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 2022  giugno 07 Martedì calendario

Pirelli, 150 anni di storie

È il 28 gennaio del 1872, centocinquant’anni fa, quando un ventitreenne ingegnere di Varenna, sul Lario, Giovanni Battista Pirelli, fresco di laurea al Regio istituto tecnico superiore (oggi Politecnico) di Milano, si presenta dal notaio milanese Allocchio e fonda la prima società italiana di lavorazione della gomma. «È un’impresa al limite del temerario, come ricorderà il figlio Alberto nel 1946, al momento di riprendere la produzione dopo i disastri della guerra. Mancano i dirigenti, i tecnici, le maestranze. Gli stessi operai sono più inclini all’artigianato che non al lavoro e alla disciplina degli opifici. I risparmiatori sono esitanti davanti a iniziative ancora cariche di incognite. Non sono in molti a credere nello sviluppo industriale, la stessa finanza privata si dimostra guardinga», scrive ora Ernesto Ferrero. L’intervento dello scrittore, che ripercorre l’epopea di Pirelli pioniere dell’industria italiana, è uno dei testi che – nell’occasione del centocinquantesimo dell’azienda – vengono proposti nel volume Una storia al futuro. Pirelli, 150 anni di industria, innovazione, cultura, curato dalla Fondazione Pirelli ed edito da Marsilio. 
Un libro con illustrazioni, in versione italiana e inglese, che accanto a voci aziendali e istituzionali – tra le altre, quelle di Marco Tronchetti Provera, Antonio Calabrò, della ministra dell’Università e della ricerca Maria Cristina Messa, dei rettori del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta, e di Torino, Guido Saracco – mette insieme le voci di autori italiani – oltre a Ferrero, Giuseppe Lupo, Bruno Arpaia – e internazionali come Ian McEwan, Geoff Mulgan, David Weinberger. Scrivono poi i protagonisti di mondi culturali variegati, dall’architettura (Renzo Piano) alla musica (Salvatore Accardo) al giornalismo (Monica Maggioni). E ancora: Enrico Albizzati, Maurizio Boiocchi, Claudio Colombo, Juan Carlos De Martin, Paola Dubini, padre Enzo Fortunato, Pierangelo Misani, Ermete Realacci. 
La storia dell’azienda, scrive Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato Pirelli e presidente della Fondazione, si basa «sulla consapevolezza di una cultura d’impresa aperta, che crea originali sinergie tra saperi umanistici e conoscenze scientifiche». Dalle ricerche di Giulio Natta, Nobel per la Chimica 1963, ai grandi scrittori collaboratori della Rivista Pirelli, fino ai fotografi del Calendario e agli artisti contemporanei di Pirelli HangarBicocca: «Tutto ciò, per noi, ha una definizione chiara: “umanesimo industriale”», sottolinea il manager. «Con questo volume abbiamo costruito un racconto di come la fabbrica sia cambiata in centocinquanta anni, tra ricerca scientifica e traduzione tecnologica», evidenzia Antonio Calabrò, responsabile Affari istituzionali e cultura di Pirelli e direttore della Fondazione. «Un libro che racconta storie per sottolineare la qualità dell’esperienza fatta, ma anche per guardare al futuro, ai nuovi scenari della produzione, del lavoro, del mondo in trasformazione. Da sempre Pirelli crede nell’equilibrio tra scienze dell’uomo e tecnologia, tra innovazione e bellezza. Per un futuro che renda umane le tecnologie». 
Il volume è diviso in varie sezioni. C’è lo sguardo all’identità aziendale passata, ma soprattutto sulle visioni e alle trasformazioni del futuro. Lo scrittore britannico Ian McEwan ad esempio mette in parallelo gli sguardi sulla realtà di ricercatori e letterati: «Considero la scienza e la letteratura forme di investigazione. Il loro modo di conoscere il mondo differisce profondamente, ma trovano un terreno comune nella bellissima, illuminante chiamata a fare attenzione», esordisce nel suo intervento nel volume. 
Una vicenda 
di ricerca scientifica e tecnologia 
ma anche di cultura 
e «umanesimo industriale» 
Un filosofo come David Weinberger si sofferma su rischi e opportunità dati dalle tecnologie come intelligenza artificiale e machine learning: «Il futuro, pensavamo, consiste nel vagliare le possibilità. Perciò, lo sforzo più grande è stato quello di far sì che sopravvivessero le possibilità desiderate, e che queste diventassero il nostro presente», scrive. «Oggi Internet ci dimostra che possiamo avere successo e prosperare al di là delle nostre precedenti anticipazioni, non impegnandoci a restringere il futuro ma creando possibilità sempre più aperte, e soprattutto possibilità che generano ulteriori possibilità. In effetti, la nostra nuova strategia è quella di creare un futuro sempre più ampio». In definitiva, e quasi paradossalmente, l’intelligenza Artificiale sta «trasformando il nostro modo di pensare a come il mondo proceda all’unisono per costruire il futuro comune». 
Mentre sir Geoff Mulgan – creatore del Nesta, fondazione sull’innovazione, e professore all’University College di Londra – parla dei lavori del futuro e di come implichino un ripensamento di tempi, spazi, problemi etici legati al lavoro: «I futurologi – sottolinea – hanno completamente sottovalutato gli effetti sul posto di lavoro dell’evoluzione dei valori e dell’etica. Eppure questi aspetti possono produrre lo stesso impatto della tecnologia e i cambiamenti nel prossimo secolo saranno probabilmente altrettanto eclatanti. Oggi le preoccupazioni principali nei luoghi di lavoro riguardano questioni come la parità di genere, la sessualità, le molestie e i diritti dei transgender. Quali potrebbero essere le problematiche equivalenti del futuro? È possibile che ci sarà maggiore attenzione alla disabilità di ogni tipo, anche perché uno dei paradossi del futuro è che probabilmente ci sarà un numero assai più grande di persone con disabilità rispetto al passato, grazie anche ai successi della medicina e all’allungamento della vita». 
Le illustrazioni del volume, insieme a numerosi documenti, provengono dall’archivio storico aziendale conservato dalla Fondazione Pirelli. C’è poi il reportage inedito «dentro il pneumatico» del fotografo Carlo Furgeri Gilbert, incentrato soprattutto su sperimentazione e materiali sostenibili nei laboratori di ricerca e sviluppo Pirelli a Milano Bicocca. Scrive l’autore degli scatti: «Osservo i prodotti, i materiali. Ne indago le trame, i colori, le forme. Ne sento gli odori. E improvvisamente tutto questo si trasforma e diventa altro, diventa racconto, suono, quadro, scultura, città, persone. Diventa un mondo che raccoglie le migliaia di ore di lavoro di operai, ingegneri, scienziati, braccianti, agricoltori, che raccoglie la visione di quelle persone che hanno creato quel prodotto, quella materia».