la Repubblica, 27 maggio 2022
Louis Garrel venera Nanni Moretti. Intervista
CANNES — «Anche i colpevoli, quando si ascoltano le loro ragioni, possono sembrare innocenti» dice Louis Garrel a proposito del titolo del suo quarto lungometraggio da regista,L’innocent , presentato fuori concorso. È stato uno dei protagonisti francesi di quest’edizione con altri due film, quelli di Valeria Bruni Tedeschi e Pietro Marcello. «Il mio rapporto con l’Italia è molto fortunato» scherza il trentottenne Garrel. L’anno scorso aveva diretto La crociata ,con Laetitia Casta, sua compagna nella vita. L’innocent è una commedia che scava con leggerezza sul complesso di Edipo e si concede incursioni nel genere poliziesco.
L’inizio del film è un riferimento a sua madre, l’attrice Brigitte Sy, che partecipava a laboratori teatrali con detenuti in prigione.
«Portava a casa personaggi incredibili che mi aprivano finestre su altri mondi. Era affascinante e divertente. Lo spunto è un piccolo omaggio a mia madre ma è l’unico momento autobiografico».
Non è solo una commedia.
«Ho mischiato generi diversi in unastruttura narrativa ludica, qualche volta grottesca. Alla fine è anche un gioco cinematografico. Mentre scrivevo la sceneggiatura avevo in mente le canzoni di varietà, che riescono a essere universali. Mi sono permesso qualche citazione. Il pedinamento inLa donna che visse due volte .Qualche trovata kitsch, che spesso non mi dispiace, vista nei film di Brian De Palma».
Anouk Grinberg sembra una donna bambina.
«È una sessantenne piena di gioia di vivere che finisce in una travolgente storia d’amore come se fosse la prima volta. Tutti i personaggi del film sono dentro relazioni un po’ spericolate.
Gli attori sono fantastici. Noémie Merlant si è scoperta una vena comica che non pensava di avere».
Nei suoi film da regista fa anche l’attore.
«Non a caso ho una venerazione per Nanni Moretti, anche se non mi posso paragonare a lui. Recitare e fare la regia insieme è una ginnastica. La cosa più difficile è non far credere agli attori quando fai insieme una scena che li stai giudicando come regista. Molto del lavoro lo faccio a monte. È una delle cose che sosteneva Patrice Chéreau: tutto ènella preparazione prima di andare in scena».
Chéreau, il regista teatrale che lei interpreta nel film “Les Amandiers” di Bruni Tedeschi.
«Non ho avuto la fortuna di conoscerlo e lavorarci come Valeria ma l’ho incrociato qualche volta e mi aveva messo enorme soggezione.
Aveva tanto carisma e questa febbre interiore che non poteva lasciare nessuno indifferente. Ho anche l’impressione che sia uno dei primi artisti ad aver dato all’omossessualità una forza virile che prima non si vedeva».
Com’è stato girare con Pietro Marcello?
«Avevo amato Martin Eden e ho scoperto un modo di girare che non è il mio: improvvisa tutto, ha un lato selvaggio. Il suo realismo magico è pure lontano da me, ma ci siamo presi bene e siamo diventati amici».
Vuole continuare a lavorare per il cinema italiano?
«Per un attore non c’è Paese migliore:tutti sembrano recitare in un film.
Avete questo modo di gesticolare, parlare forte, un’espressività naturale. Se dovessi scegliere due attori non avrei dubbi: Alberto Sordi e Peppino De Filippo, capaci di celebrare la vita senza mai mettere da parte il lato tragico dell’esistenza».