Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  giugno 02 Giovedì calendario

La lectio magistralis di Putin nell’ateneo di Berlusconi saltata a causa della guerra

ROMA – È solo per uno sciagurato inconveniente della Storia – la guerra – che l’Universitas Libertatis, para- accademia di Silvio Berlusconi, non è riuscita ad ingaggiare il professor Vladimir Putin. Il Cav ci ha provato fino all’ultimo. A gennaio, mentre il presidente russo già muoveva carri armati e truppe ai confini dell’Ucraina, ilpool di docenti chiamati a dare forma all’ateneo azzurro discuteva della lectio magistralis che il capo del Cremlino avrebbe dovuto tenere – in video- collegamento o di persona – nella reggia brianzola di Villa Gernetto, proprietà Fininvest, diventata quartier generale del progetto. Che l’ipotesi di invitare il prof Putin fosse sul tavolo fino a poche settimane dallo scoppio del conflitto lo conferma a Repubblica Giovanni Puoti, pro-rettore dell’università telematica Niccolò Cusano – l’ateneo partner di Berlusconi, che certifica il valore legale di tutti i corsi – emembro del comitato scientifico dell’Universitas.
Puoti è l’uomo che ha gestito direttamente il reclutamento dei docenti, in gran parte pescati dall’organigramma di UniCusano. Ha trattato con le personalità esterne – politici, avvocati, imprenditori – da invitare in villa per le lezioni magistrali, le uniche in presenza, perché il resto dei master si svolge via web. «Sì, abbiamo discusso della possibilità di invitare Putin per unalectio magistralis – spiega Puoti – Se n’è parlato fino al periodo che va da dicembre ai primi di gennaio». Afar saltare tutto è stata l’invasione russa. «A quel punto il progetto l’abbiamo dovuto accantonare». Con rammarico. Perché Berlusconi ci teneva.
Quello dell’Università delle libertà è un vecchio pallino del Cav. La tenuta settecentesca nella frazione di Lesmo, ex Villa Mellerio, 24 mila metri quadri, 60 camere da letto, sala cinema da 80 posti, è stata rilevata quindici anni fa con questo scopo: farne il campus delle matricole berlusconiane, i forzisti del futuro. L’apertura, annunciata mille volte, e mille volte rimangiata per ragionidi cassa, è stata ufficializzata a marzo, dopo un accordo con Stefano Bandecchi, consigliere di Berlusconi e patron dell’università Cusano. Non si è potuta chiamare Università delle Libertà, come avrebbe voluto Berlusconi, ma Universitas appunto, perché non è proprio un’università vera, ma qualcosa che ci assomiglia. In ogni caso, grazie all’accordo con l’ateneo online, i corsi hanno un valore.
Vera o quasi vera, Berlusconi ha sognato di far sfilare nella sua università i Grandi incontrati in due lustri da premier. Rieccoci al prof Putin, dunque. Un corteggiamento ultra decennale, considerato che già nell’aprile del 2010, quando il progetto dell’ateneo azzurro era più vagheggiato che studiato davvero, le agenzie stampa battevano questo lancio: «Vladimir Putin sarà il primo docente dell’Università del pensiero liberale che sarà aperta a Villa Gernetto. Lo ha annunciato il premier Silvio Berlusconi». Vista con le lenti di oggi, sembrerebbe solo unaboutade invecchiata male. Invece, dodici anni dopo, fino a un mese prima della guerra, il lavorio proseguiva sottotraccia. La speranza restava. Non è chiaro se i contatti col Cremlino fossero andati a buon fine. Puoti non lo sa: la trattativa, precisa, sarebbe stata gestita direttamente dall’ex premier. «Noi come comitato scientifico non ce ne siamo occupati, ovviamente. Credo che i contatti fossero tenuti personalmente dal presidente Berlusconi, che Putin lo conosce bene». Ma la cattedra russa in Brianza è rimasta scoperta.