Corriere della Sera, 29 maggio 2022
La versione di Tiziana Fausti
«Dei giovani non sono certo la prima a metterne in evidenza le difficoltà ad adattarsi alla realtà del lavoro. A volte mancano di umiltà». Risponde così Tiziana Fausti, imprenditrice del mondo della moda e del lusso con 22 vetrine e una selezione di oltre 200 brand internazionali nelle sue boutique, alle polemiche sollevate dopo la sua intervista al Corriere Bergamo, in cui ha sostenuto che i giovani in cerca di lavoro «ai colloqui per le assunzioni chiedono solo di weekend liberi e straordinari» e che «lo Stato li mantiene a casa con la Naspi e il reddito di cittadinanza». La titolare del famoso store 10 Corso Como di Milano ha espresso il suo pensiero com’era già accaduto ad altri vip. Prima Al Bano, quando non riusciva a trovare lavoratori per la sua tenuta a Cellino San Marco (Brindisi) in Puglia, dove produce olio e vino. Poi Flavio Briatore che ha dato ragione alle parole pronunciate dal cuoco Alessandro Borghese: «Molti ragazzi cercano lavoro sperando quasi di non trovarlo, preferiscono il reddito di cittadinanza a un percorso di carriera».
Le sue parole hanno creato un putiferio…
«Va tenuto conto che come imprenditori affrontiamo da tre anni un quadro economico complesso con strumenti contrattuali spesso inadeguati. Nonostante questo, in molti sono d’accordo e ogni giorno pensano che sia giusto presentarsi al lavoro e a scuola in modo coerente con il luogo e la funzione. E vale sia per i giovani che per gli adulti. Cerco di difendere una mia visione, una scelta di stile consapevole».
Ma lei avrà pure dei giovani dipendenti…
«Certo, lavorano con me a Bergamo ragazzi eccezionali e devo a loro il mio successo. Nella mia realtà, credo profondamente nei giovani. Infatti, collaboro con l’Istituto Marangoni (Fashion school di Milano, ndr), con Domus Academy (scuola privata di design, ndr) e con lo Yac (Young Architects Competitions) di Bologna per contribuire con l’erogazione di una borsa di studio a fare emergere nuovi talenti e idee creative per un progetto innovativo nel futuro di 10 Corso Como».
E lei da giovane?
«Guardi, ho aperto il primo negozio di circa 16 metri quadrati nel 1979, ero poco più che ventenne. Volevo rendermi indipendente dalla famiglia, che già si occupava di retail. Mi occupavo di acquisti, vendita, apertura e chiusura. Nel 1986 è arrivato il primo vero negozio, nel 1992 l’Emporio di Bergamo ideato da Pellettieri d’Italia. Nel 2000 ho aperto nel centro di Bergamo quasi 2.000 metri quadrati con tutti i brand moda più raffinati».
Pensa allora che le nuove generazioni facciano più fatica a trovare punti di riferimento?
«Non so, io ho sempre cercato il bello nella moda, anche Urban style, persino nel Punk e nella Street. Non mi accontentavo di un solo punto di vista, ma esploravo stili anche molto diversi. Negli anni i clienti mi hanno sempre sostenuta e apprezzata per una dedizione che trasmette entusiasmo e professionalità».
Ma allora quale consiglio darebbe a un giovane oggi?
«Cercare di essere innovativi e aprirsi a prospettive inedite. Per me un’intuizione felice e di successo è stato credere nel potenziale delle borse di tessuto di Prada (di cui Tiziana Fausti, agli albori della sua impresa, è stata la prima rivenditrice in Italia, ndr). Capii che erano oggetti nuovi, avevano già in partenza una visione dello stile completamente nuova. Nessuno aveva sdoganato il nylon di qualità, le finiture in saffiano. Ci fu un incontro all’Hilton di Milano con lo staff che poi mi ha condotto a Prada e Granello, brand a cui devo la mia partenza. Il lavoro può dare soddisfazioni, non è solo fastidio».