il Fatto Quotidiano, 3 giugno 2022
I droni Usa a Kiev
Il governo statunitense ha deciso di dare l’autorizzazione alla vendita dei suoi droni all’esercito ucraino. Si tratta di quattro MQ-1C Gray Eagle, aerei senza pilota a medio raggio, che verranno usati per colpire l’artiglieria russa. Dopo il via libera dell’Amministrazione Biden, sarà il Congresso di Washington ad avere l’ultima parola. I soldi per l’acquisto dei droni non arriverebbero direttamente da Kiev, ma dal fondo di 40 miliardi di dollari annunciato il mese scorso dal presidente Joe Biden. Dall’inizio del conflitto, l’esercito ucraino sta utilizzando diversi tipi di droni, più piccoli e meno precisi di quelli americani. I più efficaci sono stati forniti da un altro membro Nato: la Turchia. Ankara ha messo a disposizione di Kiev i Bayraktar-TB2, droni meno flessibili e con meno capacità di carico di quelli a stelle e strisce. I Gray Eagle possono volare per oltre 30 ore e sono entrati a far parte dell’arsenale di Washington nel 2009; da allora hanno subito vari aggiornamenti diventando molto affidabili. Al momento sono considerati tra gli armamenti tecnologici più avanzati usati dagli Usa. Vengono solitamente equipaggiati con otto missili Hellfire, ognuno dei quali è capace di trasportare quasi 50 chilogrammi di esplosivo. I Bayraktar-TB2 turchi hanno invece missili Mam-L da 22 chilogrammi. Inoltre i Gray Eagle hanno la possibilità di alloggiare una grande varietà di missili, non solo quelli di produzione americana.
Gli aerei senza pilota sono usati abbondantemente dall’esercito ucraino. Alcuni hanno scopi di ricognizione, ma la maggioranza vengono impiegati per lanciare razzi contro i mezzi blindati di Mosca. Sui canali Telegram che raccontano il conflitto spopolano i video ripresi dall’alto in cui si vede l’ordigno lanciato dall’aria per colpire il tank a terra. In alcuni casi i militari russi si accorgono dell’oggetto che li sta sorvolando e reagiscono, ma immancabilmente vengono centrati. Per questo i droni sono entrati nella narrazione ucraina come armi capaci di ribaltare le sorti di una battaglia. E poi ci sono gli atti plateali. L’orchestra Kalusch ha messo all’asta il premio vinto all’Eurovision di Torino. Il ricavato, circa 850 mila euro, è stato usato per l’acquisto di tre droni. A spingere verso un uso sempre maggiore dei droni sono anche gli stessi produttori. Da mesi la lobby delle armi di Washington sta facendo pressione sulla presidenza per l’invio di aerei senza pilota in Ucraina. Secondo quanto riportato dai media statunitensi, in questi mesi, il governo di Kiev ha più volte incontrato la General Atomics, azienda che produce i Gray Eagle e altri droni. A marzo il generale dell’aeronautica in pensione, David Deptula, ha scritto un editoriale su Forbes in cui spiegava come l’utilizzo di aerei senza pilota di nuova generazione fosse un passo fondamentale per permettere a Kiev di battere Mosca. Il generale è oggi un membro del Michell Institute, ente di ricerca su temi aerospaziali finanziato dalla stessa General Atomics.
La questione ha una rilevanza sia per il tipo di tecnologia, non capita sovente che gli Usa trasferiscano questi armamenti a Paesi terzi, sia per l’utilizzo che ne verrà fatto.
I droni della General Atomics, in combinazione con i missili Hellfire, sono già stati sperimentati in varie aree del mondo, ma mai direttamente contro le difese anti-aeree russe. Produrranno quindi nuovi dati che l’azienda e il Pentagono potranno analizzare in termini di efficienza e risposte del nemico. Le commesse milionarie per l’acquisto di armi non sono solo per gli Usa. La Polonia ha confermato di aver ricevuto dall’Ucraina il più grande ordine di materiale militare degli ultimi 20 anni. Si tratta di 60 obici semoventi di calibro 155 mm. Il contratto ha un valore di 650 milioni di euro. La produzione avverrà nello stabilimento di Huta Stalowa Wola che a ritmo normale costruisce 20/30 obici l’anno. La produzione accelererà e Kiev riceverà i suoi cannoni entro la fine del 2022. Il mese scorso Varsavia aveva già inviato a Kiev 18 obici Krab.