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 2022  maggio 28 Sabato calendario

Catalogo delle armi inviate dagli Usa in Ucraina

Gli alleati occidentali allungano il braccio militare di Zelensky e, al tempo stesso, mandano un messaggio politico a Putin. L’amministrazione Biden si prepara a inviare all’Ucraina sistemi lanciarazzi a lungo raggio, gli Mlrs (Multiple Launch Rocket System) che il leader di Kiev chiedeva da tempo e con insistenza, ma che Washington aveva resistito a fornire per paura di irritare il Cremlino: il Consiglio per la sicurezza nazionale temeva che potessero essere usati per colpire obiettivi in Russia. La Casa Bianca aveva fatto la stessa valutazione sui caccia, i Mig-29 di progettazione sovietica, che dovevano essere forniti dalla Polonia in cambio di nuovi jet americani, giro saltato per lo stesso motivo. 
Secondo Cnn, invece, la prossima settimana gli Stati Uniti dovrebbero approvare un nuovo pacchetto di aiuti che comprenderebbe anche gli Mlrs, con i quali la resistenza può ingaggiare obiettivi da lunga distanza e con precisione. Sono sistemi composti da 12 tubi che tirano razzi da 300 chili. La gittata massima – dipende dalle munizioni – può arrivare a 300 chilometri, ben più ampia di qualunque mezzo in dotazione agli ucraini. Il governo di Kiev chiede però anche i sistemi Himars (High Mobility Artillery Rocket System), che impiegano «proiettili» simili ma sono più leggeri e manovrabili. È un’arma devastante contro concentrazioni di truppe e mezzi: essendo mobile, spara e si sposta rapidamente sottraendosi al fuoco nemico. «L’Mlrs permetterebbe agli ucraini di difendersi contro la brutale artiglieria russa», ha affermato il premier britannico Boris Johnson in un’intervista a Bloomberg, paragonando Putin a un «coccodrillo che sta mangiando la gamba sinistra dell’Ucraina». 
Dopo tre mesi di combattimenti intensi, la resistenza è in grande difficoltà nell’est del Paese, dove i russi stanno avendo la meglio: procedono in modo lento ma costante, e martellano da lontano con l’artiglieria. Così hanno preso Lyman e circondato Severodonetsk. Proprio questi rovesci hanno convinto gli Stati Uniti a compiere un nuovo passo in avanti. 
In sostanza si è ripetuto uno schema, con gli Usa che reagiscono in base alla realtà incombente. All’inizio dell’invasione la Casa Bianca pensava che Kiev sarebbe caduta in pochi giorni ed aveva persino offerto a Zelensky una fuga all’estero. Quando la resistenza ha tenuto testa al nemico sono passati al gradino superiore di assistenza: ecco le spedizioni di missili anticarro e antiaereo portatili, come i 5.500 Javelin e i 1.400 Stinger che hanno bisogno di un addestramento breve. Numeri ai quali si aggiungono i pezzi garantiti dalla Nato. 
La prima «ondata» di armi ha permesso un «contenimento», ha provocato perdite tra i russi ma non poteva certo imprimere una svolta. Così, a metà marzo, gli americani sono passati ai droni-kamikaze Switchblade, che hanno un raggio d’azione di 11 chilometri. Parallelamente gli alleati hanno dirottato verso Kiev gli antiaerei SA-8 di fabbricazione sovietica e gli S-300 «offerti» da partner dell’Est Europa. Sono utili contro caccia o elicotteri a quote più alte, inoltre sono già in uso all’esercito di Zelensky e ciò fa guadagnare tempo. Neppure questo sforzo ha placato però gli appelli della resistenza. 
Gli ucraini hanno sollecitato una mossa ulteriore: carri armati, aerei, armi pesanti per provare a riconquistare territorio. Gli Usa hanno risposto nei primi giorni d’aprile, dopo che la resistenza aveva respinto gli invasori nell’area di Kiev e Chernihiv. Di nuovo si è scelta la triangolazione: Polonia, Slovacchia e altri hanno tirato fuori modelli simili a quelli usati dagli ucraini, come i T-72 e i Pt-91. Quando lo scontro è diventato più intenso nel Donbass si è passati al livello successivo: i primi elicotteri pesanti Mi-17, oltre 90 cannoni M777 da 155 millimetri con 183 mila munizioni, che possono colpire un bersaglio a circa 30 chilometri e sono necessari per contrastare l’artiglieria russa. Nell’arsenale di Kiev sono confluite batterie messe a disposizione da numerosi Stati occidentali, Italia inclusa: aiuti validi oggi, ma anche proiettati al futuro.