La Stampa, 31 maggio 2022
Giulia, la campionessa olimpionica di filosofia
«La scienza è un mezzo per perseguire il miglioramento della vita di tutti e la filosofia, ossia la capacità di riflettere in modo critico, garantisce che questa rotta essenziale sia mantenuta». Giulia Pession, studentessa valdostana del liceo classico XXVI Febbraio di Aosta, è appena tornata da Lisbona dove ha fatto conquistare all’Italia la prima medaglia d’oro alle Olimpiadi internazionali di Filosofia dopo 20 anni. L’ultimo oro italiano alla prestigiosa competizione dove studenti da tutto il mondo si sfidano su autori e temi filosofici in una lingua diversa da quella materna risale al 2002. La Valle d’Aosta è una regione bilingue, italo-francofona, e Pession ha scelto l’inglese: «Una lingua che adoro».
La campionessa olimpica, 19 anni, di Saint-Christophe (un paese sulla collina più soleggiata della Valle, appena prima di Aosta), non si aspettava la vittoria e la sua partecipazione alla fase internazionale della competizione è stata «un gioco del fato»: ad aprile scorso, «alla finale nazionale, a Roma, ero arrivata terza e solo i primi due vincitori accedono alla competizione mondiale. Uno dei due, però, ha dovuto rinunciare per motivi di studio, e allora sono subentrata io. Sono andata pensando soprattutto a divertirmi, perché la filosofia è anche questo. Poi, quando ho saputo che mi avevano assegnato il riconoscimento più alto (insieme a un ragazzo tedesco), sono rimasta stupita. Felicissima però. Lo considero un regalo per l’impegno messo in questi cinque anni di liceo. Qualcosa che porta anche un’impronta internazionale. Come gli studi che voglio intraprendere».
La giovane valdostana ha una passione per lo sci (che ha praticato a livello agonistico fino al 2019), una media altissima e un obiettivo importante: il corso di studi Ppe – Politics, philosophy, economics – al King’s college di Londra. «Mi sono candidata e sono stata accettata, ma devo uscire dalla maturità con un voto di almeno 95 su cento», spiega. Filosofia e scienze politiche sono il centro dei suoi interessi. Sulle quattro tracce disponibili nella competizione in Portogallo, ha scelto quella da cui ha potuto elaborare una riflessione sul bene comune, su differenze e partecipazione. «La prova è stata stimolante. Sono partita dalla citazione di Eraclito, «sebbene il logos sia comune, la maggior parte delle persone vive come avesse pensieri propri». Ho organizzato il mio testo sul fatto che non c’è un logos comune e che le persone pensano in modo diverso perché sono tutte diverse. È la grande sfida che devono affrontare le democrazie».
Di fronte alle società mondiali colpite dalla pandemia, all’Europa minata dalla guerra in Ucraina, a una profonda crisi del lavoro, «credo che la collaborazione sia la cosa più importante. Bisogna essere realistici e speranzosi. Per farlo c’è bisogno del pensiero scientifico unito al ruolo regolativo della filosofia. In Italia siamo fortunati ad avere l’insegnamento obbligatorio della filosofia nella maggior parte delle scuole superiori. La nostra istruzione è forse meno moderna di altre, ma resta un’eccellenza».
A Lisbona Pession ha gareggiato con 88 studenti provenienti da 42 Paesi. «È stata un’esperienza meravigliosa, arricchente. Ci siamo confrontati con ragazzi e ragazze da tutto il mondo. Durante la prova, da una citazione filosofica, ognuno di noi ha costruito una riflessione articolata e complessa, con argomenti e tesi ben definite. La mia mi sembrava la strada più giusta, più bella, più efficace. Poi, parlandone dopo con gli altri, ho scoperto che c’erano riflessioni completamente diverse, altre strade percorribili, interessanti, che meritano approfondimenti, che rendono il pensiero dell’altro un’avventura».
Nel percorso olimpico internazionale (organizzato dalla Fédération internationale des sociétés de philosophie e sostenuto dall’Unesco), un altro italiano ha ottenuto una menzione d’onore: Giovanni d’Antonio, studente del liceo classico e scientifico Torricelli di Somma Vesuviana (Napoli). —