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 2022  giugno 07 Martedì calendario

Le sette vite di Boris Johnson

L’uomo dalle sette vite è un modo di dire che si applica a Boris Johnson come un understatement, arte inglese di minimizzare sempre tutto. Il numero degli scandali, degli imbrogli, delle bugie che gli vengono attribuiti è ben più alto di sette. La sua indubbia abilità, finora, è stata di sopravvivere a qualunque controversia. Ma anche i più grandi equilibristi, a forza di rischiare, prima o poi cadono.
Nel 1988, quando era un giornalista alle prime armi, fu licenziato dalTimes perché si scoprì che aveva inventato un articolo. Anni dopo, come corrispondente da Bruxelles delDaily Telegraph, è stato accusato di avere distorto una notizia dietro l’altra: la sua balla più nota è che la Ue aveva approvato una regola per codificare la curvatura delle banane. Più tardi, come columnist dello stesso quotidiano (pagato 250 mila sterline l’anno per un pezzo a settimana), è stato tacciato di omofobia, razzismo e islamofobia.
La sua vita personale abbonda di episodi non meno disdicevoli. Tre mogli, non si sa quanti figli, innumerevoli relazioni extraconiugali: nel 2004, già deputato conservatore, l’allora leader del partito MichaelHoward lo destituisce da ministro del governo ombra dell’opposizione per avere pubblicamente mentito su un flirt clandestino con Petronella Wyatt, giornalista dello Spectator, storico settimanale dei Tories, da lui diretto: lei abortisce due volte e Boris ne esce malissimo, ma recupera e viene eletto sindaco di Londra, roccaforte progressista, presentandosi come un cosmopolita liberale.
Con le donne i suoi guai non finiscono mai: mentre è premier vienefuori l’accusa di conflitto di interessi per i favori all’americana Jennifer Arcuri, che rivela di essere stata la sua amante. E all’inizio del rapporto con l’attuale terza consorte Carrie Symonds, la polizia viene chiamata a casa di lei per le urla che provengono facendo temere una rissa.
E poi ci sono gli scandali politici. Gli slogan falsi per vincere il referendum sulla Brexit (“daremo alla nostra sanità pubblica i 350 milioni di sterline alla settimana che ora diamo all’Unione Europea”). Quindi, come ministro degli Esteri, è costretto a scusarsi per non avere reso pubblici tutti i suoi guadagni. Da premier infine riceve un prestito non dichiarato da un ricco donatore del suo partito per restaurare la propria residenza privata a Downing Street, si scusa con la regina per averle fatto sospendere illegalmente il parlamento, nomina alla camera dei lord un controverso oligarca russo che lo invitava nella sua villa in Italia, firma l’acccordo sull’Irlanda del Nord nell’ambito della Brexit per poi rinnegarlo, e da ultimo si ritrova al centro del Partygate, le feste illegali con il suo staff durante i lockdown per la pandemia.