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 2022  giugno 01 Mercoledì calendario

Da Ed Sheeran ai Beatles: musica ai piedi di TikTok

Recalcitrano, protestano. Ma alla fine si arrenderanno alla nuova dittatura di TikTok. Eccole lì, le star mature di rock & pop, costrette ad arruolarsi in un’armata di bambocci che si batte con lo smartphone, più di un miliardo di coscritti, la maggior parte della Generazione Z. Anche i Pink Floyd si sono presentati nell’ufficio di leva virtuale aprendo un account nel territorio internettiano dai confini tracciati dal 39enne magnate Zhang Yiming, che nel 2012 aveva fondato una start-up “madre”, ByteDance, ispirandosi direttamente nella Silicon Valley prima di lanciare nel 2016 il guanto di sfida a Instagram, Twitter e Fb. Oggi la superpotenza è TT, “luogo” costruito su brevi, effimeri video dove gli adepti ballano, fanno coreografie, doppiano canzoni, creano contenuti o semplicemente fanno marketing personale per 1 centesimo di dollaro a visualizzazione. Un business, per l’azienda, il cui ricavo netto è stimato poco sotto i cento miliardi di dollari, con azionisti Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of China. Prima di successivi traslochi su un affidabile metaverso, la musica passa ora obbligatoriamente per TikTok. I Pink Floyd hanno alzato le mani, pubblicando un primo post con la piramide di The Dark Side of The Moon che gira su un frammento di Breathe: il segnale d’apertura del cantiere del cinquantenario (nel 2023) di uno dei dischi decisivi della cultura rock. Prima di loro avevano trattato la resa l’ex alleato Roger Waters, gli U2 (per la colonna sonora di Sing 2), i Beatles per il lancio del docu Get Back. Nel mentre altri dinosauri scoprono la potenza di fuoco di TikTok. I Fleetwood Mac hanno goduto di un rilancio grazie al clip di uno skater che canticchiava Dreams (‘77!) bevendo succo di more; la straniante Running Up that Hill di Kate Bush è tornata in classifica sfruttando la sponda con una serie su Netflix, Stranger Things 4. In attesa di razziare i vinili dei padri, i marmocchi del Terzo millennio scoprono sul social cinese leoni spelacchiati come Alice Cooper od Ozzy Osbourne. Certo, TikTok resta l’impero delle facce fresche: la massima diffusione globale è per l’hashtag Supermodel dei Maneskin, mentre stelline come Charli D’Amelio e Addison Rae (nomi che non dicono nulla a chi ha più di vent’anni) guadagnano coi post fino a 5 milioni di dollari. Olivia Rodrigo, il 16 giugno in concerto a Milano, è nata dentro l’abisso del cellulare. Pure i teen-idol italiani ne giovano: chiedere al sanremese Matteo Romano o al trapper Rhove (il tormentone Shakerando è una tassa). Ovvio, qualche Maturo non ci sta: dalla ridotta da trentenne, Adele rivendica “la volontà di cantare per quelli della mia età, non per un branco di dodicenni”. Quindi niente pagina ufficiale su TikTok. Ce la faranno, i big adulti, a non farsi travolgere dall’assalto dei ciuccialatte tiktoker? No, perché le case discografiche, ormai suddite, pretendono da loro un’attività virale sul regno di Yiming. E la fronda monta. “Ho venduto 125 milioni di dischi, ho una nuova canzone che non vedo l’ora di far ascoltare, ma mi impongono di concentrarmi su TikTok”, piange Halsey. Seguita in trincea da Charlie XcX, Florence Welch e perfino Ed Sheeran, che percula i suoi boss: “Mi faccio uno snack, a chi non piacciono gli spuntini?”. Ma se fosse solo una finta opposizione strategica, l’“io con questi sbarbatelli non voglio mischiarmi” che pare snobismo e magari è una paraculata? Come sia, sul ponte della musica sventola bandiera bianca. Consoliamoci: anche lì sempre meglio i Grandi Vecchi che non Gianluca Vacchi.