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 2022  giugno 06 Lunedì calendario

Giletti a Mosca, conduttore agnello nella tana del lupo

Era facile profetizzare che sarebbe stata una pagliacciata acchiappa-audience, la missione moscovita di Massimo Giletti. Ma che la trasferta russa di "Non è l’Arena" si trasformasse in una débâcle giornalistica di dimensioni planetarie, onestamente non l’aveva previsto nessuno. E ora è impossibile non provare tenerezza per il povero Giletti, baldanzosamente partito per Mosca con l’aria di uno che non ha paura di andare nella tana del lupo con la francescana speranza che le parole dolci di un seduttore televisivo avrebbero convinto la furbissima portavoce di Lavrov a rivelargli la segreta via per la pace, e poi infilzato come un pupazzo dalla feroce bionda del Cremlino.
Perché purtroppo quello che doveva essere il pezzo forte della puntatona moscovita, l’intervista di quasi un’ora a Maria Zakharova, è diventato con impressionante progressione una scena sadomaso in cui l’intervistata si divertiva a schiaffeggiare l’intervistator cortese venuto da lontano. Lui la definiva, con tono ammirato, "la donna che ha rivoluzionato il modo di comunicare", la presentava come "una delle figure più importanti del sistema politico russo", e lei lo liquidava sprezzante: "Lei semplifica troppo: i bambini parlano così". Lui si cospargeva il capo di cenere, chiedendo perdono per l’Italia, per l’Europa e per l’Occidente tutto ("Anche noi siamo ipocriti", "Non abbiamo voluto vedere", "Abbiamo sicuramente le nostre colpe") e lei lo ripagava con il sarcasmo: "Lei parla come se fosse arrivato una settimana fa sul pianeta Terra". E più lui insisteva a cercare di prenderla con le buone ("Lei ha ragione", "Faremo il mea culpa", "Io non le sto dando torto"), più lei calcava la punta del tacco sulla sua schiena: "Quello che dice mi fa ridere", "La sua frase dimostra che lei non ha capito nulla del Donbass", "Dovete vergognarvi".
Il malcapitato è andato avanti per quasi un’ora, come se quella stesse perculando un altro, senza purtroppo riuscire a strapparle non diciamo una notizia ma una sola parola sui massacri di Bucha e di Mariupol. Per fortuna sono arrivati i due interventi dallo studio italiano. Quello di Myrta Merlino, che ha avvertito i telespettatori che avevano appena assistito "all’opera di una perfetta esponente della propaganda russa, che è stata capace di tirare in ballo perfino Johnny Depp senza mai rispondere a una sola domanda". E quello - da applausi - di Alessandro Sallusti, che accortosi di essere davanti a "un asservimento totale alla peggiore propaganda", s’è alzato e se n’è andato "per non fare la foglia di fico in questa sceneggiata".
Due mazzate - meritatissime - alla trasmissione che hanno fatto passare in secondo piano persino lo svenimento in diretta del conduttore in trasferta ("Oddio Massimo!"), poi liquidato come "un mancamento dovuto al calo degli zuccheri" dall’interessato, rientrato in studio per completare l’opera intervistando il più putiniano dei conduttori russi, Vladimir Solovyev, e un politologo ucraino nel ruolo dell’altra campana.Dopo tre ore abbondanti, la sigla finale lasciava in piedi solo una domanda: si poteva fare peggio? No, non si poteva.