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 2022  giugno 01 Mercoledì calendario

Città green, la classifica

Che cosa pensano gli italiani della transizione ecologica? A che punto siamo rispetto all’Europa? E soprattutto: come si comportano le province e le città metropolitane?
Sono queste le domande principali a cui risponde il primo rapporto Censis-Green&Blue sullo stato della transizione ecologica, che verrà presentato al Festival diGreen&Blue,al Teatro Parenti di Milano il 5 e 6 giugno.
Un’indagine che per la prima volta “misura” il grado di avanzamento del Paese verso un maggior rispetto dell’ambiente. E consente di capire chi vola, chi corricchia e chi invece arranca e deve accelerare.
Una cosa è evidente: la necessità di rapidi e drastici cambiamenti per affrontare l’emergenza climatica non è in discussione: la pensa così il 92,2% degli italiani. La maggioranza (61,5%) ritiene però che il processo sia ancora lento, mentre per un 16,7% la situazione è nera: «È troppo tardi, la pagheremo cara». Ma di cosa parliamo quando parliamo di transizione ecologica? «Una transizione è – spiega il segretario generale del Censis Giorgio De Rita – un insieme complesso di punti di partenza e di traguardi; di lento lavoro nel porre nuove basi passo dopo passo. Non ci sono impegni assoluti, solo il lento procedere, e molto dipende dalla capacità di coinvolgere le comunità».
Lo sforzo del Rapporto, realizzato con il contributo di Enel, Intesa e della campagna Cambiagesto di Philip Morris, è quello di costruire un indice che renda misurabili i progressi in campo ambientale. È nato così il Green&Blue Index, prodotto di analisi effettuate utilizzando 26 indicatori articolati sulle 3 dimensioni che compongono il campo di azione complessivo della transizione: il grado di sviluppo della transizione nel contesto locale, in quello della popolazione e delle imprese.
Per capirci, nella dimensione “locale” troviamo 12 indicatori, tra cui il numero di centraline fisse di monitoraggio della qualità dell’aria; i giorni di superamento del valore di riferimento per la salute di PM 2,5; la produzione di energia da rinnovabili o il verde urbano per abitante. La colonna “popolazione” è strutturata sulla base di 7 indicatori: dal numero di auto vecchie alla percentuale di differenziazione dei rifiuti, al consumo di energia.
Diverso il caso della dimensione “imprese”, che valuta il percorso fatto dalle aziende dal 2016 e gli investimenti green. Sette gli indicatori, tra i quali per esempio il numero di imprese che tra 2016 e 2020 hanno investito in prodotti e tecnologie a minor impatto ambientale. Alla fine, il punteggio del Green&Blue Index permette una classifica delle performance tra le province di dimensione simile (4 raggruppamenti: città metropolitane, province con oltre 500mila abitanti, quelle medie fra 300mila e 500mila abitanti e le piccole con meno di 300mila abitanti), ma anche la comparazione tra il punteggio raggiunto da ogni territorio con quello della “provincia ideale”, al quale è attribuito un valore di 100. E allora ecco il podio deimigliori tra i 4 raggruppamenti dell’indagine: Firenze (80,1/100), seguita da Bologna (78,9) e Torino (78,5) è la città metropolitana col migliore indice. Il punteggio più alto in assoluto è di Bolzano (81,6), prima tra le province più grandi, seguita da Trento (80,1) e Brescia. Tre P sul podio delle province medie: sono Pordenone, Parma e Potenza, con indici di 80, 79,4 e 79,2. Infine, tra le “piccole” spiccano La Spezia (80,4), Nuoro (79,6) e Belluno (78,6).
Dietro la lavagna Napoli (69,5), ultima tra le città metropolitane e unica ad avere un indice sotto 70. Cosenza (74,1) chiude la fila delle province con oltre 500 mila abitanti mentre Ragusa (73) e Fermo (73,2) fanno lo stesso negli altri due gruppi.
Le distanze tra i “buoni” e i “cattivi” ci sono, ma non sembrano incolmabili.
E questo fa dire a De Rita: «Dal Rapporto si vede come non solo la consapevolezza dei cittadini sulle grandi trasformazioni sia in progressiva accelerazione ma lo sia anche la forza concreta dei processi locali di sviluppo. Segnale di una transizione più avanti e più matura di quanto forse non avessimo immaginato».