Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  maggio 28 Sabato calendario

Zalone in barca insieme all’oligarca

Fin che la barca va, lasciamo che sia Checco Zalone a remare. Dopo aver attraccato il “caicco” e dato “la mancia allo sceicco” nel capolavoro “Poco ricco”, che è il miglior ritratto di un Paese che parte da City life e arriva fino all’Olgiata, eccoci a “Sulla barca dell’oligarca”, nuovo singolo e faro nella notte buia dei comici che non fanno mai ridere nonostante siano pagati per farlo: la poca dedizione al lavoro di questo Paese sta diventando endemica. Zalone andrà in tour con lo spettacolo “Amore + Iva”, scritto con Sergio Maria Rubino e Antonio Iammarino e prodotto da Arcobaleno Tre e MZL: lo spettacolo partirà da Firenze l’8 novembre 2022 e si concluderà nell’ottobre del 2023. Ma andiamo ad analizzare il testo di “Sulla barca dell’oligarca": Zalone non merita forse di essere oggetto di parafrasi come Dante, Cavalcanti, Chris Rock? 
Sono anche molto preoccupata: Checco è effettivamente il nostro Chris Rock, l’unico che potrebbe essere preso a schiaffi per una battuta, ma confido nella proverbiale pigrizia dell’italico pubblico poco incline a pagare per qualcosa che non vuole vedere. Come dimenticare tutte le polemiche sanremesi, quelle in cui Zalone veniva dipinto come un mostro transfobico, un comico finito che non faceva più ridere: a pensarci ora, credo che Zalone sia stato la premonizione dello schiaffo a Rock e dell’aggressione a Chappelle, ma meno male che la prima fila di Sanremo era presieduta da gente di spirito. 
Non capire che il bersaglio di quel pezzo di Zalone non fossero le persone transessuali denota un notevole sforzo intellettuale in senso contrario, cosa che non è da tutti. La comicità di Zalone funziona perché, insomma, parla di sé stesso, parla di noi, e non ne parla bene: ci mette scomodi sulla sedia, ci sputa sullo specchio, non ci fa sentire a posto con noi stessi, e la cosa peggiore è che ci viene da ridere. Nel nuovo singolo -un po’ “Signor Tenente”, un po’ musica balcanica- a parlare è Nicola Di Ciolla che si descrive così: «Già guardia portuale faccio attualmente l’eroe nazionale». Poteva anche chiuderla qui, con una frase così precisa, ma poi non si arrivava al minutaggio necessario per andare in radio. Nel porto gestito da Di Ciolla Nicola attracca lo yacht di un magate russo: un “mega yotto di un russo magnato” che forse è un chiasmo, forse una figura retorica nuova, forse una rima ammaestrata. A questo punto la guardia portuale Di Ciolla Nicola si sente in dovere di sanzionare i russi, perché appunto è un eroe nazionale, organizzando il rinfresco per la comunione del Di Ciolla Vincenzo –-suo figlio- sullo yacht. La moglie di Di Ciolla, Boccuzzi Camilla, chiama i parenti a festeggiare sulla barca dell’oligarca a suon di “pacifismo, comunione e libertà”. Ci sono i parenti, la zia Nora che vuole andare a Medjugorje, la torta e la grappa, ma il dramma è dietro l’angolo, perché la barca probabilmente è di Abramovich: “C’hai le squadre nelle Champion League, c’hai sta smania che vuoi l’Ucraina e kitemurt non metti la benzina”. Meno male che a salvare la famiglia Di Ciolla arrivano gli albanesi. 
Il ritratto dell’italiano pacifista comunione e liberazione, quello che pensa che la sanzione più grave sia sostituire la vodka con la grappa, quello che mette i pasticciotti nei vostri cannoni, è li che ci dice che la benzina è finita e che fare l’eroe nazionale è un posto fisso, un lavoro statale. Spero che non ce ne sarà mai bisogno, ma se dovessimo eleggere un nuovo Zelensky, vorrei che fosse Checco Zalone.