Corriere della Sera, 30 maggio 2022
Pacifico scrive un romanzo per raccontare la sua famiglia
La parola è il mestiere di Pacifico. La sa manovrare e la dirige verso le canzoni che poi interpreta, la infila per dare spessore ai brani di altri (da Gianna Nannini a Malika Ayane, da Adriano Celentano a Francesco Gabbani) o la trasforma in pagine letterarie. È da poco uscito Io e la mia famiglia di barbari (La nave di Teseo), il suo secondo romanzo, un affresco autobiografico, popolato dai personaggi della storia della sua famiglia, dai genitori Guido e Pia alla larghissima tribù di zii e cugini, vizi e virtù, amori e rancori, che raccontano anche l’Italia degli anni 70-80.
«È come se avessi radunato la famiglia in cui sono cresciuto per un ultimo scatto, ho raccontato la parte lieta tenendo il dolore nascosto per pudore. È nato da mia mamma che mi ha raccontato un aneddoto di quando bambina andò all’opera con sua mamma e mi ha chiesto di scriverlo. Pensavo di farlo solo per lei ma poi ho iniziato a radunare ricordi e idee. E poi, per dirla come in Interstellar, siamo ricordi per i nostri figli: vedo che mio figlio si chiede già cosa dovrà fare di me quando invecchierò, come faccio io con mamma adesso».
Quell’insieme di personaggi potrebbe essere anche un concept album, una canzone, un parente. «Ci ho pensato e se guardo i personaggi ognuno di loro ha una propria musica: ne uscirebbe un musical. Adesso però la canzone mi sta portando verso la melodia e verso testi semplici con più livelli di lettura. La canzone è un prodigio di sintesi, è capace di raccontare un’epoca in dieci righe. Il romanzo è un gigante che non perde di vista nessuno».
Pacifico sarà protagonista di una serata della Milanesiana il 10 giugno. Il tema è quello della canzone popolare, ci sarà il concerto del Coro delle Mondine di Novi e dei Fluxus, ma lui sarà impegnato con la parola letta: «Il tema dell’edizione di quest’anno sono le omissioni, quindi ho scelto di parlare di quello che non è entrato nel racconto di famiglia: ci sono omissioni buone, racconti che non ho voluto sottolineare; e altre che invece non ho messo perché avrei preferito non saperle».
La musica non è in un angolo. «Ho un po’ di canzoni ma devo trovare la lucidità per metterle tutte insieme in un album. In pandemia non ho scritto e se qualcosa di quel periodo sarà filtrato sarà magari una sensazione di incertezza. Le canzoni hanno bisogno di un salto poetico perché oggi la realtà è rappresentata costantemente altrove: Paolo Conte dice che bisognerebbe scrivere solo di cose inventate e lasciare la realtà altrove».