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 2022  maggio 28 Sabato calendario

Mancano 20mila camionisti

Il camionista è molto ricercato. Solo in Italia ne mancano, stando alle stime delle associazioni di categoria, tra i 20 ed i 30mila mentre in Europa il computo indica 400mila. Tra pandemia, sviluppo dell’e-commerce e la guerra in Ucraina, tantissimi autisti stranieri – in particolare nel Belpaese polacchi, romeni, moldavi e ucraini – che lavoravano qui sono rimasti o sono ritornati nella loro terra.
Anche perché, come accaduto in Romania, gli stipendi negli ultimi mesi sono aumentati del 30% arrivando a superare i 1.550 euro al mese, non lontano quindi dalla media italiana indicata dal CNR (il Comité National Routier). Un problema non da poco rimediare all’assenza di questi autisti dell’Est europeo che fuori dai nostri confini si cerca di affrontare anche con una certa creatività: un grosso brand logistico ungherese ha, ad esempio, assoldato 80 autisti indiani. E la Germania punta a ’driver’ filippini dopo un’opportuna formazione nel loro Paese natio. Una possibile strada sarebbe quella di alzare i salari come accaduto in Gran Bretagna. Solo che da noi, considerando il cuneo fiscale, un autista ’top’ che arriva a guadagnare 2.500/3.000 euro mensili verrebbe a costare quasi il doppio al datore di lavoro. Certo è che il mancato ricambio generazionale si tradurrà in un aumento dei costi soprattutto nel segmento dei generi alimentari.
Quello del camionista è un lavoro che costringe a stare moltissime ore lontano da casa e concentrati sulla guida. Per gli autotrasportatori che si spostano tra nazioni diverse la lontananza dalla famiglia diventa settimanale, non di rado mensile. Non si può guidare quanto si vuole: in Italia ogni 4 ore e mezza bisogna fermarsi 45 minuti e il riposo giornaliero deve essere di 11 ore. A seconda del mezzo che si conduce si deve essere in possesso di una patente: per chi fa le consegne con i piccoli furgoni è sufficiente la B (quella delle auto). Ma se si usa un mezzo sopra i 35 quintali serve la C. Se questo mezzo traina un rimorchio o un semirimorchio serve la CE. Non basta: è necessario avere conseguito anche un certificato di abilitazione professionale,
la Cqc (Carta di qualificazione del conducente) che è un titolo che attesta le capacità professionali di quei soggetti già in possesso di una patente di guida di categoria superiore, la C e la CE appunto. Questo attestato vale 5 anni e va poi rinnovato seguendo un corso di 35 ore. Stando alla ricerca di Storie in movimento di Umberto Cutolo ed Elisa Bianchi (Uomini e Trasporti editore), tra gennaio 2019 e gennaio 2021 sono venute a mancare quasi 130mila patenti C. Al contempo sale l’età dei guidatori, ora con una media di 51,62 per i possessori di C e 49 per quelli di CE. Conseguire queste tipologie di patenti, oltre a non essere semplice, è pure oneroso: mediamente 500 euro per la C e 700 per la CE. Soprattutto è costosissimo conseguire la Cqc merci: 4mila euro. E senza questa abilitazione non si può lavorare.
Peraltro parrebbe una professione non da donna stando alle percentuali: in Europa il gentil sesso rappresenta il 22% del comparto, in Italia il 2%. Eppure oggi è un’opzione praticabile perché come spiega una giovane camionista italiana, Laura Broglio (31 anni, maturità classica e università da finire «prima o poi», sposata e mamma di un bambino di 3 anni) «oggi è tutto automatizzato e non serve tanta forza. Si deve però amare molto la guida, ci vuole passione».
E mentre gli autisti diminuiscono il traffico aumenta: secondo il Mims nel primo trimestre dell’anno si è registrata una crescita del 7% del traffico di mezzi pesanti in autostrada rispetto allo stesso periodo 2021.