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 2022  giugno 02 Giovedì calendario

Oli esausti come oro, riciclati in carburante

È caccia all’olio esausto in Francia: il prodotto di scarto vale come l’oro e le filiere di economia circolare che lo recuperavano, ora sono al centro dell’attenzione di grandi gruppi specializzati nella produzione di biocarburanti. La guerra in Ucraina ha spinto in alto il valore di questo prodotto, tanto che si registrano pure furti di taniche di olio usato per friggere.
Ci sono luoghi dove la raccolta degli oli impiegati nelle cucine dei ristoranti esiste già da diverso tempo ed è anche strutturata. Per esempio, come ha raccontato l’Agenzia France Presse, sull’isola d’Oléron, nella costa atlantica della Francia. Una località turistica, piena di ristorantini e bistrot che friggono pesce e patatine. Di olio ne scorre a fiumi durante la stagione turistica: in passato veniva scaricato nelle fogne, causando danni all’ambiente, ma poi nel 2007 è stata fondata Roule ma frite 17, un’organizzazione che ogni anno recupera più di 100 tonnellate di olio da cucina usato coordinandosi con i circa 340 ristoranti della zona e le istituzioni locali. «La comunità dei comuni di Oléron ha risparmiato diverse migliaia di euro sulla pulizia dei tubi il primo anno», ha scherzato Grégory Gendre, fondatore dell’associazione ed ex sindaco di Dolus d’Oléron.
Gli oli migliori, quelli meno sporchi per capirci, sono reintrodotti nell’economia locale e usati come detergenti per gli scafi dei pescherecci oppure da usare nelle motoseghe. L’ecologia, come ha detto il presidente dell’associazione, l’albergatore e ristoratore Patrick Rosset, si fa pratica e concreta, contribuendo alla nascita di nuove professioni e occasioni di lavoro nel solco dell’economia circolare. I restanti oli esausti, invece, sono ceduti ad operatori all’ingrosso e poi alle grandi raffinerie che li impiegano per produrre biocarburanti. Va detto che a partire dal 2021 i ristoratori hanno l’obbligo di riciclare gli oli utilizzati in cucina e questo ha contribuito ad alimentare il business del recupero di questo scarto.
Negli ultimi mesi lo scenario è cambiato. Dopo l’inizio della guerra in Ucraina il prezzo dell’olio di girasole è aumentato a dismisura, così c’è chi è passato a quello di palma o al grasso bovino. «Nel 2015 il prezzo di riacquisto per tonnellata oscillava tra i 300-400 euro», ha ricordato Gendre, «all’estero non c’era molto interesse per riciclare gli oli usati e venivano recuperati dagli operatori di biocarburanti francesi. Ora, però, dagli Usa alla Cina si è acceso l’interesse e questo sta provocando tensioni sul mercato europeo».
Prima la pandemia, poi la guerra. Meno patatine da friggere, meno olio in uscita e così le quotazioni degli oli esausti hanno superato la soglia dei mille euro a tonnellata. «Ora è oro!», ha detto Rosset, sostenendo che nel Paese si stanno moltiplicando i furti o che alcune persone con vecchi veicoli a diesel li mettono direttamente nel serbatoio per contrastare l’aumento dei prezzi del carburante.