Corriere della Sera, 30 maggio 2022
Intervista a Riccardo Zanotti, la voce dei Pinguini Tattici Nucleari
Avere 25 anni, annunciare i primi concerti nei palazzetti dopo una carriera che passo dopo passo ha scalato feste della birra, centri sociali e club, ricevere un invito a Sanremo che si trasforma nel bacio nazionalpopolare. Era il 2020 e dopo una lunga gavetta i Pinguini Tattici Nucleari, sestetto di Bergamo guidato da Riccardo Zanotti, erano pronti a esplodere. «La data zero del tour, 27 febbraio 2020 a Pordenone, è stata la prima ad essere cancellata per la pandemia», ricorda Zanotti. «Oltre al danno anche la beffa. Avevamo fatto prove e allestimento, il simulacro della gioia più grande. La reclusione e la solitudine conseguenti, in una Bergamo così colpita poi, sono state ancora più dure». Ribattezzato ironicamente «Dove eravamo rimasti», il tour finalmente è in partenza, prima data a Conegliano il 14 giugno, e venerdì è uscito il nuovo singolo «Giovani Wannabe», che dopo il triplo platino dell’ep «Ahia!» uscito in pandemia, lancia la corsa verso il primo miliardo di stream.
Con chi ce l’ha il titolo? Chi sono quelli che vorrebbero essere giovani?
«Va letto in positivo. Ci sta dietro il concetto di riappropriazione culturale: mi piace quando un gruppo sociale o etnico si riappropria di un insulto e ne fa una bandiera. I giovani, più che anagraficamente noi lo siamo per “fame”, in questo mondo non hanno spazio. E allora prendiamoci lo spazio negato immaginandocelo».
Nella musica c’è stata una rivoluzione che ha tolto spazio a chi ha più di 30 anni...
«L’arte è più avanti. Per il resto vedo ancora discutere di stipendi dei camerieri o del dover lavorare 12 ore al giorno... Va bene farsi il culo sul lavoro, ma non se col tuo culo qualcuno ci si fa la camicia. Ci vuole una dignità nel lavoro. A 27 anni sono al giro di boa, l’età in cui o muori o vai avanti e magari diventi più pop. Io ho fatto questa scelta».
Nella canzone citate Jimi Hendrix, che a 27 è morto...
«A chi lodava i Beatles, McCartney diceva di ascoltare Hendrix. È stato metafora di rivoluzione, non solo nella musica ma anche di quella sessuale: il fatto che fosse nero aveva una carica sociale».
«Giovani Wannabe» ha l’estate in sottofondo...
«È la prima volta che facciamo il pezzo per l’estate. Nella musica ci sono codici che noi non sempre rispettiamo. Siamo una retta incidente fra molte rette parallele. Attraverso il reggaeton non siamo ancora passati, ma da qualche anno non c’è solo la musica latina nell’estate italiana».
Canta «Si nasce soli e si muore solisti»... I Pinguini scricchiolano?
«La frase continua dicendo “per fortuna esisti, sei tutta la mia band”. Nessun pericolo all’orizzonte per il gruppo. Scrivo io le canzoni, lo trovo un fatto personale, ma siccome sul palco ci andiamo tutti insieme, gli arrangiamenti per i concerti li facciamo in sei. E anche le decisioni importanti sono collettive».
La prima data. Attese?
«Il magone e la magia. Durante il concerto so che starò bene, ma so anche che prima ci saranno ansia e paura».
Dopo due anni ci sta..
«Nasco chitarrista e siccome nessuno voleva cantare le mie canzoni ho deciso di farlo io. Mi sento inadeguato da sempre, ho la sindrome dell’impostore (meglio di quella dell’impostato) che sin dagli esordi nei centro sociali mi fa stare male prima dei live. Mi capitava anche di vomitare, adesso mi limito al mal di pancia... Col training autogeno ho imparato a concentrami sullo spazio fisico che c’è fra me e il publico, creo una zona di privacy che poi cade».
La scaletta?
«Tutte le nostre canzoni, ma proprio tutte. Alla fine dei concerti ricevi sempre messaggi tipo “non avete fatto la mia preferita”. Ci sarà un medley di 4 minuti con qualche secondo di tutti i brani che non facciamo per intero».