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 2022  giugno 06 Lunedì calendario

Il papà di Gnonto racconta il figlio

Tutti lo chiamano Willy, ma per i suoi genitori è «D», dall’iniziale del suo nome africano, Degnand: «Ha un significato preciso – spiega Boris Gnonto, padre del baby azzurro che ha esordito sabato contro la Germania —: vuol dire ‘pensa al domani, al tuo futuro, agli altri’». A diciotto anni e sette mesi Wilfried Degnant Gnonto, nato a Verbania da genitori ivoriani in Italia da quasi trent’anni, pensa fortemente al suo futuro azzurro e si è già dimostrato altruista, con l’assist per il gol di Pellegrini, arrivato con un cross perfetto dopo cinque minuti dal suo ingresso in campo: «Se sei un attaccante devi prenderti dei rischi per essere determinante e ci sono riuscito – ha raccontato Willy —. E anche nella carriera ho dovuto fare delle scelte, come quella di lasciare l’Inter, che era casa mia, per andare in Svizzera, tra i grandi». 
Del resto Willy ha la chiave. L’ha sempre avuta. Da quando viveva nell’appartamento sopra il campetto dell’oratorio di Baveno, sponda piemontese del Lago Maggiore: «Grazie a don Alfredo, che ci ha accolto come figli, eravamo i custodi. Per cui quando lui voleva giocare, bastava aprire il cancello» ricorda il padre. Ma questo attaccante tuttofare, un brevilineo con una grande potenza nelle gambe, che può giocare da esterno ma anche al centro, ha anche la chiave per spaccare le partite: alla seconda stagione nello Zurigo, quella della consacrazione, il capitano della Under 19 azzurra ha giocato 10 partite su 34 da titolare, ma ha segnato 8 gol e collezionato 3 assist per aiutare a vincere un titolo che mancava dal 2009. Un gol ogni 155’. Un triennale da 100mila euro a stagione che scade fra dodici mesi, un nome che sul mercato piaceva già a Psv, Anderlecht, Hoffenheim e Monza, ma che da ieri ha fatto alzare il telefono anche ad altri dirigenti italiani: il procuratore è Claudio Vigorelli, lo stesso di Zaniolo.
«Pensiamo di avergli dato l’educazione giusta, per cui non credo che nostro figlio adesso si monterà la testa – spiega il padre —. Sabato sera era emozionatissimo, già la convocazione ci sembrava tanto. La sua visione del calcio è concentrata sui Mondiali del 2026, per questo la priorità è trovare una squadra che lo faccia giocare». La priorità è anche lo studio, come dimostra il malloppo con cui Willy è tornato in ritiro a Coverciano: «Gli ho portato i libri allo stadio, perché non pensava che Mancini dopo gli allenamenti iniziali lo tenesse in ritiro: deve fare la maturità al liceo scientifico sportivo a Busto Arsizio e l’esame di tedesco in Svizzera. Siamo a Zurigo da due anni e lo parla già bene, oltre a francese e inglese. Gli è sempre piaciuto anche il latino, è molto studioso. Ma ha lasciato il classico perché non riusciva a far combaciare lo studio con gli allenamenti. Si portava i libri in macchina, nel tragitto tra Baveno e Appiano».
Willy a Zurigo è una piccola star, i tifosi lo chiamano «Taz» come il diavolo della Tasmania della Looney Tunes e ha la sua canzone dedicata su YouTube. Ma non ha né patente, né fidanzata: «Non ha tempo» dice mamma Chantal, che assieme al marito ha lasciato il lavoro per seguire Willy nella sua avventura. «Lo accompagno ancora agli allenamenti, come quando era piccolo – sorride Boris —. Se facevo il turno di notte in fabbrica lo portavo io, altrimenti mia moglie. Poi l’Inter ci è venuta incontro, con un pullmino. Devo dire che i sacrifici sono stati una marea, ma siamo orgogliosi del percorso e dei risultati che nostro figlio sta raggiungendo piano piano». Con Gnonto la velocità è sempre relativa.