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 2022  maggio 28 Sabato calendario

A Houston l’America dei fucili

HOUSTON (TEXAS) — Ci sono belle case con veranda qui, da dove ascoltare il vento, farsi accarezzare dal vento, parlare con il vento, sorseggiando un drink, e avere un fucile carico vicino ai piedi. Avenida De Las Americas in questo momento è l’America: ci sono centinaia di persone radunate per protestare contro le stragi dei bambini, e altre centinaia che passano in mezzo, dirette al Brown Convention Center per partecipare al meeting della Nra, la potente organizzazione dei produttori e possessori di armi. Se escludiamo quelli riconoscibili dai cartelli con le immagini dei diciannove bambini uccisi nella scuola elementare di Uvalde, e l’ispanico che al megafono urla “assassino”, rivolto al senatore del Texas Ted Cruz, e se escludiamo gli uomini ‘macho’ con i berretti militari, non saremmo in grado di dire se la persona che sta di fronte non impugnerebbe neanche una pistola ad acqua o ha l’arsenale in salotto accanto al televisore. Thomas Mendoza è di El Paso. Piccolo, rotondo, baffi bianchi, indossa un cappello con scritto SM-17 sulla visiera, a indicare la pistola da guerra usata in Afghanistan: «Perché ho le armi? - spiega - perché ho una fattoria, amo la caccia e voglio potermi difendere. Se lei fa un giro per questo quartiere vedrà gente dormire per strada, con una pistola mi sento più tranquillo». Il fattorino di un hotel ascolta Mendoza, lo guarda allontanarsi, poi dice: «Non ho armi, ma ne avrò presto una. Perché? Con tutte le stragi in giro…». La maggioranza degli americani è contro le armi, ma nessuno ha il potere di toglierle, così come è per il diritto all’aborto, ma nessuno sembra in grado di proteggerlo. La decantata semplicità americana non è per niente semplice. Alla Convention sono attese settantamila persone in tre giorni, in gran parte soci della Nra, che ha più di cinque milioni di iscritti in un Paese con quasi quattrocento milioni di armi in mano ai privati. Tre artisti hanno rinunciato a partecipare in segno di lutto per Uvalde. Tocca al presidente della Nra, Wayne La-Pierre, attaccare il presidente Joe Biden: «Limitare il diritto a difendersi non è la risposta». Poi toccherà a Donald Trump: «Se gli Stati Uniti hanno 40 miliardi di dollari da mandare in Ucraina, dovremmo essere in grado di fare qualsiasi cosa per proteggere i nostri figli. Abbiamo ricostruito il mondo, ora dobbiamo costruire scuole sicure per i nostri figli, nella nostra nazione». Negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti ci sono state 3500 sparatorie, nel 2022 sono già 214, e dieci stragi. Quest’anno le vittime da 0 a 11 anni sono già 142. «Uvalde? - commenta John Foster, veterano di Desert Storm in Iraq, in attesa di assistere alla convention - bastava avere una guardia armata e quel ragazzo sarebbe stato seccato». Lo sente parlare uno dei manifestanti, e parte la discussione. «Vivo in un quartiere di neri - sidifende Foster, accerchiato - negli ultimi mesi ho visto cinque aggressioni, io mi armo». «Io ne ho viste quindici - ribatte l’altro - e non mi sentirei più sicuro con una pistola». Un tipo con barba rasta ascolta in silenzio. Charles Klemets fa consegne per Uber. Ha l’aria del pacifista. Sbagliato. «Se toglieranno il diritto alle armi - avverte - poi attaccheranno tutti gli altri diritti». Però un ragazzo di 18 anni ha potuto acquistare un’arma da guerra per fare una strage. «Primo - commenta - era fuori di testa. Secondo: la comunità sapeva e non ha agito. Terzo: se vogliamo proteggere i nostri figli, dobbiamo proteggere le scuole». Dice di “ispirarsi a Jesus e Buddha”, e vengono in mente i predicatori con la pistola. Jim Hachette, berretto da veterano del Vietnam, imperturbabile al caos, scatta una foto con il cellulare ai poliziotti a cavallo. Pro-guns? «No - risponde - ne ho viste abbastanza. La domanda da farsi è perché un ragazzo di 18 anni vuole un’arma da guerra». L’unica anon lasciare dubbi è una donna seduta su una panchina, fuori dalla convention. Fuma una sigaretta, l’aria di una che starebbe seduta sulla sedia a dondolo del porticato di casa con in braccio il fucile. Martha Bryant viene dal Missouri: «Sono membro della Nra - dice con orgoglio - l’associazione stanzia 15 mila dollari per ogni scuola: finanzia corsi di sicurezza, blinda finestre e porte. Voi in Italia non avete le armi? Ah, è contro la legge, certo. Noi vi sembriamo strani, a me apparite strani voi. Qui la libertà è sacra. È l’America, non puoi farci niente».