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 2022  giugno 03 Venerdì calendario

All’Italia la guerra costa 24 miliardi di euro

È il costo della guerra. Il prezzo da pagare per quei Paesi – praticamente tutti – coinvolti direttamente o indirettamente nella crisi ucraina. La Cgia di Mestre l’ha quantificato. E ha rivelato che in Italia, a causa del conflitto, il calo di ricchezza sarà dell’1,4%, pari a 24 miliardi di euro. A livello territoriale le famiglie più penalizzate saranno quelle residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d’Aosta (-1.473 euro) e nel Lazio (-1.279 euro), mentre la Sicilia registra la variazione meno significativa (437 euro).
Secondo il Centro studi della Cgia, l’inflazione, nel 2022, è prevista attorno al 6% e, come sostengono gli esperti, è una tassa della peggiore specie: non si versa come gli altri tributi, ma la si paga subendo la riduzione del potere d’acquisto che colpisce in modo particolare chi ha un reddito fisso. Se quella presente quest’anno è alimentata dall’aumento dei prezzi dei beni energetici che l’Italia importa dall’estero, Russia compresa, questo tipo di inflazione è ancor più allarmante, perché si abbatte sulle famiglie meno abbienti.

Le stime in capo alle famiglie sono il risultato del deterioramento del quadro economico mondiale dovuto al conflitto russo-ucraino che in Italia ha provocato un forte rincaro delle bollette di luce e gas, le difficoltà del commercio internazionale verso e da alcuni Paesi, l’impennata dell’inflazione e la difficoltà di reperire le materie prime. «Le stime», ha precisato l’istituto veneto in una nota, «sono parziali e suscettibili di cambiamenti. La situazione vissuta in questi primi tre mesi di conflitto, infatti, potrebbe mutare radicalmente. Nella malaugurata ipotesi che, per esempio, la situazione militare subisse una decisa escalation, è evidente che le previsioni andrebbero riviste».
Il governo, per la Cgia, dovrebbe intervenire subito, tagliando in misura importante il cuneo fiscale. «Solo con una misura salva-salari potremmo evitare il crollo dei consumi delle famiglie e, conseguentemente, anche i ricavi degli artigiani e dei piccoli commercianti». «Il quadro economico generale», ha aggiunto l’associazione di Mestre, «si presenta a tinte molto fosche. Il pericolo che il Paese stia scivolando lentamente verso la stagflazione è molto elevato. È un termine, quest’ultimo, ai più sconosciuto, anche perché si manifesta raramente, ovvero quando a una bassa crescita del Pil, che nei casi più drammatici diventa addirittura negativa, si affianca un’inflazione molto alta che fa impennare il tasso di disoccupazione. Probabilmente questo fenomeno non lo vivremo nel 2022, anche se il trend sembra essere segnato: le difficoltà legate alla post-pandemia, agli effetti della guerra, rischiano, nel medio periodo, di spingere l’economia italiana verso una crescita pari a zero».