La Stampa, 29 maggio 2022
Trump si ricandida e promette pistole per tutti
«Armare gli insegnanti per sconfiggere il male», afferma Donald Trump che si impadronisce del palco della National Rifle Association per ufficializzare la sua corsa alle presidenziali del 2024. «Lo stesso male di cui mi occuperò e che eliminerò quando sarò presidente», afferma il tycoon formulando la sua candidatura di fatto. Houston si trasforma così nella cornice della discesa in campo dell’ex inquilino della Casa Bianca, mentre rimangono aperti procedimenti per accertare il ruolo dell’ex presidente nell’assedio al Congresso del 6 gennaio 2021, così come in altre vicende giudiziarie e finanziarie.
L’occasione però è da non perdere per Trump, che sul potentato industriale di pistole e fucili ha potuto sempre contare. Mentre a qualche centinaio di chilometri, a Uvalde dove è avvenuta l’ultima strage di innocenti, arriva il presidente Joe Biden con la moglie Jill, per conoscere le famiglie dei 19 bambini uccisi e delle due maestre. È la doppia faccia dell’America, quella stragista figlia anche del Far West di pistole e fucili, e quella del diritto ad armarsi a scopo di difesa, anche con strumenti d’assalto, come quello usato dal 18 enne Salvador Ramos, autore del massacro della Robb Elementary School. Sul palco del George R. Brown Convention Center, acclamato da 50 mila persone riunite per la kermesse annuale della Nra, Trump delinea in quasi un’ora il programma per la sicurezza sottolineando che non ci sarà mai più un depotenziamento della polizia in termini di fondi, figlio di quel movimento di protesta nato dopo l’uccisione di George Floyd. Il tycoon blinda così l’alleanza con il popolo del Secondo emendamento, affermando che non ci sarà nessuna stretta sulle armi. «Se siamo in grado di inviare miliardi in Ucraina possiamo anche fare tutto quello che è necessario per mettere in sicurezza le scuole», dice attaccando Biden. The Donald è già in campagna elettorale come confermano i toni tenuti anche nel comizio di ieri in Wyoming, contro la deputata repubblicana Liz Cheney, in sfida per la nomination con la fedelissima di Trump, Harriet Hageman. «L’esistenza del male nel nostro mondo non è un motivo per disarmare i cittadini rispettosi della legge, è una delle ragioni migliori per armarli», chiosa, rilanciando la proposta di armare gli insegnanti: «Nulla è più pericoloso di una zona “libera dalle armi"».
La maggioranza degli insegnanti americani appare però contraria all’idea di essere armati in classe: è solo una distrazione rispetto ai problemi reali di sicurezza. Trump assesta poi una stoccata ad alcuni big del Grand Old Party che hanno deciso di non partecipare all’evento dopo il massacro di Uvalde. «Al contrario di qualcun altro non vi ho deluso e sono qui», afferma rivolto in primis al governatore del Texas, Gregg Abbott, che ha deciso di inviare un videomessaggio. La posizione di Abbot é delicata, pure perché la sfida per il rinnovo della carica di governatore, che sarà decisa alle elezioni di novembre, passa proprio per le armi. La sua posizione inizia a vacillare dopo la strage, che invece potrebbe rilanciare il democratico Beto O’Rourke, che ha già attaccato duramente il rivale e ieri ha guidato una manifestazione a Houston davanti al centro congressi dove era atteso Trump. «Ci prenderemo i vostri AR-15 e AR-47, non consentiremo che vengano più usati contro gli americani», promette riferendosi ai fucili d’assalto spesso usati nelle sparatorie di massa. Dalle indagini intanto emerge che Ramos aveva minacciato stupri di ragazze e stragi nelle scuole, mostrando anche un fucile che aveva comprato, il tutto in diretta sui social. Un elemento che rilancia il dibattito sull’esigenza di vigilare sul rischio di mattanze armate, in maniera più attenta, anche sul web.