La Stampa, 5 giugno 2022
Parlano i genitori di Lecce che hanno dato il doppio cognome alla figlia
Non ha neppure una settimana di vita, ma Linda Cocciolo Franchini ha già un primato: origini pugliesi, potrebbe essere la prima nata in Italia a esibire il doppio cognome e con un’ulteriore particolarità. Prima quello della mamma, poi del papà. Effetto della storica sentenza della Corte Costituzionale, entrata in vigore lo scorso 1° giugno, e della scelta dei genitori: «Volevamo che avesse entrambi i cognomi perché è nostra figlia, appartiene ad entrambi». Linda diventa così il simbolo di un cambiamento epocale. «Quando ho saputo che c’era questa possibilità - racconta mamma Eleonora - ne ho parlato con mio marito che ha subito condiviso la mia idea. Non è un capriccio né un voler rinnegare le figure maschili, tutt’altro: penso che domani, da donna, mia figlia riuscirà a cogliere la bellezza di questa nostra decisione».
Linda è nata il 31 maggio a Lecce. Al momento della nascita, Eleonora e Andrea hanno comunicato ai medici le generalità della bambina e la loro volontà. Anche per la famiglia è stata una notizia inaspettata: «Non abbiamo chiesto pareri e per tutti è stata una sorpresa. Mia sorella ha pianto a dirotto, continuava a ripetere quanto fosse fiera di me e del cognato». E per il piccolo comune di Campi Salentina, meno di 10 mila abitanti in provincia di Lecce, è una grande festa. «È un fatto di uguaglianza di diritti e di valori - commenta il sindaco Alfredo Fina - considerando che la norma è già un passo avanti, ma il vero fatto culturale è la sua applicazione». Adesso toccherà anche alla burocrazia essere al passo coi tempi. «All’anagrafe - confida la neomamma 34enne - al momento la bimba risulta Linda Franchini Cocciolo perché il sistema non dava la possibilità di inserire come primo cognome quello materno, ma le uniche due opzioni erano il cognome del padre oppure prima quello del padre e poi della madre. Probabilmente perché è stata registrata nel primo giorno di pubblicazione della sentenza, ma risolveremo».
Eleonora, com’è maturata la vostra scelta?
«È stato un fatto molto naturale, non appena è stata ufficializzata questa possibilità. Pensare che nostra figlia sia la prima mi commuove e mi riempie il cuore. Aver avuto l’immediato appoggio di Andrea mi fa sentire fortunata. Io ho il cognome di mio padre, frutto di una società maschilista che lo imponeva. Anzi, lui con tre donne in casa- io, mia mamma e mia sorella - è sempre stato in minoranza e per me la figura paterna resta importantissima. Quindi non si tratta di una forma di ribellione».
E suo marito?
«Mi è stato sempre accanto: presente ad ogni visita, pronto a sorreggermi. È anche entrato in sala parto per pochi minuti. Ha visto quanto ho combattuto, non ho mai mollato nonostante la fatica di lavorare sino all’ottavo mese di gravidanza. Però è la mamma che porta in grembo questa creatura, affrontando ogni cambiamento, sia fisico che psicologico. Quando cresce dentro di te, senti ogni cosa. Sin dal primo giorno mi sono sentita responsabile della vita di questa bambina. Mi piaceva, visto che l’ho portata dentro di me e ho affrontato un parto lungo e non facile, che avesse come primo cognome il mio. Peraltro la sentenza è arrivata quasi a ridosso della sua nascita e per me è stato un segno».
C’è stato qualcuno che non ha condiviso?
«Al momento tutti hanno salutato con gioia la nostra decisione. Le mie amiche hanno fatto i complimenti a mio marito perché forse altri uomini si sarebbero sentiti messi da parte. Però, inutile nasconderlo, credo che ci sia ancora troppo poco spazio per le donne, soprattutto in alcuni campi. E credo che anche una cosa piccolissima come un cognome sia un segnale importante di rottura rispetto al passato».
A Linda cosa insegnerete?
«A non avere limiti. Vogliamo che sia una donna libera: di pensare, di scegliere».