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 2022  maggio 29 Domenica calendario

Il caos prima della finale di Champions a Parigi

Il panico ai cancelli di ingresso dello Stade de France e dentro i maxischermi che raccontano «la partita è stata posticipata per il ritardo dei tifosi», come se fosse possibile, come se la finale di Champions si mettesse in pausa per aspettare chi ha faticato ad arrivare all’ora giusta.
No, fuori è il caos, l’ennesimo che l’Uefa si ritrova tra le mani dopo la finale degli Europei di Wembley e quella di Conference League a Tirana. Come a Londra, l’estate scorsa, la sicurezza si trova a gestire una fiumana di gente che comprende persone con il biglietto, persone senza e pure gente con ingressi falsi ed è impreparata. Sembra quasi che i due anni di Covid, con altri protocolli in atto e preoccupazioni in circolo, abbiano azzerato il livello di controllo raggiunto prima.
I due gradi di filtraggio previsti a Saint Denis, invece di aiutare lo scorrimento creano un tappo, a un certo tutto si blocca tutto e va in tilt pure il sistema elettronico di riconoscimento ingressi. Dentro sono in 60 mila e già hanno applaudito le formazioni quando è chiaro che ne manca un pezzo, ci sono settori inspiegabilmente vuoti nonostante il tutto esaurito. La situazione si fa preoccupante. Si improvvisa, mai un buon segno: saltano delle transenne, si cerca di agevolare chi ha diritto di stare lì, ma gli altri si approfittano della pessima organizzazione e si mescolano. Una ventina di persone riesce a saltare i cancelli, altri spingono nel mezzo della calca e gli agenti spruzzano spray al peperoncino sulla faccia di chi sta premuto contro le inferriate. Alcuni provano a sventolare il regolare biglietto, ma la polizia in assetto antisommossa non fa distinzioni.
Dal quarto d’ora di posticipo si passa alla mezz’ora e stavolta l’annuncio risponde alla realtà: «Problemi di sicurezza». E scene inquietanti che fanno paura, smuovono ricordi dolorosissimi. Kenny Dalglish, leggenda del Liverpool, ha appena appoggiato i fiori sotto la curva in memoria dei 39 morti juventini morti all’Heysel (oggi il 37° anniversario). E certo non siamo a quel punto, ci mancherebbe pure, ma il timore che all’ingresso la confusione degeneri esiste. E basta a mettere i brividi.