il Fatto Quotidiano, 8 giugno 2022
Alle prossime Politiche si salveranno solo trenta parlamentari azzurri
Tra i banchi di Forza Italia è scattato il timor panico come capita agli studenti di fronte ai quadri di fine anno: con i consensi a picco e il caro Silvio a tentare l’ultima impresa, quella di fare le campagne elettorali senza muoversi da casa, la certezza di riguadagnare un seggio in Parlamento sembra una chimera per molti: chi sarà promosso?
IL PODCAST – Storia di B. (di Marco Travaglio)
Che farà al prossimo giro chi non avrà garantito uno scranno sicuro? Perché è vero che Michela Rostan dopo esser passata da LeU a Italia Viva è infine approdata, facendo un giro immenso, tra le file dei berluscones. Dove però si sta già anche troppo stretti: rispetto ai 165 eletti tra Camera e Senato nel 2018 (i gruppi azzurri sono poi dimagriti causa ammutinamenti, come nel caso dei totiani) e con i sondaggi oggi precipitati intorno all’8 per cento, chi può riacciuffare il seggio?
I parlamentari che sono anche amici personali di Silvio, ovviamente. E che sono piazzati in cima alla lista che circola tra chi ne ha viste talmente tante in casa Forza Italia da riuscire a scrutar l’orizzonte e il futuro. A scorrere il catalogo, anche nel 2023, nel campionato maggiore di Camera e Senato sarà in campo la seguente formazione: Galliani, Ghedini, Valentini, Giacomoni, Mandelli, Orsini, Palmieri, Messina, Zangrillo, Barachini, tutte colonne, per un verso o per un altro, del berlusconismo d’antan. Tutti invitati al non matrimonio del secolo con Marta Fascina, che è la dimostrazione vivente che in politica i miracoli esistono eccome: nel 2018 nessuno nel partito la conosceva salvo poi ritrovarsela in lista in un posto blindatissimo in Campania che le ha regalato lo scranno a Montecitorio e poi un futuro luminoso accanto a Lui. La nuova first lady – mormora chi mastica amaro – pretenderà pure di mettere becco sulle liste per piazzare i suoi. Per altri invece “i nomi che porterà Fascina sono gli stessi che stanno a cuore a Licia Ronzulli”. E il catalogo sarebbe questo: Mangialavori, Damiani, Versace, Serafini e Mulè.
Ma esistono anche una lista Bernini, una lista Tajani e infine una lista Ghedini: in nessuna delle tre compare il nome della ministra Mariastella Gelmini, a maggior ragione dopo il parapiglia seguito alla sostituzione del suo fedelissimo Massimo Salini dal ruolo di coordinatore del partito in Lombardia, ruolo assegnato proprio alla Ronzulli. “Gelmini e Brunetta? Chissà dove saranno tra un anno”, spiega al Fatto una fonte informatissima più cauta rispetto a Mara Carfagna che fa storia a sé: le liste che circolano sui nomi dei candidati da far rieleggere costi quel che costi ritengono la “Repubblica autonoma della Campania” una questione a parte. Tra gli eletti accreditati della protezione di Anna Maria Bernini, compaiono i nominativi di Gallone, Floris, Aimi, Modena, Moles e Pichetto Fratin. Mentre Niccolò Ghedini “scuda” Casellati, Sisto, Zanettin, Ferro e Milanato. Sotto le insegne di Antonio Tajani, marciano invece verso la rielezione Gasparri, Battistoni, Barelli, D’Attis, Mallegni, Fazzone, Calabria, Marrocco, Pella e Siracusano. Troppi nomi, mentre i seggi sicuri rischiano di esser molti di meno, a sentire le anime in pena dentro Forza Italia, che sono ancora in zona purgatorio. E che scorgono le liste e i nomi dei fortunelli che almeno possono sperare.