la Repubblica, 7 giugno 2022
Elena Sofia Ricci si dà al thriller
Le donne complesse la affascinano, per questo non ha avuto dubbi quando le hanno offerto il ruolo di Teresa Battaglia. «Mi sono innamorata subito di lei», racconta Elena Sofia Ricci «perché tiene insieme le contraddizioni, è ruvida e accogliente. È sempre stata una donna indipendente e vive la paura che abbiamo tutti: perdere la memoria, il passato, l’autonomia». Investigatrice dal fiuto infallibile, è l’esperta profiler che sta perdendo pezzi per l’Alzheimer protagonista diFiori sopra l’inferno di Carlo Carlei, dal romanzo di Ilaria Tuti venduto in mezzo mondo (Longanesi). Coproduzione RaiFiction-Publispei, la serie è scritta da Donatella Diamanti Valerio D’Annunzio e Mario Cristiani. Battaglia è affiancata dall’ispettore capo Parisi (Gianluca Gobbi), il suo braccio destro, e dall’investigatore Romani (Giuseppe Spata), che lascia il Sud per raggiungere l’immaginario paesino di Travenì (le riprese in Friuli).
La serie è anche un po’ mystery ?
«C’è la provincia, la natura e il mondo di Spielberg: i bambini, la paura per il pericolo invisibile. Il bosco crea inquietudine, tutto diventa minaccioso. Carlei, maestro della psicologia e del thriller, ha creato un’atmosfera incredibile».
La fiction di Rai 1 sta cambiando?
«Il pubblico con le serie arrivate da tutto il mondo ha affinato il gusto, quello di Rai 1 è anche ringiovanito. È giusto innovare, basta guardare il successo di Don Matteo con Raoul Bova».
Ci sono tanti investigatori in tv, cos’ha di speciale Battaglia?
«Va oltre il lato oscuro, vede l’umanità anche nell’orrore, filtra tutto con la compassione.
Lontane per professione, in certe cose ho rivisto in lei mia madre, perché era tosta, ha dovuto farsi valere come scenografa in un mondo di uomini».
Va a caccia del mostro e combatte i sintomi dell’Alzheimer: si perde?
«Teresa è forte e fragile. Questa ce la rende vicina, io che ho passato un anno difficile per i problemi alla schiena, capisco che vuol dire quando il corpo ti abbandona. Ma se hai una mente fervida e la testa si ammala, cominci a non ricordarti le cose, è durissima. È la paura di tutti».
Mette da parte la femminilità, è sempre vestitauguale. Un po’ come Kate Winslet in “Omicidio a Easttown”?
«Lei è fantastica nella ricerca della verità. Da anni faccio personaggi che non sono tirati a lucido, penso a suor Angela, ma non mi preoccupo. Qui abbiamo fatto scelte precise già dalla pettinatura, la treccia. Teresa ha 60 anni come me».
Il suo rapporto con l’età?
«Comincia a essere vagamente ondivago: in alcuni momenti mi vedo come una quarantenne. Ho imparato tante cose in più, e per curare la regia diFedra di un filosofo come Seneca, i miei anni mi fanno comodo. Ma se devo essere sincerami sarei incantata tipo disco rotto tra i 40 e i 50 anni».
Gireràl’inizio di “Che Dio ci aiuti 7” poi lascerà: sa che i fan sono dispiaciuti?
«I fan mi vogliono bene.
Si sono dispiaciuti quando ho lasciato Caro maestro , Orgoglio , I Cesaroni ,quando è finita
Vivi e lascia vivere . Grazie allo slalom tra le serie e i generi non mi identificano in un ruolo: sono Elena Sofia.
Con i bambini è diverso. Però sono felice che il pubblico abbia imparato a conoscere me, non i personaggi che interpreto. Poi ama anche quelli. Vuol dire che non l’ho tradito, ho fatto un buon lavoro».
Come vede il futuro delle sue figlie?
«Hanno 26 e 17 anni, viviamo in un’epoca molto difficile, l’era social. Emma, la grande, un po’ meno, ma Maria li segue. I ragazzi non vedono il futuro, è come se non potessero sognare.
Sono una mamma tradizionale, rompiscatole, le tormento: devono studiare, fare. Uno ai figli regalerebbe la luna, ma li rovini».