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 2022  giugno 02 Giovedì calendario

Buste paga giù del 2,9% in trent’anni. In Francia +31%

ROMA «Assumete di più e pagate di più, soprattutto i giovani», ha detto il ministro dell’Innovazione, Vittorio Colao, rivolto agli imprenditori. E qualche ora dopo, il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, ha postato un grafico su dati dell’Ocse, dove si vede la dinamica degli stipendi medi nell’arco di trent’anni, dal 1990 al 2020. L’Italia è ultima, con un -2,9%, unico Paese dove le retribuzioni sono scese. Nello stesso periodo in Spagna sono aumentate del 6,2%, in Olanda del 15,5%, in Francia del 31,1%, in Germania del 33,7%, solo per fare qualche esempio. «C’è ancora dubbio sul fatto che in Italia serva un salario minimo? O vogliamo continuare a dire che il Reddito di cittadinanza è l’origine di tutti i mali?», si chiede il ministro dei 5 Stelle.
Ma quanto guadagna in media un lavoratore in Italia? Secondo i dati Eurostat riferiti al 2021 la retribuzione annua netta media di un dipendente single a tempo pieno è di 22.339 euro, a parità di potere d’acquisto, cioè tenendo conto dei prezzi nei diversi Paesi, contro i 29.776 della Germania e i 24.908 della Francia. In Italia, quindi, le buste paga sono più leggere. In particolare, quelle dei giovani. Qui i dati Eurostat arrivano al 2019 e si riferiscono alle retribuzioni medie lorde mensili di chi ha meno di 30 anni: 1.741 euro in Italia contro 1.914 in Francia e 2.114 in Germania.
Lo scorso novembre la commissione di esperti sulla «povertà lavorativa in Italia», presieduta da Andrea Garnero, ha consegnato al ministro del Lavoro la sua relazione, dove si legge che «nel 2019 l’11,8% dei lavoratori italiani era povero, contro una media europea del 9,2%» e che «la pandemia ha presumibilmente esacerbato il fenomeno». Il tutto in un contesto di impoverimento che va avanti da anni. «A conferma della crisi del lavoro nel nostro paese – si legge – la soglia di bassa retribuzione, pari al 60% della retribuzione lorda, si è ridotta in Italia in termini reali da circa 12.000 a circa 11.500 euro annui dal 2005 al 2018», soprattutto per la crescita del lavoro part time. Per dare un’idea più dettagliata, c’è una tabella del Rapporto Inps del 2020, dove di vede che se si fissasse un salario minimo legale di 9 euro lordi l’ora, ci sarebbe il 18,4% dei lavoratori sotto questa soglia, considerando il salario base più la tredicesima. Quota che scende al 13,4% se la soglia fosse fissata a 8,5 euro e al 9,6% se a 8 euro. Pur sempre tanti.