la Repubblica, 28 maggio 2022
L’anno di grazia di Karim Benzema
A meno che Salah o Mané (o Vinicius, magari) non segnino una tripletta, Karim Benzema il 17 ottobre avrà il Pallone d’Oro anche se perderà la finale di stasera perché da nove mesi è un giocatore di livello troppo superiore a quello di chiunque altro, come se uno stato di grazia ormai stabile lo avesse trasportato in una dimensione solo sua, quasi innaturale: è tutta la stagione che risolve partite, che marchia i momenti decisivi, che segna gol splendidi nelle fasi più cruciali e che fa tutto questo con una naturalezza quasi terrificante, lui che un tempo era un giocatore bravo ma emotivo, generoso ma discontinuo, quasi turbato all’idea di dimostrarsi più bravo di quanto fosse quello che gli stava accanto, vale a dire Cristiano Ronaldo, che di Benzema è stato l’implacabile sfruttatore, anche se non contro la sua volontà: «Segnava 60 gol a stagione, era normale che il gioco di tutti noi fosse orientato verso di lui. Non ho mai sofferto per questo, anzi».
Ronaldo senza Benzema non è più stato lo stesso, Benzema senza Ronaldo ha sfiorato il paradiso del pallone, anche se la metamorfosi del centravanti non è tutta in quella separazione ma parte da ben altri tumulti, da sbagli e correzioni, da svolte e prese di coscienza. Quest’anno Karim ha fatto 44 gol in 45 partite e servito 15 assist. In Champions ha segnato 15 volte e con un doppietta eguaglierebbe il record di Ronaldo, ma quello che più ha impressionato sono stati i momenti di fulminante esaltazione con cui il Real ha eliminato il Psg e il Chelsea e il City dopo esserne stato surclassato sul piano del gioco: poi arrivava Benzema e tutti si inchinavano al suo giganteggiare. «Lui spinge i compagni verso la vittoria, specialmente nei momenti difficili», diceva ieri il portiere Courtois, mentre Ancelotti raccontava cosa ci fosse di diverso, da quando l’ha allenato la prima volta: «Sono cambiate la personalità e la leadership, non sono cambiate la sua qualità tecnica e la sua umiltà».
Benzema sta dando il meglio a 34 anni perché prima qualcosa di sé lostava buttando via. La vicenda del sextape di Valbuena (il suo vecchio compagno ricattato per un filmino intimo da amici di Benzema) lo ha segnato molto, gli ha negato la nazionale per sei anni e in qualche modo ne ha limitato la dimensione internazionale. La convocazione di Deschamps nel maggio del 2021 gli ha cambiato la carriera, la chiusura della vicenda giudiziaria (colpevole, ha preso un anno con la condizionale) lo ha alleggerito ma il suo cambiamento comincia prima dopo il nero triennio 2016-2019: oltre al caso Valbuena, in quel periodo ha trasformato in un disordine assoluto la sua vita privata, ha avuto due figli da due donne diverse e si è rifugiato nel cibo, tracannando zuccheri e grassi come se non ci fosse un domani.
Ma a un certo punto si è guardato dentro e dev’essersi spaventato. Così, per le faccende personali si è rivolto a un professionista (e adesso ha rapporti sereni con entrambe le madri dei suoi piccoli) e per la dieta a uno specialista, il maiorchino (ma di chiare origini italiane) Alberto Mastromatteo, che di mestiere cucina a domicilio cibi sani per i vip (ma anche per chi non è vip ma ha i soldi per pagare): gli ha tolto gli zuccheri e limitato i grassi, gli fa bere acqua alcalina (la produce un macchinario che costa 5 mila euro), usata anche per lavare frutta e verdura, e soprattutto lo rimpinza di microalghe ad alto contenuto proteico, che Benzema cuoce in un brodo fatto con carcasse di pollo, vitello e pesce. In più, ogni giorno si allena in casa per conto suo per quattro ore, dalle 16 e la 20, e la sera non esce quasi più.
Tranne nelle notti di Champions, che illumina con i suoi gol stroboscopici.