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 2022  giugno 04 Sabato calendario

Il nucleo di bastardi che sabotò l’atomica

Gli americani (e gli inglesi) erano terrorizzati, tormentati dall’incubo di una bomba atomica nelle mani dei nazisti. Sapevano che erano stati i tedeschi a scoprire la fissione nucleare, sapevano che il Terzo Reich aveva varato il Club dell’Uranio già nel 1939, in netto anticipo sul Progetto Manhattan, proprio per costruire la micidiale arma. Ed era chiaro a tutti che Hitler disponesse delle migliori industrie, delle materie prime necessarie e di una ferrea volontà per l’accelerazione definitiva. Se avesse costruito l’atomica, tutti gli sforzi e i morti sarebbero stati inutili e il mondo sarebbe definitivamente cambiato.
Così, mentre la Seconda Guerra Mondiale infuriava e lentamente la marea cambiava verso, mentre Londra veniva bombardata dai cieli, gli Alleati si sacrificavano in Africa, i russi si immolavano attorno a Stalingrado e von Stauffenberg provava invano a uccidere il tiranno, Washington ordinava una missione segreta, prioritaria e clandestina. Un nucleo di «bastardi», senza coperture né limiti, una brigata senza scrupoli che univa militari e scienziati, spie e sportivi, yankees ed ebrei, aveva il compito di scoprire quali fossero i reali progressi dei nazisti, scovare collaborazionisti e laboratori, uccidere (se fosse stato il caso) gli esperti che più degli altri avrebbero potuto contribuire all’invenzione del secolo. I capi dell’intelligence americana battezzavano questi uomini con una dichiarazione ultimativa: «Dovete arrivare al risultato. Il minimo ritardo nel raggiungere l’obiettivo potrebbe costarci perdite enormi e forse la vittoria finale».
La vicenda ha decisamente i tratti del giallo distopico e coinvolge personaggi più tipici di un film catastrofico che della grande storia. Per di più è attraversata da ordini isterici, frenesie e fallimenti. Ma quella che racconta Sam Kean in La brigata dei bastardi è una vicenda drammaticamente vera, con i suoi crimini e i suoi eroismi: «la vera storia degli scienziati e delle spie che sabotarono la bomba atomica nazista». Proprio Washington aveva dato quel nome, ai cacciatori della bomba, nell’ambito dell’operazione «Alsos».
Ma a sfoderare un’arma segreta è proprio Kean, perché unisce la competenza in fisica (il suo lavoro, la sua laurea) alla dote narrativa e affianca al noir le caratteristiche del saggio, un atout che consente di perdonargli l’aver tagliato corto sul lato americano nella corsa all’atomica, l’esagerazione sull’effettivo stato dei progressi tedeschi e i toni epici assegnati alle gesta dei protagonisti. Del resto, uno dei «bastardi» era Moe Berg, the brainiest guy in baseball, un poliglotta (chi aveva mai conosciuto un americano che padroneggiava il tedesco e il sanscrito?), ex celebre ricevitore in Major League, imprevedibile genio, pacato e colto anche se devoto all’avventura. Un altro è Samuel Goudsmit, olandese infiltrato tra le linee tedesche e con i genitori internati in un campo di concentramento; un altro ancora è Boris Pash, ex allenatore, mezzo russo, da sempre arruolato nel controspionaggio.
Il capo della missione principale era proprio Pash. La sua «Unità Alsos» doveva scovare Werner Heisenberg, deus ex machina dell’atomica tedesca che Goudsmit, prima della svolta nazista, aveva persino ospitato. Gli americani pensavano che grazie a lui quel pazzo criminale di Hitler fosse a un passo «dall’impadronirsi della potenza sovrumana racchiusa nel nucleo atomico, e per impedirlo erano disposti a pagare qualunque prezzo». E questo nonostante avessero inteso che il progetto nazista era probabilmente condannato fin dall’inizio, ossia da quando il chimico tedesco Walther Bothe, acuto ma in preda a contorsioni amorose, concluse sbagliando di grosso che l’acqua pesante, e non la grafite, sarebbe stata il fattore più importante in un reattore nucleare. Kean, che della fisica è un gentile divulgatore, lo considera «uno degli errori più consequenziali nella storia della scienza». Da parte sua, lo stesso Heisenberg aveva perso ogni entusiasmo, avendo compreso che costruire una bomba atomica era più una sfida ingegneristica che scientifica.
Quando «Alsos» arrivò a un passo da Heisenberg, in territorio neutro, durante una conferenza a Zurigo, Berg doveva capire se fosse davvero ancora distante dalla scoperta. Sapeva che nel 1939 aveva perfezionato il suo Sturm und Drang: gli avevano descritto lo schema che aveva disegnato, che ricordava più un reattore nucleare che una bomba, ma certamente avrebbe potuto fare grandi passi avanti (e, in ogni caso, un reattore serviva a produrre plutonio e tutta una serie di sottoprodotti potenzialmente ancor più pericolosi, ideali per realizzare le cosiddette bombe sporche). Infatti, se Berg avesse percepito il contrario, avrebbe dovuto ucciderlo. La conclusione è nelle pagine della Brigata dei bastardi, ma la storia ha già detto che i tedeschi riuscirono a ottenere una reazione a catena utile per la bomba solo nel marzo 1945, poche settimane prima che il centro studi fosse invaso dagli Alleati.