La Stampa, 1 giugno 2022
Il cocchiere di Mosca
Farsi fotografare sulla Piazza Rossa con una maglietta di Putin, dichiarare in dozzine di occasioni che Putin è il suo statista di riferimento, sostenere pubblicamente di preferire Putin ("Due volte") al presidente Mattarella, plaudere all’invasione della Crimea, visitare la Crimea occupata, sostenere che la parte est dell’Ucraina doveva separarsi ed entrare in orbita russa con un referendum, appoggiare continuativamente tutti i vassalli di Putin facenti parte del cosiddetto patto di Visegrad, insediare al vertice della Rai un tizio che a Russia Today usavano come scenografia, essere l’idolo dei giornali russi che lo chiamano Capitano, sottoscrivere un contratto di mutua collaborazione con Russia Unita, tuttora in corso, giovarsi della collaborazione di Luca Savoini, ribattere uno che trattava partite di gas coi russi, incontrare Putin e subito dopo esprimersi contro le sanzioni, battagliare fattivamente contro le sanzioni sia prima che dopo l’invasione dell’Ucraina promettendo di toglierle appena insediato al Governo, programmare viaggi diplomatici in Russia senza comunicarlo a nessuno, incontrare segretamente diplomatici russi a guerra iniziata… È un vero peccato che alla fine Matteo Salvini non sia davvero partito per Mosca: molto probabilmente voleva andarci ad abitare.