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 2022  maggio 28 Sabato calendario

Su "Tempesta in giugno" di Irène Némirovsky (Adelphi)

«Parigi aveva il suo profumo più dolce, quello degli ippocastani in fiore e della benzina con granelli di polvere che scricchiolano sotto i denti come grani di pepe». Parigi scompare ben presto dagli orizzonti della Tempesta in giugno, il grande romanzo di Irène Némirovsky confluito nella Suite francese e ora ripubblicato da Adelphi in una nuova edizione filologicamente rielaborata, fondata sulla terza versione per mano dell’autrice. Parigi non c’è più per tutti i protagonisti di questa magnifica storia-affresco, da Charlotte Péricard ad Arlette Corail, da Philippe al gatto Léonard ai coniugi Michaud. Parigi diventa un fantasma dove si respira solo la paura, «nell’aria, nel silenzio», perché Parigi «domani sarà distrutta».

Tempesta in giugno, alias Temporale di giugno è il racconto della fuga dalla capitale, nel giugno del 1940. Stanno arrivando gli invasori, i tedeschi, e non c’è altra scelta che lasciare tutto, abbandonare le luci di Parigi, «rare e timorose, oscurate di blu». Eppure, a dispetto della folla di personaggi e comparse, Parigi resta la grande protagonista di questo libro che, al di là dell’opera di ricostruzione critica che è a monte di questa nuova edizione, val davvero la pena di rileggere, ritrovare anche per chi, dopo aver letto la Suite Francese a suo tempo, non l’ha più dimenticata.

Perché tutta l’imponente opera di Irène Némirovsky Epstein, vive in fondo la stessa vita della sua autrice: travagliata, errante, semiclandestina, custode di un’identità sempre in discussione, sempre prona al cambiamento. Ed è così che alla fine della guerra, dopo la scomparsa di Némirovsky morta di tifo ad Auschwitz poco prima di suo marito, la figlia Denise si dedica alla riscoperta e alla faticosa, complessa ricostruzione del vasto corpus letterario di questa autrice. Ci vorranno anni, anzi decenni, per ritrovarla: Iréne Némirovsky diventerà, a partire dagli anni Duemila, la scoperta per eccellenza, la certezza che la letteratura ha e sempre avrà in serbo la capacità di nascondere in sé dei tesori.

Questa nuova edizione del Temporale di giugno contiene infatti molte sorprese: Teresa Lussone, cocuratrice dell’opera, ha modificato la traduzione di Laura Frausin Guarino uscita sempre per Adelphi nel 2005 e vi ha integrato i capitoli inediti. Ma è soprattutto il nuovo titolo a dettare la strada: il temporale di giugno è diventato infatti qualcosa di molto diverso e assai più eloquente. Si tratta di una tempesta, che non appartiene al mese in questione, non è più una variante atmosferica per quanto brutale bensì una catastrofe che accade in quel momento ma ben altro, ben di più travolge: Parigi, il mondo intero.

Némirovsky racconta la fuga dalla capitale di un gruppo eterogeneo di persone: una famiglia borghese arricchita, uno scrittore molto pieno di sé e la sua amante, una coppia di funzionari di mezza età tanto modesti quanto pieni di grandi sentimenti, un collezionista di porcellane... I loro destini corrono paralleli, si incrociano, incontrano la Francia travolta dall’invasione tedesca, conoscono la guerra in tutta la sua insensata brutalità. La scrittura dell’autrice scorre sempre meravigliosa, piena di intensità e leggerezza. La sua vena di ironia colpisce tutto e tutti, tranne Parigi. Sia quando racconta di un cestino colmo di introvabili squisitezze sia quando descrive la stanchezza dei coniugi Michaud che cercano a piedi la salvezza, Némirovsky tratta tutto con una maestria difficile da descrivere, distaccata e struggente al tempo stesso. E in fondo, malgrado la puntuale e instancabile opera di ricostruzione filologica, la sua scrittura resterà sempre un po’ un mistero. Quella di una donna irrimediabilmente sradicata: nata a Kiev in una benestante famiglia ebraica (la madre era di Odessa), cresciuta nel francese, nel russo e nell’inglese, vissuta anche a San Pietroburgo, in Finlandia e in Svezia prima di arrivare in Francia. Il francese è la sua lingua ma anche lo strumento per esprimere e nascondere al tempo stesso la propria inguaribile non appartenenza.

Questa nuova edizione della prima parte della Suite Francese, composta con addosso la stella gialla, fra il 1941 e il 1942, si deve alla scoperta e alla cura di Teresa Lussone e Olivier Philipponnat. Non è un caso se in Italia siano due studiose, lei e Cinzia Bigliosi, a ripercorrere le opere di Némirovsky e la sua scrittura così al femminile eppure così originale, così unica. L’apparato di questa nuova edizione per Adelphi è complesso, a volte un po’ difficile da seguire, a più voci. Preziosi gli appunti finali relativi alla seconda e alla terza parte della Suite Francese.

Al di là di una filologia laboriosa che, per l’appunto, è lo specchio fedele della vita di Némirovsky, resta per i lettori la gioia di ritrovarla e riscoprirla al tempo stesso in questa drammatica fuga da Parigi che diventa l’occasione per il ritratto corale di un’umanità che è anche, sempre la nostra.