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 2022  giugno 07 Martedì calendario

Billie Jean King parla di Nadal

Cinquant’anni fa, quando il papà di Iga Swiatek frequentava le elementari, la regina era lei. Billie Jean King nata Moffitt, americana della California, padre pompiere e famiglia metodista, venuta al mondo 78 anni fa per cambiarlo. Nel 1972, primo dei suoi tre titoli Slam stagionali (per un totale di 12 in carriera), Bjk vinceva il Roland Garros battendo Evonne Goolagong in due set e a fine anno si sarebbe mangiata le mani: «Avevo 28 anni, ero all’apice della forza e della forma, avrei potuto fare il Grande Slam se a gennaio avessi avuto voglia di volare a Melbourne. Ma l’Australian Open era un torneo di seconda fascia all’epoca, non me la sono sentita». E giù una risata fragorosa come la sua vita sempre sulle barricate, prima la battaglia per la creazione di un circuito femminile e poi per la parità di montepremi, omosessuale dichiarata quando Martina Navratilova era ancora una promettente mancina ceca. Non c’è da stupirsi che il presidente Macron abbia insignito Billie della Legion d’Onore e che Amelie Mauresmo, direttore del Roland Garros, l’abbia scelta per premiare il quattordici volte vincitore di Parigi, Rafael Nadal. 
Come portiamo la generazione Tik Tok a vedere il tennis? Applicando il format delle donne agli uomini: gli allunga la carriera 
Occhiali viola, orologio con i colori dell’arcobaleno Lgbt al polso, Bjk ha una sua visione del tennis che merita di essere ascoltata, se non fosse per il fatto che la signora (è sposata con Ilana Kloss, 66 anni, ex tennista sudafricana) è un’icona dello sport. «C’è un argomento di cui non parliamo mai abbastanza – esordisce lamentandosi per l’artrosi alle ginocchia —: come conquistiamo i giovani in un mondo in cui i ragazzi hanno sempre più fretta e passano sempre più tempo sui social? Come portiamo a vedere il tennis la generazione Tik Tok che non riesce a rimanere concentrata per più di 10” consecutivi?». Bjk una risposta ce l’ha: «Giocando due set su tre, sia gli uomini che le donne, anche negli Slam. Allungherebbe la carriera agli immortali, a partire da Nadal che ha tanti acciacchi quanto me. Io Rafa vorrei vederlo in campo fino a cent’anni, è il miglior spot per il nostro sport: la passione per il tennis che comunica non ha eguali. E per fortuna che i quattro Major hanno uniformato la formula del tie break nel set decisivo: prima la confusione era insopportabile». E poi, ancora: «Bisognerebbe vietare ai giocatori che hanno lo stesso brand di vestirsi uguali quando si affrontano! Immagini se succedesse nel calcio o nel basket: due squadre identiche, difficili da distinguere? E scriviamo i loro nomi sulla schiena, mettiamo il numero e ritiriamolo a fine carriera, come certi calciatori o le stelle dell’Nba. Sarebbe più facile scegliere, identificarsi, fare il tifo. Oh boy! Al nostro sport manca un servizio di customer care: dovremmo andare incontro al consumatore, non rendergli la vita difficile!». 
Vieterei ai giocatori con lo stesso sponsor di vestirsi uguali: nel calcio o nel basket sarebbe inimmagi-nabile 
E poi le storie. «I giocatori sono esseri umani, innanzitutto. Raccontiamole, queste storie!». Ma spesso, Billie, sono proprio loro a non aprirsi, a rifiutare le interviste, a mettere paletti. «Io non li capisco. Ho sempre apprezzato i giornalisti che si spingevano oltre il mio tennis, che si avventuravano con garbo dietro le quinte». Storie che non mancano: «La striscia vincente di 35 match di Iga Swiatek, il modo in cui Coco Gauff usa la sua piattaforma da campionessa, esponendosi contro la violenza delle armi. E la vostra Martina Trevisan, mio Dio: la guarigione dall’anoressia, il ritorno al tennis e quel meraviglioso sorriso... Martina ha voluto conoscermi, ci siamo incontrate; parliamo di te, le ho detto. Martina è una novità bellissima per il tennis femminile, ama lo sport tanto quanto Nadal e poi è mancina: quando giocavo io nel circuito c’erano pochissime mancine. Il netto punteggio con la Gauff in semifinale non è indicativo: Martina fa bene al tennis perché ha una bella storia, trasmette positività e intrattiene il pubblico. Spero che l’abbiano messa nel documentario sul circuito che uscirà su Netflix». Un solo match femminile in sessione serale a Parigi, però, Billie: «Amelie Mauresmo è in una posizione di potere: non continuerà a trattarci da cittadine di seconda classe».