il Fatto Quotidiano, 5 giugno 2022
Kiev mette sotto accusa 1.400 collaborazionisti
Sono 1.400 gli indagati per tradimento e collaborazionismo. Numero destinato ad aumentare, fino alla fine del conflitto. Dall’inizio dell’invasione diverse città nell’Est sono passate di mano più volte. Prima sotto il controllo ucraino, poi sotto quello russo e di nuovo conquistate dall’esercito di Kiev. In mezzo ai morti e alla distruzione alcuni cittadini hanno continuato la loro vita e in alcuni casi aiutato il nemico. C’è chi lo ha fatto volontariamente, perché russofilo o insoddisfatto dalle scelte del presidente Zelensky, ma in tanti hanno semplicemente scelto la via meno sanguinosa.
Il 27 febbraio il primo cittadino di Kupyan, 100 km a est di Kharkiv, ha ricevuto una telefonata da un ufficiale russo che chiedeva la resa della città. “Ho deciso di prendere parte a un negoziato per evitare la perdita di vite umane” ha spiegato il sindaco Gennady Matsegora. La cittadina si è consegnata all’esercito di Mosca senza combattere. I militari russi hanno poi ottenuto supporto logistico: alloggio, cibo e combustibile. Matsegora è accusato da Kiev di aver aiutato l’invasore e potrebbe subire una condanna fino a 15 anni di carcere. Kupyan è ancora sotto il controllo russo, quindi il sindaco non è stato arrestato. Cosa che accadrebbe nel caso di riconquista ucraina. Matsegora non è che una delle centinaia di persone accusate di collaborazionismo. Circa un mese fa la procuratrice generale ucraina, Irina Venediktova, aveva fatto partire indagini per collaborazionismo contro 700 persone e ne ha accusate altre 700 di tradimento. Solo una parte è stata arrestata, molti infatti si trovano ancora nelle aree sotto il controllo di Mosca. Secondo una legge firmata nei primi giorni dell’invasione da Zelensky, chi aiuta o supporta le forze armate russe rischia 15 anni di carcere e se si verifica la morte di soldati o civili ucraini, l’accusato va incontro al carcere a vita. Nella sua recente visita a Kharkiv il presidente ucraino ha mostrato, licenziando il capo delle forze speciali, che è pronto ad attaccare anche alti ufficiali e funzionari del governo. “Pensava solo a se stesso” ha detto Zelensky, annunciando l’inchiesta contro il militare. Ma il problema è come stabilire diverse pene per i differenti gradi di collaborazionismo. Se infatti questo ufficiale potrebbe dover rispondere di negligenza, per aver pensato prima a se stesso che alla difesa della città, discorso diverso andrebbe fatto per tutti i funzionari e gli impiegati che stanno lavorando nelle aree occupate dai russi. È il caso dei docenti che continuano a insegnare con il nuovo programma imposto dai russi. Secondo la legge ucraina dovrebbero andare in carcere. “È molto difficile stabilire – dice Sergii Gorbachov, rappresentante della categoria, al quotidiano inglese The Guardian – quali siano le colpe; non credo si possa pretendere eroismo da civili disarmati. La cosa più importante è non collaborare volontariamente. Mi aspetto grossi problemi su come decidere su questa questione”.