamente troppo lunga.
Ma il Nobel ha sempre rivelato contraddizioni e perplessità (e penso alle parole di Ungaretti), per cui, Nobel o non Nobel, poco importa: viva la Letteratura Italiana.