la Repubblica, 31 maggio 2022
Intervista a Pierluigi Diaco
Lo definisce «un talent di parola», un modo per esplorare il mondo dei social, per mettere a confronto le generazioni. Pierluigi Diaco dal 12 settembre rivoluzionerà il daytime di Rai 2 con Bella ma’,programma ambizioso e pop, un po’ come è lui.
Stasera ultima puntata diTi sento,l’ospite è Orietta Berti, poi al lavoro per selezionare i venti concorrenti, giovani e boomers protagonisti della nuova trasmissione «che nasce grazie all’entusiasmo dell’ad della Rai Carlo Fuortes. Lavoriamo con uno spirito degli anni Sessanta, è tutto fatto con risorse interne».
Diaco, cos’è un talent di parola?
«Ci sarà una gara ma quello che dovranno fare i protagonisti, dai 18 ai 25 anni, e quelli dai 55 in su, è scrivere e raccontare con i tablet, i telefonini, i computer e i social. Da quando sono uscito dai social li ho studiati. Sono un lavoro: o li fai bene o rischi di diventare patetico e esibizionista».
Che ha capito dell’odio?
«Che oltre all’odio di cui si nutrono i social, c’è un mondo di ragazzi e di boomers che si è inventato un lavoro e fa circolare cose interessanti. La tv deve registrarlo, è una sfida.
Abbiamo una band, musicisti dai 18 ai 22 anni».
Racconti come sarà “Bella ma’”.
«Il programma inizia con un quiz culturale, basato su un fatto storico, una foto iconica e un vocabolo.
Voglio rifare in cinque minuti Parola mia,un omaggio a Luciano Rispoli.
Nella seconda parte ci sarà un’intervista, tipo Speciale per voie il primo Discoring. La terza è ispirata al primo Amici, si parla di tradimento, gioia, ambizione, con un ragazzo e un boomer. Vota il pubblico».
Nel primo pomeriggio di Rai 2 si facevano i tutorial, ricette e bellezza. A chi si rivolge “Bella ma’”?
«Dentro di me abita una signora mia, conserverò il pubblico tradizionale su Rai 2, non esistono i programmi per giovani, esistono i programmi per tutti. Bisogna parlare a tutti. Il direttore del daytime Antonio Di Bella si è divertito, anche l’ad Fuortes.
Bella ma’recupera l’artigianato Rai».
Si è chiesto perché risulta antipatico?
«La fama è figlia del pregiudizio degli addetti ai lavori, non credo di risultare antipatico a chi ascolta la radio o mi vede in tv. Ho iniziato a 15 anni, non ero strutturato per affrontare tutte le pance».
Dicono che sia raccomandato.
«Da chi?».
Da Maurizio Costanzo.
«Costanzo non ha mai fatto una telefonata per me. Lavoro con lui da tanti anni, andavo a scuolaall’Ippolito Nievo, vicino al Teatro Parioli che mandò un invito. Mi innamorai del talk show, stazionavo davanti al teatro. Un giorno si avvicinò un signore col sigaro, era lo storico autore di Maurizio, Alberto Silvestri: “Ma tu che vuoi?”. Oggi sono autore delMaurizio Costanzo show,dietro le quinte ho il posto di Silvestri. Onore immenso».
Altri tirano in ballo la protezione di Giorgia Meloni.
«È una delle miei migliori amiche, onesta, leale. Le voglio tanto bene.
Io studiavo al Mameli e lei alla Garbatella. Io di sinistra, lei Fronte della gioventù, mai conosciuto una persona così preparata, dolce e tosta.
Rivendico l’amicizia. Molte cose che dice le condivido, altre no. Ma non ho mai parlato con lei di Rai, parliamo di altre cose. E si cazzeggia».
Riassunto della carriera in Rai?
«La prima matricola Rai risale al 1996, mi chiamarono Bruno Voglino e Gigi Marziali, mi proposero La cantina,suonavano Daniele Silvestri, Niccolò Fabi. Ho lavorato, tra gli altri, con Roberto Morrione, Sergio Valzania, Ludovico Di Meo, Stefano Coletta. Ho fatto tanti errori ma mi sono costruito da solo. Ho perso mio padre a cinque anni, ho trovato un padre in Sandro Curzi».
Cosa le ha insegnato?
«A tenere le antenne dritte e coltivare la curiosità. Tenere insieme impegno e disimpegno, la correttezza. Sandro sapeva intuire le doti dell’avversario.
Miglio era il fenomeno della Lega, non avendo pregiudizi ideologici lo individuò. Mi diceva sempre di leggere, mi dava i libri».
Da Maurizio Costanzo cosa ha imparato?
«Come si fa un’intervista, che il segreto è l’ascolto. Si ascoltano le risposte e le domande successive sono legate a quello che ti dicono».
Da ex ragazzino prodigio, oggi che si sente di dire?
«Che le carriere si fanno col carattere e con le idee. E oggi il carattere assomiglia alla persona che sono. Tra qualche settimana compio 45 anni, sono un adulto. L’età mi sembra un dettaglio come lo è la mia sessualità, che ho sempre vissuto con naturalezza, senza ostentare: mai una foto su un settimanale con mio marito Alessio. Sulla vita privata non puoi non essere sincero. Niente è più politico dei sentimenti».
Da grande che le piacerebbe fare?
«Amplificare il talento degli altri, e tra vent’anni dirigere una rete. Non ci tengo a stare davanti alle telecamere, ma non rinuncerò mai a fare la radio.
Mi ha fatto scoprire il mondo. Ho avuto la fortuna di lavorare da ragazzino a Italia Radio, con Romeo Ripanti, raccoglievo le reazioni dei leader politici. Mi è servito tutto».