La Stampa, 2 giugno 2022
Johnny Depp ha vinto. Amber Heard dovrà pagare 10,5 milioni
Johnny Depp vince il processo per diffamazione contro l’ex moglie Amber Heard che dovrà pagare 15 milioni di danni (ridotti poi a 10,5 dalla giudice, lui ne aveva chiesti 50) per un editoriale a sua firma sul Washington Post in cui si diceva vittima di abusi domestici. Heard vince solo in parte il contro processo contro Depp e il suo avvocato, Adam Waldman, per averla diffamata nelle dichiarazioni stampa in cui definivano le accuse di abuso una «bufala»: riceverà da Depp 2 milioni (ne aveva chiesti 100). «La giuria mi ha restituito la vita», ha detto l’attore in un comunicato chiuso con le parole «la verità non perisce mai». «Ho il cuore spezzato – ha scritto Heard su Twitter – la montagna di prove non è bastata davanti allo spropositato potere e influenza del mio ex marito. Il verdetto porta indietro l’orologio a un tempo in cui una donna che parlava apertamente poteva essere umiliata pubblicamente».
Vince Depp un processo che ha attirato un’attenzione mediatica come non si vedeva dai tempi di O.J. Simpson, accusato di aver ucciso la moglie. Qui almeno non ci sono stati morti, tranne il buon gusto e la decenza. Per settimane, dal 12 aprile, due persone ricche e famose hanno lavato pubblicamente davanti a un pubblico dal vivo nella piccola aula di tribunale a Fairfax, in Virginia, ma soprattutto davanti al pubblico immenso della rete, le loro vicende privatissime. Scenate, frasi oscene, turbolenti viaggi in aereo, bottiglie spaccate, scritte sui muri col sangue, strisce di cocaina sul tavolo, feci umane nel letto, dita tagliate, occhi neri: quattro settimane di dibattimento che non hanno risparmiato nulla, il tutto celebrato con un’attenzione che ha di gran lunga superato quella per eventi come la guerra in Ucraina e la sparatoria in Texas. Secondo i dati di NewsWhip, nel periodo dal 4 al 16 maggio, gli articoli sul processo avevano generato più interazioni totali nella forma di like, commenti, condivisioni sui social rispetto alla copertura su aborto, Corte Suprema e inflazione. Rachel Stockman, presidente della rete Law&Crime che ha trasmesso tutto in diretta streaming, si è compiaciuto per i numeri da record: il pubblico medio giornaliero nei giorni del processo è stato di 50 volte superiore rispetto a prima. Significa che sul solo canale YouTube di Law&Crime ogni giorno circa un milione di spettatori si è collegato. In un molto intelligente articolo su Vanity Fair Monica Lewinski, una che di scandali e attenzione mediatica se ne intende, ha scritto che siamo tutti perdenti e guardoni e che quello che è andato in onda può essere considerato «courtroom porn» porno da aula di tribunale o anche il più classico esempio di attenzione da «incidente d’auto». Con le sue parole: «Siamo così in sintonia con questo circolo ristretto e cinico di incontri sui social media che abbiamo considerato un processo non come un fatto tragico o patetico, ma come un puro incidente d’auto: accessibile, pacchiano e immediatamente gratificante». E ancora: «Siamo intrisi della contaminazione della sporcizia e dell’aggressività delle guerre sui social media». Proprio sui social il verdetto era già noto da tempo. Per il tribunale di TikTok Depp aveva già vinto: a suo favore erano dedicati i meme condivisi milioni di volte. Senza contare la sproporzione degli hashtag: 10 miliardi di visualizzazioni per #justiceforjohnnydepp, solo 39 milioni per #justiceforamberheard. Le cose più carine dette a Heard in queste settimane: falsa, mostro, manipolatrice, calcolatrice, artista della truffa, una che piange per finta, compiaciuta, bipolare, cacciatrice d’oro, arrampicatrice. Ora ha perso anche in tribunale. Difficile che possa riprendersi, soprattutto in un ambiente come Hollywood, dove Depp ha sempre continuato a godere di stima e sostegno. «Giusto o ingiusto, l’ondata di supporto che Depp ha ricevuto sui social durante il processo, in particolare su TikTok, potrebbe essergli utile in futuro», ha scritto sulla Cnn un esperto nel settore dell’intrattenimento. Ovvio che la controprova non c’è, e che non si può affermare che la vittoria legale di Depp sia solo frutto della sua maggiore popolarità, di un maggior numero di fan, qualcuno dice anche di un maggior numero di bot ovvero account falsi pagati dalla sua agenzia di pr per mettere in cattiva luce sui social l’ex moglie. Se il tribunale di TikTok fosse stato dalla parte di Heard il verdetto sarebbe stato diverso? Non lo sapremo mai, e forse non è neanche giusto chiederselo nei confronti della giuria popolare. Eppure il dubbio rimane, come l’ amaro in bocca per un processo trasformato in show e dato in pasto al pubblico. Nessuno davvero vince – né i protagonisti e neanche noi pubblico – quando a vincere è la spettacolarizzazione delle bassezze umane.