il Fatto Quotidiano, 30 maggio 2022
Parla il direttore della Svimez, ufficio studi sul Sud
Mara Carfagna vuole un Sud tutto nuovo. Operoso e ottimista, volitivo e pragmatico. Luca Bianchi, direttore della Svimez, storico ufficio studi sul Sud, è stato incolpato di essere il capo di un team di ricercatori mediamente disfattisti, crepuscolari, inutilmente rivendicativi.
Dottor Bianchi, è il capo degli studiosi senza profitto, analisti senza passione, pessimisti per natura.
La ministra del Sud non ha mai nominato Svimez, però non fatico a credere che parte delle critiche fosse anche per noi. Le accettiamo e portiamo pazienza.
Vi ha sostituito nel grande raduno meridionalista di Sorrento con i milanesi di Ambrosetti, e ha fatto la Cernobbio del Sud. Che scuorno, si direbbe a Napoli.
Forse perché siamo meno cool, abbiamo ogni anno l’abitudine di sfornare rapporti di 800 pagine spiegando anche perché le cose non vanno bene. I fatti purtroppo ci danno sempre ragione.
Beh, adesso lo studio Ambrosetti vi farà vedere i sorci verdi.
Non dobbiamo competere con nessuno, e rispettiamo il lavoro dei colleghi. Siamo affezionati alla nostra idea di sviluppo e allo schema progettuale per dare un esito positivo ai finanziamenti del Pnrr.
Ambrosetti è privata e Svimez è parapubblica. Ambrosetti è veloce, Svimez è lenta. Ambrosetti creativa e operosa, Svimez lagnosa e perdente.
Svimez è una creatura che ha voluto nel 1946 il grande Pasquale Saraceno. Ed è stato un pilastro nella ricerca economica. È finanziata dal governo, ma non subisce la pressione della maggioranza di turno.
Beh, il suo vice è Giuseppe Provenzano, già ministro e oggi vicesegretario del Pd.
Lavorava in Svimez anche prima di divenire ministro. Ma questo che significa?
Carfagna chiede velocità, spirito costruttivo, ottimismo. Lei a Sorrento non c’era: se lo è domandato perché?
Non si sono viste neanche le università meridionali a Sorrento.
La ministra alleggerisce il baule dei portatori di competenze. Vi ritiene dei millepiedi lentissimi.
Abbiamo per tempo spiegato che il Sud può profittare del Pnrr se irrora il corpo meridionale con competenze sparse in tutto il territorio, che aiutino i comuni a ideare, progettare.
Il governo Draghi promette più soldi attraverso la distribuzione della spesa in esatte percentuali pro capite.
Prima dei soldi, chi stende i progetti? Il divario di cittadinanza è il tema che mi sta molto a cuore: non si colma la differenza delle condizioni tra Nord e Sud solo spostando una quota dei trasferimenti. Ti do i soldi e poi? Chi li usa? Come li usa?
Teme che sarà un altro grande bagno di sangue?
Il rischio c’è. Io devo sperare il contrario ma bisogna correre e far crescere una leva di professionisti, trasferire competenze, fare in modo che i Comuni sappiano cosa fare.
Il solito Sud piagnone.
Il Mezzogiorno ha un difetto di autostima, è vero. Ed è certo che le borghesie meridionali corrono via. Da Catanzaro o Trapani mandano i figli alla Luiss o alla Bocconi. È un atto di sfiducia verso le capacità e le opportunità che si trovano nel Mezzogiorno. Però voglio dire il resto.
Il resto qual è?
È che se da Catanzaro se ne vanno alla Luiss, da Milano emigrano a Londra. La recessione culturale è sistemica, l’indietreggiamento colpisce tutta l’Italia.
I noti cervelli in fuga.
Mi verrebbe da dire che adesso ancor prima del talento è in fuga una condizione finanziaria. Emigrare, partire per l’estero, costa. E parte chi può permetterselo, prima ancora di colui che sa.
Al Sud comunque farà tutto Ambrosetti.
Temo che non esistano unguenti miracolosi.
Intanto voi della Svimez state in panchina.
È appena iniziata la partita.
Cernobbio è il destino finale. Il Sud vince se si trasferisce sul lago di Como, dice la ministra.
Ah, è un problema di brand?