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 2022  giugno 02 Giovedì calendario

Sheryl Sandberg s’è dimessa da Meta

NEW YORK – L’adulta è uscita dalla stanza. Adesso scopriremo se il ragazzino rimasto senza supervisione sarà in grado di gestire la propria vita e l’azienda in maniera matura, oppure se i tempi erano già mutati e il mito della relazione professionale fra Sheryl e Mark era in fondo infranto.
Si racchiude in questo dubbio la notizia che Sandberg lascia Facebook, ora Meta, dove per ammissione dello stesso Zuckerberg aveva impersonato il ruolo della leader responsabile: «Quando l’ho incontrata non avevo la minima idea di come si gestisse un’azienda. Ho imparato tutto da lei». Infatti ha scelto Javier Olivan come nuovo Chief operating officer, senza nemmeno sperare che possa riempire le scarpe di Sheryl: «Non la sostituirò nel suo ruolo. Non sono neppure sicuro che sarebbe possibile, perché lei è una superstar che ha definito il lavoro della Coo in maniera unica. Ma anche se lo fosse, non credo che sarebbe utile, perché è venuto il momento di riorganizzare la compagnia integrando le operazioni».
Sandberg ha annunciato che lascerà Meta in autunno, ovviamente su Facebook: «Quando aveva preso questo lavoro, nel 2008, speravo di restarci cinque anni. Quattrodici anni dopo, è arrivato il momento di scrivere il prossimo capitolo della mia vita». D’accordo, ma non basta come spiegazione. Come si fa sempre in America in questi casi, Sheryl ha annunciato che si dedicherà alla famiglia, sposando il fidanzato Tom, con cui ha faticosamente superato la perdita del marito Dave Goldberg. Poi si impegnerà nella filantropia, pur restando nel consiglio di amministrazione di Meta. Resta da capire il senso della sua scelta, che forse nemmeno lei conosce appieno.
Come ha notato nel suo post, quando era entrata in Facebook aveva 38 anni e Mark 23. Sandberg veniva da Google e aveva gestito la pubblicità, che aveva trasformato in un colosso da un trilione di dollari la start up nata dal libretto sociale dell’università di Harvard, in parte rubata da un’idea dei fratelli Winklevoss. Col tempo Sheryl si era trasformata in icona sociale, oltre che imprenditoriale, quando aveva scritto il libro “Lean in”, diventato il manifesto delle donne capaci di ottenere tutto dalla vita e dalla carriera. Poco alla volta questo mito si è infranto, al punto che persino Michelle Obama l’aveva criticata, dicendo che non era sufficiente scaricare il peso del successo solo sulle qualità delle donne, senza considerare l’ambiente dove operano, tipo quello svelato da #MeToo.
Poi si è incrinato anche il mito di Facebook, scalfito dalle polemiche su come ha rifiutato di combattere la disinformazione (come negli eventi che portarono all’assalto a Capitol Hill), e come ha schiacciato la concorrenza. L’adulta nella stanza ora va via, senza aver risolto questi dilemmi personali e imprenditoriali. Si tratta adesso di vedere se l’ex ragazzino visionario è in grado di farlo da solo.