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 2022  giugno 01 Mercoledì calendario

Periscopio

Nessuno si fa illusioni sui regimi dei paesi satelliti. Ma dimentichiamo l’essenza della loro tragedia: sono scomparsi dalla carta dell’Occidente. Milan Kundera, Un Occidente prigioniero.

Oggi non c’è nemmeno il manto rosso dell’ideologia a mascherare il delirio di un uomo, dei suoi boiari e lacchè. A chiunque digiti «Holodomor» su una tastiera, viene scagliata in volto come un sonoro schiaffo una delle foto più famose. Tre corpi consumati e scheletriti gettati su un marciapiede lungo una staccionata, una donna con in testa un fazzoletto bianco annodato alla contadina passa accanto e volge lo sguardo, un’altra tira diritta in mezzo alla strada, camminando in direzione opposta senza muovere il capo, nascondendo l’orrore sotto lo scialle che la ricopre. È Kharkiv nel 1933. Potrebbe essere Kharkiv nel 2022 o Mariupol, Luhansk, Zaporizhzhya. Stefano Cingolani, il Foglio.

Che nei «territori liberati» ci siano bandiere rosse e statue di Lenin dimostra la miseria ideologica del potere di oggi. Jan Rachinskij, direttore di Memorial (Rosalba Castelletti, la Repubblica).

Sono state rese note le statistiche ufficiali. Il 58% dei russi è convinto che «la Russia debba essere soltanto dei russi». Alla domanda: «Cosa farebbe se disponesse di una somma ingente di denaro», sempre il 58% ha risposto che comprerebbe una casa all’estero e se ne andrebbe. Anna Politkovskaja, Diario russo.

Siamo stati avidi. Abbiamo voluto gas a basso costo dalla Russia, manodopera a basso costo dalla Cina, microprocessori a basso costo da Taiwan. Mi sembra ci sia una lezione da imparare: la sicurezza delle forniture ha un prezzo, ma comporta anche vantaggi, vale a dire prevedibilità e tranquillità. Margrethe Vestager, Commissaria Europea alla Concorrenza, Sole 24 Ore.


Il grande furto del tesoro di Mariupol è iniziato. […] Da giorni la città è ormai in mano all’esercito di Mosca e almeno una nave è già entrata in porto per prelevare, secondo la parte ucraina, 2.700 tonnellate di prodotti in metallo da trasportare 160 chilometri più a oriente nel porto russo di Rostov. Federico Fubini 1, CorSera.

Dopo il grano del Donbass e l’acciaio di Mariupol, inizia ufficialmente anche il grande furto dei bambini. Il dittatore del Cremlino ha messo la sua firma sulla decisione forse più sfrontata: un «ukaze» (editto) per fare bottino di guerra anche dell’infanzia della nazione aggredita. L’obiettivo è russificare a forza gli orfani e i minori strappati ai loro genitori in Ucraina, obbligarli a un giuramento di adesione e fedeltà al regime che ha distrutto le loro famiglie, dar loro nuove madri e padri schierati con l’esercito che sta oggi devastando le loro terre. Federico Fubini 2, CorSera.


È questo il momento che Macron e Scholz hanno scelto per un ultimo passo che s’è concluso nel ridicolo: Putin può consentire allo sblocco del grano a condizione che siano revocate le sanzioni. Nemmeno Chamberlain e Daladier nel 1938 erano giunti a tanto. Domenico Cacopardo, ItaliaOggi.

Si ha l’impressione di vivere ormai in un universo parallelo, dove persino l’immane tragedia della guerra in Ucraina sembra sottostare alle logiche e alle abitudini peggiori della nostra battaglia politica interna. Come ha recentemente dimostrato l’assurda polemica, svoltasi esclusivamente nel metaverso informativo italiano, attorno a un’affermazione che Emmanuel Macron non aveva mai fatto (quella secondo cui per ottenere la pace non bisognava umiliare la Russia) che rispondeva a una dichiarazione che Jens Stoltenberg non aveva mai pronunciato (quella in cui avrebbe negato agli ucraini il diritto di cedere la Crimea), che a sua volta rispondeva a un’offerta che Volodymyr Zelensky non aveva mai avanzato (la cessione della Crimea, per l’appunto). Francesco Cundari, Linkiesta.


Anni fa, appena fondato il suo sfortunato partito, Futuro e Libertà, Gianfranco Fini organizzò un’assise con gli iscritti invitandoli a dargli idee. Non era lui ad averne, non era tenuto, eravate voi, noi, a [costruirci] un partito su misura come un abito di matrimonio. Da lì in poi è diventata un’abitudine, e il Movimento Cinquestelle ne è stata la più spettacolare e fallimentare consacrazione, perché l’individualismo irriducibile non è altro che frustrante solitudine. In fondo, la manifestazione più netta e meno riconosciuta di neoliberismo. Mattia Feltri, HuffPost.

Si battono per l’Idea, non avendone. Ennio Flaiano.

Se un politico del nostro incasinato Paese decide di fare un viaggio ad Amsterdam o a Stoccolma, va bene, affari suoi, se invece preferisce quale meta turistica scegliere la capitale rossa non può fare di testa sua. Deve avere il permesso, prima di intraprendere il viaggio, di Draghi, Letta e altri tromboni. Vittorio Feltri, Libero.

[Salvini] «Gli sta crollando lentamente il terreno sotto i piedi e allora si agita, ma più si agita e più affonda...», scuote la testa un parlamentare del Carroccio. Matteo Pucciarelli, la Repubblica.

C’è stato il centenario della nascita di Enrico Berlinguer, ed è bastato ritrovare una sua frasetta in una vecchia intervista («mi sento più sicuro sotto l’ombrello della Nato») per rovesciare come un guanto qualche decennio di Storia. […] In realtà la sinistra berlingueriana flirtò con i sovietici che puntavano testate nucleari contro di noi, si schierò contro gli euromissili e incamerò rubli sino al 1989 inoltrato (li salvò un’amnistia). […] L’unica eredità riconoscibile della generazione di Berlinguer è un’indubbia e sopravvissuta spocchia, sorretta da una presunta superiorità morale rivelatasi inesistente ma poi riversatasi dapprima nel giustizialismo, poi nell’antipolitica. Filippo Facci, Libero.

Il radical-chic è un reazionario che dà del reazionario a chi non sputa nel piatto in cui mangia. Roberto Gervaso.