La Stampa, 31 maggio 2022
Lo scontro sui salari
«Assumete di più e pagate di più, soprattutto i giovani e i migliori laureati». Non usa mezzi termini il ministro per l’Innovazione tecnologica, Vittorio Colao, con la platea di industriali presenti ieri all’Assemblea generale di Assolombarda. Affermazioni che innescano un botta e risposta con il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Il ministro rimette al centro del dibattito la questione degli stipendi, sottolineando come quelli reali in Italia siano ancora troppo bassi, soprattutto se confrontati con quelli di altri Paesi europei, che invece li hanno aumentati (in Germania dell’11% e in Francia del 7%). Un aspetto che spinge i laureati più meritevoli all’estero, dove «guadagnano in media anche il 90% in più» dice Colao. Parole che non sono cadute nel vuoto, anzi. A replicare netto è il numero uno di Confindustria, secondo il quale il nodo centrale rimane il taglio alle tasse sul lavoro: «Abbiamo proposto il taglio del cuneo fiscale con un intervento choc di 16 miliardi: questo permetterebbe di mettere in tasca agli italiani quasi 1.223 euro per chi ha un reddito di 35 mila euro per tutta la vita lavorativa». Si dice poi anche stupito del fatto che, al momento, non abbia ancora ricevuto una risposta «dopo quasi tre mesi». E se Colao poco prima aveva spiegato che «il tema del cuneo fiscale esiste e va affrontato ma non è la soluzione complessiva del problema», Bonomi, dallo stesso palco, ribadisce: «È vero, non sarà l’unico, ma è uno dei problemi, perché quando si fanno le statistiche dicendo che noi paghiamo poco i dipendenti, vengono fatte sempre sul netto, mai sul lordo». Poco dopo il presidente di Confindustria rincara la dose: «Il cuneo fiscale in Italia per l’84% lo pagano le imprese, a differenza del 77% in Europa», e tira in ballo anche il reddito di cittadinanza, definendolo un competitor nei percorsi di assunzione: «Noi dobbiamo pagare di più, abbiamo le nostre colpe, ma quando cerchiamo i giovani abbiamo la concorrenza del reddito di cittadinanza». Se è vero che questa misura di sostegno esiste anche in altri Paesi europei, secondo Bonomi «è anche vero che lì se rifiuti un posto di lavoro una volta, non tre, lo perdi. Non è questa la politica attiva del lavoro». Il reddito di cittadinanza avrebbe poi creato un paradosso: «Abbiamo un ministro del Lavoro che deve trovare un impiego ai navigator che erano stati presi per trovare lavoro a chi non lo aveva».
Durante il suo intervento, Bonomi chiama in causa il ministro Andrea Orlando una seconda volta: «Ha fatto una scelta incomprensibile, ha esteso la vecchia cassa integrazione a numerosi soggetti, a cui prima era negata, ma continuiamo a pagarla noi dell’industria». Da qui, l’affondo: «Basta: non siamo bancomat di Stato per la cassa integrazione ordinaria», scatenando l’applauso della platea più numerosa finora registrata per l’assemblea generale di Assolombarda, con circa 1.400 ospiti ieri a Milano tra istituzioni e imprenditori. Sull’importanza del rinnovo dei contratti, su cui è intervenuto anche il commissario europeo al lavoro Nicolas Schmit in un’intervista a La Stampa, il numero uno di Confindustria, a margine dell’evento, spiega: «Bisogna andare a vedere quali sono i contratti da rinnovare. Io in 24 mesi ne ho rinnovati 28. Quattro milioni e mezzo di dipendenti su cinque milioni e mezzo hanno il rinnovo fatto in Confindustria».
Sulla necessità di una riduzione del cuneo fiscale è intervenuto anche il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada: «In Italia si parla sempre del fatto che i salari sono troppo bassi, ma non ci si ricorda mai che questo è il Paese con il costo del lavoro tra i più elevati, che nel 2021, secondo gli ultimi dati, è pari al 46,5% contro una media Ocse stabile al 34,6%». Per Spada poi occorre una tassazione specifica e più favorevole per i giovani, e propone di: «applicare l’aliquota del 5% ai giovani neoassunti per i primi cinque anni di attività lavorativa». —