Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  maggio 28 Sabato calendario

L’Europa delle adozioni gay

Adesso anche in Croazia si può. Una coppia omosessuale può iscriversi nel registro delle adozioni: Mladen Koži? e Ivo Šegota hanno impiegato tre anni per avere giustizia. Non è stato facile. Ma ieri una sentenza dell’Alta Corte amministrativa croata ha respinto le ragioni del ministero della Famiglia stabilendo che è «discriminatorio» escludere le coppie gay. E quindi? Quindi in Europa restano principalmente tre i Paesi ostili alle adozioni delle famiglie arcobaleno. Eccoli: la Polonia antiabortista e ultra cattolica, l’Ungheria della «democrazia illiberale» di Victor Orban e l’Italia. Già, l’Italia.
«Il 7 giugno a Roma presenteremo una proposta di legge per aprire finalmente alle adozione per le coppie omosessuali e anche per i single. Ma siamo consapevoli che il nostro progetto andrà a inserirsi in un contesto politico sfibrato e inconcludente. Dobbiamo provare a insistere e lo faremo, sono questioni importantissime per la vita, ma non siamo molto ottimisti». L’avvocato Vincenzo Miri, presidente di Rete Lenford per i Diritti LGBTI, non balla intorno alla parole: «L’Italia è un Paese dove i diritti delle persone sono diventati uno strumento di potere. C’è il Paese reale che va avanti, e c’è la politica che è indietro, inchiodata. Questo Parlamento è senza alcuna rappresentatività, è imbarazzante l’arretratezza che esprime come abbiamo visto anche con la legge Zan».
La legge sulle adozioni in Italia risale al 1983. L’articolo 6 prescrive che possono adottare le coppie coniugate da oltre tre anni. Ma quei coniugi, per la legge di allora e anche per il comma 20 della legge Cirinnà sulle unioni civili del 2016, significano una cosa sola: si intendono marito e moglie di coppie eterosessuali.
E mentre Olanda, Portogallo, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Danimarca, Lussemburgo e adesso anche la Croazia, solo per citare alcuni Stati, hanno già equiparato i diritti delle coppie eterosessuali e quelle omosessuali anche di fronte all’adozione, l’Italia resta indietro.
«Sono anni e anni che chiediamo di essere ascoltati», dice Alessia Crocini presidente dell’associazione delle Famiglie Arcobaleno. «La politica italiana fa quello che ha sempre fatto: gira la testa dall’altra parte, resta ferma. L’influenza del potere clericale qui è enorme. Ma la presenza del Vaticano in Italia non può essere una scusa per non fare le cose che vanno fatte. La riforma delle adozioni è importantissima. Così come per noi è estremamente importante che vengano riconosciuti i figli che ci sono già, dove ci sono due genitori omosessuali e lo Stato italiano ancora si ostina a non riconoscerli. Questo è il Paese in cui Salvini ha voluto che sulla carta d’identità ci fossero di nuovo scritte le parole padre e madre e non genitori, scelta confermata nei fatti anche dalla ministra Lamorgese. Questo è il Paese dove i cattolici integralisti hanno uno come il senatore Pillon in Parlamento. Ma quale lobby gay! Sono i cattolici integralisti l’unica lobby al lavoro permanente».
La notizia che arriva dalla Croazia potrebbe diventare un caso di scuola anche per l’Italia. Il biologo molecolare Ivo Šegota e il sociologo Mladen Koži?, sposati civilmente dal 2015, hanno semplicemente presentato domanda di adozione come tutti gli altri aspiranti genitori. Il loro tentativo ha aperto un lungo contenzioso legale, che si è risolto con la parola dell’Alta Corte croata che vincola gli altri tribunali. Il provvedimento si appella alla Convenzione europea per i diritti dell’uomo e alle sue sentenze, che ritengono illegale distinguere in base all’orientamento sessuale. I centri sociali della Croazia dovranno quindi studiare le pratiche di adozione delle coppie omosessuali allo stesso modo di quelle eterosessuali. Rifiutare le domande delle coppie gay è discriminatorio. Ovvero: farlo significherebbe commettere un reato.
Ed ecco ancora la voce dell’avvocato Vincenzo Miri: «Oltre alla proposta di legge che presenteremo il 7 giugno, stiamo pensando di fare anche in Italia una battaglia legale per mettere in discussione il divieto. Non escludiamo la possibilità di portare davanti a un Tribunale per i minorenni la questione di una coppia omosessuale che vuole adottare un figlio per capire come si pronuncerebbe nel merito la Corte costituzionale. Siamo già in contatto con una coppia di ragazzi e una coppia di ragazze unite civilmente da più di tre anni, cioè due coppie per cui non esisterebbe nessun altro ostacolo, se non l’orientamento sessuale».
Ma il futuro non sembra il tempo italiano. Al contrario, persino diritti acquisiti come l’aborto stanno tornando in discussione, visto che in molte regioni medici obiettori lo rendono impossibile. Anche su questo argomento l’Italia sembra stare più con la Polonia e con l’Ungheria, piuttosto che con il resto d’Europa.
Mattia Zecca, avvocato e padre arcobaleno, ha scritto un libro per Feltrinelli che si intitola «Lo capisce anche un bambino», sottotitolo «storia di una famiglia inconcepibile». «E invece, no. Le nostre famiglie incontrano grande accoglienza nelle persone, sono famiglie che vengono viste semplicemente per quello che sono, dei genitori con dei figli. L’arretratezza è solo politica. E svela un pregiudizio istituzionale: l’idea che la genitorialità debba aderire a un unico modello. Non è così. Lo hanno capito molti Paesi del mondo, non l’Italia. Non ancora l’Italia».