La Stampa, 1 giugno 2022
Il narcisismo dei leader
Che la politica contenga un lato oscuro e misterioso lo si è sempre saputo. Basta evocare la parola “carisma”. È un dono che si riceve, una grazia, appunto.
Ha a che fare con la sfera del divino. Non a caso Max Weber aveva introdotto il termine a partire dall’ambito religioso, per indicare il possesso da parte d’una personalità psicofisica di poteri straordinari non dati agli uomini comuni. Non c’è via di mezzo: ce l’hai o non ce l’hai. Da cosa derivava il carisma di un politico come Aldo Moro? Nella sua magnifica interpretazione del presidente della Dc inEsterno notte Fabrizio Gifuni ci mostra il lato in ombra di quella specie di “santo” della politica che è stato il leader democristiano. La postmodernità ha illuso molti che sia possibile possedere un carisma usando i social media. Non è così.
Di Chiara Ferragni ce n’è una sola. Nella società attuale tutto è sottoposto al ritmo della velocità e gli apprendisti stregoni della politica si logorano velocemente. E allora quale è il succedaneo del carisma? L’ispiratore, il consulente, il Rasputin di turno. E, se non c’è un suggeritore unico, lo sostituisce il “cerchio magico”, formula ottocentesca usata in politica per Umberto Bossi e Matteo Renzi: si moltiplica la figura di Rasputin in una serie di personaggi che ne fanno le veci. Antonio Capuano, cui si attribuisce il ruolo suggeritore del viaggio in Russia di Matteo Salvini, appartiene a questa specie. Uno dei tanti. Non è il primo, e non sarà l’ultimo.
Ma perché i leader contemporanei, che si reputano, o si reputavano, dotati di carisma ricorrono a queste figure?
Perché sono afflitti da un forte narcisismo. Non a caso lo psicoanalista inglese Christopher Bollas scrive in Tre caratteri
(Cortina) che la caratteristica più significativa del narcisista è la richiesta d’attenzione. Si tratta dell’opposto del carisma, che promana da chi lo possiede. Nel suo film sul delitto Moro Bellocchio ci mostra il presidente della Dc che si cuoce un uovo da solo per cena. Il contrario del narcisismo: la solitudine. I politici attuali – Berlusconi l’ha insegnato – si fondano sul “patto narcisistico”: ti incoraggio a esaltare te stesso,tu fai la stessa cosa con me (Bollas). Ora la democrazia dei partiti, la cosiddetta Prima Repubblica, era una scuola di mortificazione del costituzionale narcisismo dei leader politici. Sia la Democrazia Cristiana che il Partito Comunista costringevano a una carriera e costantemente verificata dai gruppi dirigenti. Il carisma, se c’era, aveva il tempo di manifestarsi, crescere e anche d’affermarsi. Non esistevano carriere folgoranti, l’esposizione mediatica era ridotta al minimo: il comizio.
Tutto comincia con la televisione e il primo politico narcisista dotato di carisma è stato Marco Pannella, rivoluzionatore delle noiosissime Tribune politiche. Poi tutto è andato di fretta e i nuovi politici hanno usato tecniche pubblicitarie derivate dalla vendita di detersivi e di pannolini, e hanno scalato la vetta della popolarità attraverso la televisione, e a seguire il web. Il carisma non si inventa, si riceve come un dono degli dei, per questo per contrastare i bassi della sua popolarità un politico come Salvini s’affida a personaggi che dovrebbero possedere doti da indovini, o meglio ancora da taumaturgi. Ma è solo una scorciatoia che non pare portare da nessuna parte. Nel narcisismo il visuale ha preminenza sul verbale e il simbolico: io sono chi sembro di essere. La pandemia e la guerra l’hanno mostrato: il Re è nudo.