Il Fatto quotidiano, 6 giugno 2022
Il tribunale di Putin
Sicuramente” la liberazione delle città occupate arriverà prima o poi: da Zaporizhzhia, dove ha incontrato i profughi di Mariupol, ha detto ieri il presidente ucraino Zelensky. Continua però a infuriare la battaglia di Severdonetsk, dove i russi sarebbero impantanati e sono stati arginati, riferisce il comando militare di Kiev, e dove l’evacuazione di civili rimane impossibile, riferisce il governatore Sergey Gaidai. Nei combattimenti lungo l’autostrada di Artemivsk- Lysychansk è morto ieri Roman Kutuzov: è l’ottavo o decimo generale russo, calcolano i media indipendenti, a essere “neutralizzato” da inizio maggio.
Continuano i bombardamenti a Mykolaiv, Odessa, Sumy, Chernihiv e non cessano neppure nella regione di Kharkiv. Entro 5 giorni, secondo gli ucraini, l’armata rossa tenterà con tutti i mezzi di prendere l’area di Lugansk. Catturati a Donetsk due britannici e un marocchino con le mostrine ucraine sulla divisa. Cinque missili ad alta precisione partiti dal Mar Caspio hanno raggiunto di nuovo ieri la capitale: per Mosca hanno distrutto corazzati forniti dall’Europa, per Kiev invece hanno bersagliato uno stabilimento che ripara vagoni merci necessari per l’esportazione di grano.
Il monito agli alleati lo ha lanciato ieri Hanna Maliar, viceministro della Difesa di Kiev: è necessario “fornire armi all’Ucraina fino alla vittoria”. Se anche Madrid ieri si è detta pronta all’invio di armamenti, “Basta riarmo, basta escalation” ha chiesto ieri, Giuseppe Conte: l’Italia già dall’era pandemica ha dimostrato “di avere le carte in regola per indirizzare l’Europa”, ora tocca a Draghi farlo, sostiene il leader dei 5Stelle.
A lungo raggio sono le armi, non le prospettive di pace. Non saranno però corazzati e lanciarazzi multipli Himars – quelli che Washington ha promesso di spedire ai gialloblu- a cambiare il destino degli ucraini: sono solo “rimpiazzi” di piombo e acciaio “già in servizio nell’esercito ucraino, che usava sistemi di produzione sovietica e russa come i Grad, Smerch, Uragan”.
Putin in un’intervista alla tv Rossya1, ha avvisato l’ovest: con nuove armi l’offensiva russa verrà ritardata ma non sconfitta e chi fornirà missili a lungo raggio “verrà colpito”.
Il piombo delle pallottole miete morte, ma lo fa pure il grano che, con la sua penuria, ha generato carestie e crisi alimentari. Mercoledì Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, si siederà al tavolo delle trattative in Turchia per finalizzare i dettagli di un accordo con la controparte – emissari di Kiev e delle Nazioni Unite – e procedere allo sblocco dei 20 milioni di tonnellate di cereali bloccati nei porti sotto attacco. Che i carichi partano dai moli dove sventola già il tricolore di Mosca e che attraversino il territorio dell’alleato di Putin, il caudillo bielorusso Aleksandr Lukashenko, non è un’opzione per i membri della Rada. Ad avvertire sia russi che ucraini è però Ankara: per eliminare le mine sarà comunque necessario almeno un mese.