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 2022  giugno 04 Sabato calendario

Ha confessato la baby sitter di Tommaso

Nella stanza del carcere ci sono il giudice, il pm e la sua avvocata. Lei ha i capelli raccolti, come quando l’hanno arrestata. In carcere le hanno portato gli occhiali da vista e un libro. La sua voce trema, le prime parole sono: «Come sta il bambino? ». Confessa e piange: «Sono stata io a lanciarlo fuori dalla finestra. Non so perché l’ho fatto. Ero in uno stato di catalessi, mi sentivo soffocata. Sono disperata».
In un’ora di interrogatorio la baby sitter Monica Santi, 32 anni, racconta il suo abisso. Il gip Andrea Scarpa ha confermato l’arresto per tentato omicidio. Fra i motivi, il pericolo di reiterazione del reato. Nemmeno la difesa si è opposta perché in questo momento la misura «la può maggiormente tutelare». È stata lei martedì a lanciare Tommaso, 13 mesi, dal secondo piano di una villetta di Soliera, nel Modenese. È ricoverato in rianimazione al “Maggiore” di Bologna, dove la sua famiglia aspetta notizie. «Non è più in pericolo immediato di vita», le informazioni che filtrano. Per la donna sarà necessaria una perizia psichiatrica: è probabile che la chiederà il pm Pasquale Mazzei.
La sua avvocata Francesca Neri dice: «Dopo aver compiuto questo gesto, non premeditato ma istintivo, si trovava in una realtà parallela. È riuscita solo a scendere dal piano superiore, dove si trovava con il piccolo, e andare dalla donna delle pulizie al piano di sotto per dirle: “Adesso il bambino è libero”. Una richiesta di aiuto, infatti questa frase l’ha ripetuta due o tre volte. Era priva di alcun sentimento, immobilizzata».
Gli anziani genitori, una vita a lavorare in campagna, chiedono adesso di potere andare a trovare la loro unica figlia. L’ultima volta si sono abbracciati prima dell’arresto. «Era una ragazza sola – si dispera la madre parlando con l’avvocata – è sempre stata una brava ragazza, me l’hanno rovinata». Santi è appassionata di fotografia e disegno. Nel 2015 si laurea in Economia, nel giugno del 2021 il suo lavoro di segretaria contabile per una ditta s’interrompe male, con tanto di avvocati per ottenere gli arretrati e l’ombra –spiega la difesa – del mobbing. Dopo quell’epilogo, un periodo estivo a Nizza (amava studiare il francese) come baby sitter e il ritorno a Modena. Con un annuncio online la donna scopre che una famiglia di Soliera cerca una persona per accudire il figlio. Si presenta e comincia lo scorso gennaio. Lavora otto ore al giorno. Ogni tanto chiama sua mamma: «Quando ho iniziato io a parlare, a camminare da sola?», le chiede. «Le piaceva fare quel mestiere», racconta la legale. D’improvviso il black out. «È nato in lei un senso di abbandono, di insicurezza, aveva bisogno di attenzioni che non riusciva a trovare. Il suo malessere ha avuto il sopravvento
Luigi Esposito
». In questa storia c’è una testimone chiave. Si chiama Anna, è la signora delle pulizie della famiglia di Tommaso. Secondo quanto raccontato dai vicini, è stata fra le prime a soccorrerlo. Il suo intervento, in quei primi attimi, probabilmente si è rivelato provvidenziale: ha scosso il bimbo, che ha vomitato e ha ricominciato a respirare. «D io mi ha dato la forza di aiutarlo. Adesso lavoro, continuo a vivere e a pregare. L’importante è che si riprenda, gli vogliamo bene. La baby sitter? Era normale, non si vedeva niente», conclude, riferendosi al disagio psicologico della donna. Agli inquirenti – sottolinea l’avvocata Neri – la colf ha detto: «Da quando conosco Monica è sempre stata molto brava e professionale con il bambino».
Ancora oggi i vicini di casa guardano con le lacrime agli occhi il cortile dov’è caduto il piccolo: «Sembrava che dormisse».