Corriere della Sera, 5 giugno 2022
In casa der Patata hashish e cocaina
Sarà l’autopsia disposta dalla procura di Roma a stabilire le cause della morte di «er Patata», l’attore Roberto Brunetti, 55 anni, ritrovato senza vita venerdì sera, intorno alle 22.30, nel suo appartamento a Roma, in via Arduino, a pochi passi da piazza Bologna. Ad allertare i poliziotti è stata la ex fidanzata di Brunetti, che vive a Trastevere, preoccupata dal fatto che l’attore non rispondesse né al telefono né al citofono.
È stato necessario sfondare la porta d’ingresso per accedere all’appartamento di «er Patata». Gli agenti lo hanno trovato sdraiato supino sul letto. In casa nessun segno di effrazione, né di violenza. Sul tavolo della cucina, tracce di cocaina. I poliziotti hanno anche rinvenuto alcuni panetti interi di hashish e un bilancino. Il cellulare dell’attore è stato sequestrato: servirà agli investigatori per ricostruire gli ultimi contatti avuti da Brunetti prima di morire.
Da tempo ormai lontano dal mondo del cinema, anche a causa dei problemi di dipendenza dalla droga, «er Patata» aveva conquistato le scene con alcune commedie negli anni Novanta. A lanciarlo era stato Leonardo Pieraccioni, che lo aveva voluto in Fuochi d’artificio del 1997, un successo al botteghino da oltre 60 miliardi di lire. L’anno dopo era stato Neri Parenti a volerlo sul set di Paparazzi al fianco di Massimo Boldi, Christian De Sica e Diego Abatantuono. Era apparso poi in Commedia sexy (2001) di Claudio Bigagli e Il ritorno del Monnezza (2005) di Carlo Vanzina.
Non erano mancati i ruoli drammatici: in Fatti della banda della Magliana (2005) di Daniele Costantini aveva interpretato Sandro Colangeli, personaggio ispirato a Marcello Colafigli, uno dei boss della banda; in Romanzo criminale di Michele Placido era il malvivente di piccola tacca ucciso dal Freddo (Kim Rossi Stuart nel film) perché colpevole di aver tenuto per sé gli incassi della droga.
Proprio per droga cinque anni fa Brunetti era stato arrestato dai carabinieri del nucleo operativo della Compagnia Trastevere mentre acquistava una dose di cocaina. Nel 2009 era stato fermato in circostanze analoghe: invece della coca, nascosti sotto la sella del motorino gli erano stati trovati cento grammi di hashish.
Aveva tentato di rimettersi in pista aprendo, lui, figlio di un pescivendolo famoso a Trastevere, una pescheria. Che era fallita. Aveva in programma di aprirne un’altra in Sardegna, con un amico. Un progetto rimasto sulla carta. Disoccupato, si era ridotto a vivere col reddito di cittadinanza, la casa in cui viveva prestata da un parente.
Tumultuosa anche la vita sentimentale: dopo sedici anni, aveva lasciato senza un perché la collega Monica Scattini (scomparsa nel 2015 per un melanoma), incontrata sul set nel 1995: «Se n’è andato, è scappato di casa senza dire niente – aveva raccontato lei —. Mi ha solo detto che sta male, sta in crisi, e che voleva prendersi una pausa di riflessione. Altro non so. Forse ha preso una sbandata per un’altra e non ha avuto il coraggio di dirmelo. Io sto malissimo, spero che torni da me. L’ho amato tantissimo e lo amo ancora». Ma Brunetti non era più tornato. Chi lo conosceva, ieri raccontava che il centro della sua vita era diventata la figlia avuta dieci anni fa da una donna conosciuta a Trastevere, dalla quale si era poi separato.
Viveva per lei, per lei progettava di ritornare nel mondo del cinema, dove coi suoi precedenti lo guardavano però con diffidenza. «Ciao Patata – ha postato ieri su Instagram Leonardo Pieraccioni —. Ci eravamo persi di vista ma saremo sempre insieme in questo film spensierato».