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 2022  giugno 05 Domenica calendario

Chi guadagna con la guerra

“Angela, devi pagare”. Quello che non è riuscito all’ex presidente Usa Donald Trump, repubblicano, che brontolava perché la cancelliera Merkel non aumentava la spesa tedesca per le armi al 2% del Pil richiesto dalla Nato, è riuscito al democratico Joe Biden. La Germania pagherà. Comincerà col fondo straordinario di 100 miliardi di euro per le armi per “ammodernare” le forze armate tedesche. E il bello, per gli Usa, è che gran parte di questi soldi verranno usati per comprare armi prodotte da aziende americane, a partire dagli F-35.
Il Parlamento federale ha approvato venerdì la modifica della Costituzione necessaria a varare – con nuovo debito pubblico – il fondo di 100 miliardi annunciato dal cancelliere Olaf Scholz il 27 febbraio. Inoltre è confermato l’impegno ad aumentare lo stanziamento annuale per la difesa al 2% del Pil come chiede la Nato (cioè gli Stati Uniti), gli accordi fissano l’obiettivo entro il 2024.
Per capire la dimensione di spesa militare cui la Germania va incontro non bisogna fermarsi alle percentuali. Il Pil tedesco è il doppio di quello italiano, 3.564 miliardi di euro rispetto ai nostri 1.775 miliardi nel 2021. Secondo le stime Nato, nel 2021 la Germania spendeva per la difesa l’1,53% del Pil (l’Italia l’1,41%), cioè 54,5 miliardi: arrivare al 2%, cioè a 71,28 miliardi secondo il Pil tedesco dell’anno scorso, vorrebbe dire spendere quasi 17 miliardi in più all’anno.
Intanto ci sono 100 miliardi da spendere in 3-4 anni. Per questo subito dopo l’annuncio di Scholz si sono impennate le quotazioni in Borsa delle maggiori industrie tedesche del settore. Spicca Rheinmetall, colosso degli armamenti terrestri che è interessata ad espandersi in Italia, ha presentato una proposta per l’acquisto del 49% di Oto Melara da Leonardo (che però preferisce vendere a Knds, franco-tedesca). Il giorno dopo l’annuncio di Scholz, il 28 febbraio, le azioni di Rheinmetall sono salite da 107 a 133,6 euro, ora sono a 208,5 (+145,6% quest’anno). Rheinmetall prevede di ottenere cospicui contratti, la fornitura dei nuovi carri armati Lynx (già comprati dall’Ungheria), bombe, elmetti. Anche Hensoldt, che produce sensori elettronici per i caccia Eurofighter, ha visto schizzare le azioni, il 28 febbraio da 14,80 a 21,10 euro: adesso sono a 24,30 (+93,5% da inizio anno). Buon per Leonardo, che ha comprato il 25,1% della società, controllata dallo Stato, per 606 milioni.
Come si spenderanno i 100 miliardi non è ancora noto. È sicuro però che buona parte dei soldi verrà usata per armi americane. La Germania in marzo ha deciso di comprare 35 cacciabombardieri F-35 prodotti da Lockheed per sostituire i vecchi Tornado europei, perché sono gli unici in grado di trasportare bombe atomiche. Oltre ai velivoli (un F-35 di listino costa da 94 a 101 milioni di dollari) ci sono le spese per armarli e la manutenzione, si può stimare una spesa di almeno 8-10 miliardi. La Germania intende comprare anche 60 elicotteri pesanti da trasporto CH-47F Chinook, prodotti da Boeing. Costo stimato almeno 5 miliardi. Si è parlato anche di elicotteri d’attacco Apache, prodotti sempre da Boeing. Dagli Usa verranno comprati anche missili della Raytheon.
Sulla lista della spesa del governo, secondo Reuters, è scritto: 40,9 miliardi per l’Aeronautica anche con l’acquisto di Eurofighter, F-35 ed elicotteri Chinook; 19,3 miliardi per la Marina con corvette, fregate, sottomarini; 16,6 miliardi per l’Esercito, compresa la sostituzione dei carri armati Marder; 2 miliardi per uniformi, elmetti e visori notturni; 20,7 miliardi per apparecchiature radio e comunicazioni satellitari. Dice la ministra degli Esteri Annalena Baerbock (Verdi): “Abbiamo radio analogiche non affidabili per i nostri soldati in un’emergenza; e su 350 carri armati Puma solo 150 sono operativi”.
“La Germania aumenta gli stanziamenti, ma manderà l’80% dei soldi altrove: quando cominci a parlare di F-35, di elicotteri Chinook e pure di Apache, sono prodotti americani”, ha fatto notare Lorenzo Mariani, manager del gruppo Leonardo, che è ad di Mbda Italia e direttore vendite del gruppo missilistico. La Commissione ha detto, e lo ha ripetuto Mario Draghi, che il 60% delle armi comprate dai Paesi Ue tra il 2007 e il 2016 vengono importate da fuori. Gli acquisti sono fatti soprattutto negli Stati Uniti (ma anche in Israele), numero uno al mondo nell’export di armi.